Prima i provvedimenti di “respingimento differito”, poi il trasferimento nuovamente all’interno dell’hotspot di Trapani. Una trama che sta coinvolgendo 196 migranti (provenienti da Gambia, Senegal, Nigeria, Burkina Faso e Pakistan) sbarcati lo scorso 28 dicembre a Palermo. In seguito al fotosegnalamento, gli ufficiali di polizia hanno notificato loro un provvedimento di “respingimento differito”. Il provvedimento stabilisce “l’accompagnamento al paese d’origine, attraverso la frontiera di Roma Fiumicino“, garantendo la possibilità di presentare un ricorso entro 60 giorni. Nella documentazione si legge come nessuno di loro abbia “manifestato la volontà di richiedere la protezione internazionale e non sussistono le condizioni affinché possa essere rilasciato un permesso di soggiorno per motivi umanitari”. “Ci hanno fatto firmare molto velocemente – dice uno di loro – nessuno ci ha spiegato cosa stava accadendo”. In seguito al provvedimento i migranti sono stati accompagnati nei pressi della stazione fino all’intervento dei volontari della Croce Rossa Italiana che nel pomeriggio di ieri, in seguito ad una riunione, li hanno accompagnati all’interno di una palestra comunale. “Guardate quanti pasti ci sono stati donati – ha detto Laura Rizzello, coordinatrice provinciale della Croce Rossa Italiana – speriamo che la questione si risolva presto”. Poi il dietrofront delle istituzioni. Trasferimento all’hotspot, ratifica delle richieste di protezione internazionale e ricollocazione nel sistema dei Cas (Centri di accoglienza straordinari) di Marco Bova
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