Grignani, Zalone e Cristina D’Avena. Tre nomi che mi hanno stimolato a scrivere in questo inizio anno per i fenomeni che hanno prodotto, e alcune considerazioni che da essi ho tratto. Ma affrontiamo i fatti che li riguardano uno per uno, perché meritano di essere distinti.
Bari. Capodanno in piazza. Gigi D’Alessio ospita sul palco Gianluca Grignani e scoppia il polemicone. Grignani era ubriaco!! Oh sant’Iddio!! Santi numi!! In prima linea mamme inferocite, difensori della morale, esorcisti per passione, e crociati fuori tempo. Episodio “di cattivo gusto” e “di cattivo esempio”. Il web esplode. C’è chi lo difende e chi lo affossa, si sprecano commenti e articoli con tanto di interviste a Gigi D’Alessio, che giustifica l’amico come fosse Padre Ralph, e di intervento del Vaticano sul mancato “buon costume” della televisione. Ora. Non so voi, ma io Grignani l’ho sempre visto cantare così anzi, a dire il vero, l’ho visto anche in condizioni peggiori. E non mi sembra una novità, che qualche cantante/artista si presenti per quello che è, con le proprie fragilità evidenti o la propria attitudine fuori dalle righe. Se finisce su Canale 5 e a qualcuno sembra scandaloso, esiste poi il miracoloso e sottostimato telecomando. Avesse vomitato poi sulle scarpe del Gigi nazionale sarebbe rimasto nella storia, ma non è accaduto. E di fatto, un ubriaco è qualcosa di diverso da ciò che Grignani era su quel palco. Quindi trovo che tutto questo casino, per qualche atteggiamento rock revival anni ’80, sia stato eccessivo. Bilancio. L’Italia bigotta e moralista non si smentisce mai, urlando puntuale il suo dissenso e la stizza verso ciò che non “si può dire” e non si “può vedere”. Un classico.
Checco Zalone, uscito nelle sale con il suo nuovo film “Quo vado?” è sold out. Quindi? Ho l’occhio sgranato mentre al Tg, la notizia è impostata come fosse un evento di massa dal risvolto sociologico. L’assurdo arriva poi quando il risvolto è addirittura forzatamente politico. “Zalone è più di destra o di sinistra?” E nonostante a domanda ci sia stata risposta anziché una risata, qui salvo l’italiano medio (categoria alla quale in questo caso e potenzialmente potrei appartenere senza vergogna alcuna) che va a vedersi Zalone e si fa due risate nel giorno più down dell’anno per antonomasia, il primo gennaio. E dico anche che quei radical chic, intellettualoidi a tutti i costi, che contrappongono il fenomeno Zalone al cinema di cultura e impegnato come fosse satana, potrebbero godersi anche loro qualche battuta demenziale (ogni tanto!) senza aver paura di stare tra i banali e i comuni mortali. Auspicio: con la scusa di Zalone che ci sta tutto, diamo anche un occhio anche a quel cinema di qualità dalle sale troppo vuote, che va sostenuto. Così bilanciamo.
E veniamo al 2 gennaio. Concerto in piazza Matteotti a Genova. Guest star… Cristina D’Avena. Notizia meno risonante sui nazionali, ma in risalto sui media locali. Qui lo dico e non lo nego, volevo andarci anch’io con la scusa di portarci mia figlia e di scriverci un report dettagliato. Miseri espedienti penosi. La realtà è che il trash la vince su qualunque tentennamento, sull’ipotetica reputazione da mantenere, e su quello snobismo inutile e limitante che non permette leggerezza. Mi ferma però il freddo bastardissimo di quella sera e penso: “Ma chi ci va con sta bufera!!”. Pensavo addirittura lo rimandassero. E invece lei è lì. Imbacuccata, ma sorridente come se le fosse rimasto su lo stesso trip che le spacciò Candy Candy vent’anni prima (quello che alla povera Candy aveva preso un po’ male). La folla è in visibilio, di tutte le età, cellulari alzati, gente che balla, e amici che abitano lì vicino raccontano di urla e cori da stadio. Incredibile. E siamo a Genova, città del mugugno libero (trad. “lamentela perenne), del pessimismo e del fastidio. Conclusione: siamo un popolo di nostalgici. E siamo spiccatamente trash.
Il mio identikit tricolore di inizio anno è variegato quindi: abbiamo i moralisti/bigotti immancabili, gli snob/radical chic, i sociologi a tutti i costi, i seguaci di Zalone, e i presi bene/trash che sfidano le intemperie pur di cantare “Occhi di gatto”. Messa così, il panorama è tragico e vado in difficoltà. Ma per onestà intellettuale dico, che avrei voluto sfidare le intemperie per Cristina D’Avena e mi rammarico di non averlo fatto. E salvo il trash senza remore.