Il governo greco ha presentato il piano di riforma delle pensioni, prerequisito per la prima revisione che Atene deve superare per ottenere gli 86 miliardi di euro previsti dal “piano di salvataggio” del luglio 2015. Un nuovo banco di prova per il premier Alexis Tsipras, che non sta ricevendo il sostegno delle opposizioni e si regge su una maggioranza di appena tre seggi in Parlamento. La proposta del governo fissa un massimale mensile per l’assegno pensionistico di 2.300 euro e un limite di 3.000 euro per chi riceve più di una pensione. Il piano prevede inoltre la fusione di tutti e sei i principali fondi pensione in uno unico e prevede tagli agli assegni futuri, quelli di chi lascia il lavoro a partire da quest’anno, che vanno dal 15 al 30%. Si fissa poi un limite al ribasso a 384 euro al mese.
La riforma introduce poi contributi previdenziali più elevati di un punto percentuale per i datori di lavoro e di 0,5 punti percentuali per i dipendenti. “Il governo sta cercando di evitare il collasso del sistema della sicurezza sociale”, ha spiegato la portavoce del governo Olga Gerovassili. “I partiti di opposizione devono dare sostegno a questo obiettivo nazionale”, ha aggiunto, incolpando gli esecutivi precedenti per i tagli drastici delle prestazioni pensionistiche durante la crisi del debito. “La pensione media mensile era 1.480 euro nel 2010, ma era caduta a 863 euro quando Nuova Democrazia e Pasok ci hanno consegnato il governo”, ha concluso. La riforma dovrebbe consentire un risparmio dell’1% del Pil, o 1,8 miliardi di euro, il prossimo anno: si tratta della più sensibile di una serie di riforme richieste dalla zona euro e dal Fondo monetario internazionale in cambio di aiuti.
“Non siamo d’accordo con l’innalzamento dei contributi previdenziali”, ha affermato l’ex ministro del Lavoro conservatore, Yannis Vroutsis, a Skai Tv, secondo cui la decisione “ridurrebbe la crescita e aumenterebbe la disoccupazione“. Secondo una fonte interpellata da Reuters, il governo mira a portare la riforma in Parlamento entro metà gennaio, in modo che sia legge già all’inizio di febbraio.