Il blocco delle frontiere non piace all’Unione europea che vede il trattato di Schengen dileguarsi a causa delle decisioni di alcuni governi. Il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos ha convocato per domattina a Bruxelles i ministri competenti di Svezia, Danimarca e Germania “per un maggiore coordinamento” di fronte alla pressione migratoria dopo la loro stretta dei controlli alle frontiere introdotte per arginare la marea umana che cerca assistenza e rifugio. Un richiamo quello europeo dopo le ripetute richieste di coordinamento e collaborazione.
In un contesto in cui questi paesi blindano i loro confini ripristinando i controlli alle frontiere per arginare gli ingressi di migranti, e la Francia in “stato di emergenza” post attentati terrà chiusi i confini per tre mesi, anche l’Italia sembra pronta a farlo attivando un cordone alla frontiera con la Slovenia. “Noi non abbiamo intenzione di sospendere Schengen, non è vero quello che si dice”, ha affermato in serata al Tg3 il ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Ma quello che abbiamo fatto e stiamo facendo già da settimane è rafforzare i controlli in funzione antiterrorismo”. In particolare, ha aggiunto, “presidiamo la frontiera nord-est del nostro Paese perché sappiamo la rotta balcanica può essere quella dei contrabbandieri e dei combattenti stranieri”.
Intanto la cronaca registra nuovi naufragi e ancora vittime, tra cui diversi bambini. L’ultimo è avvenuto oggi sulle coste della Turchia. Tra i 34 adulti ci sono anche tre piccoli.
Turchia, 34 morti, tre sono bambini
Ancora un naufragio e ancora bambini che muoiono. I corpi di 34 migranti, di cui è sconosciuta la nazionalità, sono stati trovati all’alba sulla costa egea della Turchia. Secondo l’agenzia di stampa Dogan il naufragio è avvenuto intorno alle 4 a causa delle cattive condizioni atmosferiche. La guardia costiera turca ha finora salvato otto persone. Secondo le prime ricostruzioni a bordo il barcone affondato era diretto all’isola greca di Lesbo. Tra le vittime almeno tre sono bambini. Ventiquattro corpi sono stati ritrovati sul litorale, nel quartiere di Ayvalik, mentre altri dieci sono stati scoperti nel distretto di Dikili.
I primi corpi sono riaffiorati all’alba sulla riva di un complesso residenziale, quello di Marti Site nel quartiere di Altinova. L’imbarcazione partita da Smirne si è capovolta in mare. Il bilancio delle vittime potrebbe aumentare. La Guardia costiera turca sta cercando di individuare altri profughi, mentre la gendarmeria sta perlustrando la costa anche con un elicottero per verificare la presenza di altri migranti.
Un profugo siriano di 4 mesi è morto di freddo nella tenda in cui si era rifugiata la sua famiglia nella provincia sudorientale turca di Batman. Lo riporta l’agenzia di stampa Cihan, secondo cui nell’abitazione di fortuna dove viveva non c’era riscaldamento né elettricità. Il piccolo è stato identificato in Faris Khidr Ali. “Siamo scappati dalla morte, ma il nostro bambino è morto congelato qui”, ha detto il padre, chiedendo l’aiuto delle autorità turche per un altro suo figlio di 3 anni.
Poco prima di Natale Save the children lanciato un appello per cercare di attirare l’attenzione sui minorenni che perdono la vita in mare: “l’Europa sta facendo troppo poco. Non ci può essere priorità più grande dei bambini”. “Nonostante l’aiuto di molti paesi, l’Europa sta facendo troppo poco per proteggere e aiutare i più vulnerabili e fermare i naufragi di intere famiglie poco lontani dalle nostre coste. Questo è un test per il nostro modello di Europa”, afferma Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa. Secondo l’organizzazione il 25,5% dei migranti e rifugiati giunti in Europa quest’anno sono minori, per un totale di 256.404.
Pattuglie di polizia per verificare regolarità dei documenti
Mentre in mare si continua a morire l’Europa alza le barricate. Secondo il Corriere della Sera di fronte a una crescita degli ingressi causato dalla chiusura delle frontiere avviate da molti paese, saranno schierate le pattuglie di polizia per verificare la regolarità dei documenti di tutti coloro che attraversano i valichi terrestri e ferroviari della Slovenia. Verifiche necessarie in un momento in cui emerge sempre più chiaramente come i jihadisti che entrano in Europa riescono a usufruire di documenti contraffatti.
Il trattato di Schengen, che comunque prevede deroghe alla libera circolazione della persone in casi eccezionali, ormai viene sempre più ignorato. L’ipotesi di ripristinare i controlli al confine sloveno è conseguente all’aumento registrato un aumento degli arrivi. Cittadini stranieri che, per il ministero dell’Interno, non vengono controllati, né registrati dalla polizia locale e fanno ingresso nel nostro paese. Al momento il numero ingressi oscillerebbe, secondo il quotidiano di via Solferino, tra i 300 e i 400 a settimana. Anche i ricollocamenti dei migranti, avviati nell’ottobre scorso, hanno subito una rallentamento: degli 80 stranieri previsti in partenza ogni, in tre mesi ne sono partiti appena 190.