Forse stava girando un film comico, una cosa tipo “L’abominevole premier delle nevi”. Di sicuro è già uno scatto da consegnare ai posteri, quello che ritrae Matteo Renzi in mutandoni ascellari sulla neve. Lo ha pubblicato Chi e gliene siamo grati. Sono lontani i tempi in cui politici come Aldo Moro non indossavano il costume da bagno sulla spiaggia perché “un politico è obbligato al decoro”. Oggi l’immagine è tutto, anche perché spesso c’è solo quella.
Renzi è liberissimo di correre sotto la neve vestito da catarifrangente con le caldane. Come è liberissimo di voler somigliare a Chewbecca in mutande. C’è però una curiosa tendenza alla gaffe, nonché all’orrido, nel suo immaginario estetico. Renzi è già riuscito a risultare più caricaturale di Mussolini a torso nudo sulla neve, e non era facile. Del resto Renzi ha un’idea simile di propaganda, oltre che di informazione, e qualcuno disposto a fargli da Istituto Luce lo trova sempre. Ha già superato anche il maestro Berlusconi, che in confronto – tra colbacchi e bandane – appare più sobrio del loden di Monti.
Renzi dimostra di oscillare comicamente tra due estremi: da una parte il paninaro invecchiato ma pur sempre “gggiovane”, dall’altro l’ex boyscout goffo e con un’idea assai dadaista di abbinamento dei colori. Renzi è poi vittima di un narcisismo ingiustificato, che gli regala l’illusione di essere bello e addirittura aitante. Una sorta di superomismo che ahilui non può permettersi, perché i lineamenti ricordano più Mr. Bean che Johnny Depp e perché il girovita lievita sempre più. Renzi però non si arrende e prosegue eroico nella sua collezione sbarazzina “Pittibullo estate/inverno”. Tutti ricordano il giubbotto di pelle da Maria De Filippi, ma ha fatto di meglio. Su Youtube ci sono filmati in cui, da ragazzo, si pettinava come lo studente vessato ne I Ragazzi della 3 C.
Memorabile anche il cappottone, color cammello morto, che sfoggiava da presidente di Provincia accanto a Ciriaco De Mita. C’è stato poi l’altro cappottone, stavolta grigio topo, che riuscì ad abbottonarsi malissimo accanto alla Merkel.
Mitica la sua fissa per la mimetica, che lo fa sembrare ogni volta un involtino con la fregola per la vita militare. Durante lo streaming con i 5 Stelle si presentò con la camicia bianca aderentissima, poi gli dissero via sms che l’adipe debordava e si rimise mestamente la giacca.
Epocale il golfino che aveva l’altro giorno in montagna, luogo che peraltro lo esalta particolarmente: una volta ci va con l’aereo di Stato, quell’altra trancia un passante perché con gli sci ai piedi non sa frenare, quell’altra ancora ruba il golfino fantasia a Nonno Libero. E c’è poi lo strepitoso risvolto corto dei pantaloni da sfoggiare (coi calzini azzurri) in occasioni ufficiali, forse per essere alla moda o forse perché l’orlo è ancora quello della Prima Comunione. Verrebbe da concludere che Renzi sia più convincente come statista che come stilista, ma sarebbe troppo: diciamo che è una bella lotta. Al ribasso.
Il Fatto Quotidiano, 6 gennaio 2016