Il primo concorso nazionale SSM 2014 è stato oggetto, sulla base di molteplici irregolarità (sedi non tutte idonee ad ospitare le selezioni, controlli poco severi da parte delle commissioni, ingiustificabile vicinanza tra i candidati durante lo svolgimento delle prove, personal computer in molti casi collegati a internet, molteplici black out energetici che hanno portato alla non simultaneità delle prove in alcune sedi e, non ultimo, l’inversione dei quesiti delle prove del 29 ottobre con quelli del 31 ottobre 2014) di numerosi ricorsi.

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Preoccupato delle “conseguenze economiche” che si potevano generare dall’accoglimento dei ricorsi presentati, il Miur inviò presso il Tar del Lazio un documento che recitava: “Nella denegata ipotesi che i ricorsi relativi al contenzioso venissero accolti, un’ammissione in soprannumero comporterebbe ripercussioni economiche considerevoli”. Sempre nel documento si specifica, in tono alquanto minaccioso che “l’ammissione di un solo medico in più comporterebbe l’onere di reperire risorse aggiuntive”, fondi che sarebbero attualmente di complicata reperibilità.

Il documento svolge anche calcoli economici che si ritengono errati poiché molti dei medici erano già in possesso di borsa di studio e dunque il documento depositato al Tar, oltre ad essere di natura intimidatoria, si presentava anche falso. Allo stato attuale il risultato sorprendente è che molti ricorsi depositati al Tar del Lazio sono stati rigettati, nonostante la decisione iniziale dello stesso Ministero di annullare la prova.

In una fase della campagna ricorsistica, vi era stato parere favorevole su 300 ricorsi pilota presentati direttamente al CdS, dagli avvocati Bonetti e Delia, per i quali, in seguito a tale parere espresso dalla sezione consultiva del Consiglio di Stato, gli organi istituzionali hanno espresso la volontà di far rivedere il giudizio o trasporre la causa al Tar. Tale condizione, mai verificatasi soprattutto dopo che il Consiglio di Stato si è già pronunciato, è stato un gesto di poco spessore istituzionale e morale.

Trasposizione e riesame sono metodi mai usati e considerati al pari di una sfiducia agli organi giudiziali e che rappresentano un messaggio di scorrettezza in termini di legalità e moralità politica, nei confronti di medici e migliaia di famiglie che per mesi hanno vissuto in un limbo politico e burocratico, danneggiati dall’incapacità di una classe dirigente che non ha saputo preservare i principi di regolarità, correttezza, merito e legalità di un concorso pubblico dopo anni di sacrifici e rinunce.

Mi chiedo allora se le misure sulla salvaguardia del Ssn previste dalla nuova legge di stabilità non siano solo l’ennesima propaganda politica, considerato che ci si sta avvicinando a una nuova primavera elettorale.
Come il primo, anche il secondo concorso nazionale degli esami di specializzazione in medicina è stato fortemente inficiato dalla mancanza di una sede unica di svolgimento delle prove concorsuali, dai mancati controlli incrociati (previsti dal bando concorsuale) sulle autocertificazioni curriculari dei candidati, da domande errate, dall’assenza di una bibliografia da utilizzare come traccia per la preparazione delle prove.

L’articolo 34 della Costituzione sancisce che «I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi»; l’organizzazione del concorso nazionale ha presentato lacune e criticità che dovevano essere evitate o quanto meno corrette in corsa trattandosi del primo concorso nazionale che aveva il compito di superare il nepotismo dei concorsi gestiti dagli Atenei, doveva essere gestito in altra maniera affinché non si verificasse un movimento critico diretto a ripristinare tali meccanismi ormai frutto del passato; il test nazionale – per il ministro Giannini – «è la migliore scelta per la qualità e la sicurezza dell’accesso alle scuole di medicina», ma quanto accaduto si riduce alla sconfitta del merito a favore dell’illegalità e della casualità, tanto da condividere in questa situazione la scelta del massimo organo della giustizia amministrativa di ammettere i concorrenti in soprannumero.

Al fine di garantire il regolare svolgimento dell’iter concorsuale, e per evitare le inefficienze amministrative che si sono verificate, il Miur aveva la responsabilità di vigilare, verificare e controllare l’intero impianto organizzativo; invece non sono stati assunti provvedimenti adeguati e si è dapprima contraddittoriamente avallato l’annullamento concorsuale (con lesione dei diritti e interessi degli ammessi) e poi osteggiato gli ingressi soprannumerari e le decisioni della Giustizia Amministrativa calpestando a più riprese i diritti costituzionali alla formazione e al lavoro di tanti medici giovani ormai laureati, ma privi della necessaria specializzazione che consente loro l’ingresso nel mondo del lavoro.

Sede unica, bibliografia, annullamento dei curriculum vitae devono essere, senza dubbio alcuno, i pilastri sui quali deve essere fondato il primo vero concorso nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione.

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