“Nostro padre è salito a Milano per salvarsi e invece ha trovato la morte”. I figli di Antonio Caracciolo rivivono gli ultimi giorni, mettono in fila i fatti, ragionano sulle possibili cause. Non riescono a darsi pace. Chiedono “giustizia”. Perché nessun medico strutturato – sostengono – era presente in ospedale mentre loro padre stava male. Sotto accusa la Clinica Città Studi, l’ex Santa Rita legata agli “orrori” dell’allora primario Pier Paolo Brega Massone. Il Giorno racconta che il 73enne la notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio ha avvertito dolori insopportabili dopo un l’intervento per un cancro alla prostata. E’ stato sottoposto a un’altra operazione, che non lo ha salvato dalla morte. Arrivata il 4 gennaio. Il direttore sanitario Pasquale Ferrante contattato da ilfattoquotidiano.it dice però che all’interno della struttura c’erano cinque professionisti: “Inoltre il paziente era seguito dall’anestesista che era in contatto con l’urologo”. Adesso sarà la procura di Milano a fare chiarezza.
Andiamo con ordine. Antonio Caracciolo, ex autista di ambulanza, segue il consiglio del medico di famiglia e decide di affidarsi alle cure della Clinica Città Studi, istituto di eccellenza e all’avanguardia. Parte da Manfredonia con la moglie e i quattro figli per raggiungere Milano. E’ “da qui – racconta a ilfattoquotidiano.it la figlia Vincenza – che inizia la via crucis“. Alle 18 e 30 del 28 dicembre viene operato. Ma “i problemi iniziano già dalle ore successive e si accentuano tra il 29 e il 30 di dicembre. Nostro padre dolorante chiedeva aiuto – ricorda la donna – ma ci rassicurarono che questo stato era la normale degenza post intervento“. La situazione si aggrava il giorno di San Silvestro. Verso sera arrivano i “dolori lancinanti e nostro padre continua a dirci che ‘si sente morire’”.
A questo punto le versioni divergono. I parenti di Caracciolo dicono di aver chiesto subito “l’intervento di un medico che purtroppo non c’è“. Mentre il direttore sanitario ribatte che erano presenti “cinque professionisti”. “Nel caos più assoluto – racconta ancora la figlia – noi continuiamo a sostenere nostro padre e a fare la voce grossa con il personale per avere un urgente consulto. Arriva quindi dall’altro reparto un anestesista, che ci spiega francamente di non essere nel suo reparto di competenza e dice che bisogna ‘gestire l’emorragia’, ma le cose non cambiano e i dolori diventano insopportabili: vedevamo nostro padre con il ventre gonfio e cianotico“. Diverso il parere del direttore Ferrante, che diario clinico alla mano dice: “Il paziente è stato visitato almeno cinque volte a intervalli regolari per monitorare la situazione. L’anestesista rianimatore di turno è sempre rimasto in contatto con l’urologo che si trovava a casa, ma era pronto a intervenire, così come prevede il regolamento”. Secondo il dirigente, in quel momento non si è ritenuto necessario intervenire: “Era l’inizio dei sintomi, hanno preferito monitorarlo”.
I familiari decidono di chiamare anche i carabinieri. Che appena ricevuta la segnalazione arrivano alla Clinica Città Studi dove riscontrano la presenza di personale medico. La situazione, ricostruiscono ancora i figli, si sblocca intorno alle 7 del primo gennaio, “quando probabilmente non c’era molto da fare”. Il 73enne viene subito riportato in sala operatoria. Dove intorno alle 13 viene effettuato “un intervento d’urgenza”. Dopo l’operazione di capodanno “passano altri due giorni di strazio”. Il 4 gennaio “nostro padre viene riportato in sala operatoria”. Ritorna in corsia. “E lì muore dopo poche ore”. Ora i familiari di Caracciolo chiedono giustizia: “Perché non è possibile assistere impotenti a così tanto dolore, senza poter fare niente e senza poter avere qualcuno che faccia qualcosa”. Per questo hanno incaricato l’avvocato Matteo Murgo di sporgere denuncia. Il sostituto procuratore di Milano Marcello Musso ha aperto un fascicolo per omicidio colposo per fare luce sulla vicenda.
“Si è tenuta la consulenza medico legale – spiega l’avvocato della famiglia – il pm ha conferito l’incarico a due medici: un medico legale e ad un urologo. Si tratta, infatti, di un caso particolare. Di solito la perizia viene conferita ad un solo medico, ma vista la stranezza del caso e la mancanza del medico al 31 dicembre presso quella clinica, ha ritenuto importante nominare anche un urologo. Anche perché – sempre secondo il legale – l’anestesista era adibito ad altro reparto e quando sono arrivati i carabinieri ha alzato le mani dicendo che lui non poteva fare nulla e non doveva fare nulla, poiché la presa in carico probabilmente non era sua”. La famiglia adesso aspetta l’esito dell’autopsia oltre che al nulla osta per riportare la salma in Puglia. E’ qui che si celebreranno i funerali. Forse il 12 gennaio.
di Alessandro Bartolini e Andrea Gisoldi
Cronaca
Milano, paziente muore alla Clinica Città Studi. Familiari: “Stava male dopo intervento, ma non c’erano medici”
Antonio Caracciolo, 73 anni, è stato operato per un tumore alla prostata. Ma la notte di Capodanno ha avvertito forti dolori, per i figli non ha ricevuto l'assistenza dovuta. Il direttore sanitario: "Falso, c'erano cinque professionisti e anestesista in continuo contatto con urologo". Procura indaga per omicidio colposo
“Nostro padre è salito a Milano per salvarsi e invece ha trovato la morte”. I figli di Antonio Caracciolo rivivono gli ultimi giorni, mettono in fila i fatti, ragionano sulle possibili cause. Non riescono a darsi pace. Chiedono “giustizia”. Perché nessun medico strutturato – sostengono – era presente in ospedale mentre loro padre stava male. Sotto accusa la Clinica Città Studi, l’ex Santa Rita legata agli “orrori” dell’allora primario Pier Paolo Brega Massone. Il Giorno racconta che il 73enne la notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio ha avvertito dolori insopportabili dopo un l’intervento per un cancro alla prostata. E’ stato sottoposto a un’altra operazione, che non lo ha salvato dalla morte. Arrivata il 4 gennaio. Il direttore sanitario Pasquale Ferrante contattato da ilfattoquotidiano.it dice però che all’interno della struttura c’erano cinque professionisti: “Inoltre il paziente era seguito dall’anestesista che era in contatto con l’urologo”. Adesso sarà la procura di Milano a fare chiarezza.
Andiamo con ordine. Antonio Caracciolo, ex autista di ambulanza, segue il consiglio del medico di famiglia e decide di affidarsi alle cure della Clinica Città Studi, istituto di eccellenza e all’avanguardia. Parte da Manfredonia con la moglie e i quattro figli per raggiungere Milano. E’ “da qui – racconta a ilfattoquotidiano.it la figlia Vincenza – che inizia la via crucis“. Alle 18 e 30 del 28 dicembre viene operato. Ma “i problemi iniziano già dalle ore successive e si accentuano tra il 29 e il 30 di dicembre. Nostro padre dolorante chiedeva aiuto – ricorda la donna – ma ci rassicurarono che questo stato era la normale degenza post intervento“. La situazione si aggrava il giorno di San Silvestro. Verso sera arrivano i “dolori lancinanti e nostro padre continua a dirci che ‘si sente morire’”.
A questo punto le versioni divergono. I parenti di Caracciolo dicono di aver chiesto subito “l’intervento di un medico che purtroppo non c’è“. Mentre il direttore sanitario ribatte che erano presenti “cinque professionisti”. “Nel caos più assoluto – racconta ancora la figlia – noi continuiamo a sostenere nostro padre e a fare la voce grossa con il personale per avere un urgente consulto. Arriva quindi dall’altro reparto un anestesista, che ci spiega francamente di non essere nel suo reparto di competenza e dice che bisogna ‘gestire l’emorragia’, ma le cose non cambiano e i dolori diventano insopportabili: vedevamo nostro padre con il ventre gonfio e cianotico“. Diverso il parere del direttore Ferrante, che diario clinico alla mano dice: “Il paziente è stato visitato almeno cinque volte a intervalli regolari per monitorare la situazione. L’anestesista rianimatore di turno è sempre rimasto in contatto con l’urologo che si trovava a casa, ma era pronto a intervenire, così come prevede il regolamento”. Secondo il dirigente, in quel momento non si è ritenuto necessario intervenire: “Era l’inizio dei sintomi, hanno preferito monitorarlo”.
I familiari decidono di chiamare anche i carabinieri. Che appena ricevuta la segnalazione arrivano alla Clinica Città Studi dove riscontrano la presenza di personale medico. La situazione, ricostruiscono ancora i figli, si sblocca intorno alle 7 del primo gennaio, “quando probabilmente non c’era molto da fare”. Il 73enne viene subito riportato in sala operatoria. Dove intorno alle 13 viene effettuato “un intervento d’urgenza”. Dopo l’operazione di capodanno “passano altri due giorni di strazio”. Il 4 gennaio “nostro padre viene riportato in sala operatoria”. Ritorna in corsia. “E lì muore dopo poche ore”. Ora i familiari di Caracciolo chiedono giustizia: “Perché non è possibile assistere impotenti a così tanto dolore, senza poter fare niente e senza poter avere qualcuno che faccia qualcosa”. Per questo hanno incaricato l’avvocato Matteo Murgo di sporgere denuncia. Il sostituto procuratore di Milano Marcello Musso ha aperto un fascicolo per omicidio colposo per fare luce sulla vicenda.
“Si è tenuta la consulenza medico legale – spiega l’avvocato della famiglia – il pm ha conferito l’incarico a due medici: un medico legale e ad un urologo. Si tratta, infatti, di un caso particolare. Di solito la perizia viene conferita ad un solo medico, ma vista la stranezza del caso e la mancanza del medico al 31 dicembre presso quella clinica, ha ritenuto importante nominare anche un urologo. Anche perché – sempre secondo il legale – l’anestesista era adibito ad altro reparto e quando sono arrivati i carabinieri ha alzato le mani dicendo che lui non poteva fare nulla e non doveva fare nulla, poiché la presa in carico probabilmente non era sua”. La famiglia adesso aspetta l’esito dell’autopsia oltre che al nulla osta per riportare la salma in Puglia. E’ qui che si celebreranno i funerali. Forse il 12 gennaio.
di Alessandro Bartolini e Andrea Gisoldi
MANI PULITE 25 ANNI DOPO
di Gianni Barbacetto ,Marco Travaglio ,Peter Gomez 12€ AcquistaArticolo Precedente
Omicidio Arianna Zardi, riesumato corpo della ragazza morta nel 2001. Possibile svolta nel cold case
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Damasco, 16 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Difesa siriano ha accusato domenica il gruppo libanese Hezbollah di aver rapito e ucciso tre soldati in Libano. Lo hanno riferito i media statali.
"Un gruppo della milizia di Hezbollah... ha rapito tre membri dell'esercito siriano al confine tra Siria e Libano... prima di portarli in territorio libanese ed eliminarli", ha affermato il ministero della Difesa, citato dall'agenzia di stampa Sana.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha dichiarato che un colpo d'arma da fuoco proveniente dal Libano ha colpito un veicolo all'interno di un centro residenziale nel nord di Israele. "Stamattina, uno sparo ha colpito un veicolo parcheggiato nella zona di Avivim. Non sono stati segnalati feriti. Lo sparo è molto probabilmente partito dal territorio libanese", ha affermato l'esercito in una dichiarazione. "Qualsiasi fuoco diretto verso Israele dal territorio libanese costituisce una palese violazione degli accordi tra Israele e Libano", ha aggiunto l'esercito.
Kiev, 16 mar. (Adnkronos/Afp) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sostituito il capo di stato maggiore delle forze armate, con un decreto emesso oggi, mentre le truppe in prima linea di Kiev continuano ad essere in difficoltà. Secondo un comunicato, Anatoliy Bargylevych è stato sostituito da Andriy Gnatov, a cui "è stato affidato il compito di aumentare l'efficienza della gestione".
"È un combattente", ha detto Zelensky parlando di Gnatov. "Il suo compito è quello di apportare maggiore esperienza di combattimento, l'esperienza delle nostre brigate nella pianificazione delle operazioni, difensive e offensive, nonché uno sviluppo più attivo del sistema dei corpi d'armata", ha aggiunto. "Tutto ciò che le nostre brigate hanno imparato dalla guerra dovrebbe essere implementato al cento per cento a livello di pianificazione".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Un uomo di 45 anni è stato dato alle fiamme nel bel mezzo di Times Square, a New York, la scorsa notte. Lo ha riferito la polizia. Le immagini delle telecamere hanno immortalato il momento in cui l'uomo, a torso nudo e gravemente ustionato, è stato trasportato d'urgenza dalle autorità in ambulanza dopo che le fiamme erano state spente.
La polizia afferma che il 45enne è stato soccorso alle 4 del mattino ed è stato portato in un ospedale vicino in condizioni stabili. Il suo aggressore sarebbe fuggito dalla scena ed è ricercato dalle autorità. Non sono state in grado di dire se l'attacco fosse casuale o mirato.
Gli investigatori hanno riferito che l'uomo era stato cosparso con un liquido infiammabile prima che qualcuno appiccasse il fuoco. La vittima, avvolta dalle fiamme, si era messa poi a correre, quando qualcuno è uscito da un'auto e ha spento il fuoco con un estintore a polvere.
Skopje, 16 mar. (Adnkronos) - La Macedonia del Nord ha dichiarato un periodo di lutto nazionale di sette giorni per l'incendio in una discoteca che ha causato almeno 59 morti e decine di feriti, mentre le autorità hanno arrestato 15 persone per interrogarle e il ministro degli Interni ha affermato che un'ispezione preliminare ha rivelato che il club stava operando senza la licenza necessaria.
Al termine di una giornata in cui il piccolo Paese balcanico è stato alle prese con un disastro mai visto da decenni, il ministro degli Interni Panche Toshkovski ha dichiarato che il club nella città orientale di Kočani, dove si è verificato l'incendio prima dell'alba, sembrava operare illegalmente.
Più di 20 persone sono sotto inchiesta, 15 delle quali sono sotto custodia della polizia, mentre altri sospettati di coinvolgimento si trovano in ospedale, ha aggiunto Toshkovski. La maggior parte delle vittime dell'incendio, che ha devastato il nightclub Pulse durante un concerto hip-hop, erano adolescenti e giovani adulti. Circa 155 sono rimasti feriti, molti in modo grave.
Mosca, 16 mar. (Adnkronos) - Il desiderio della Gran Bretagna di rubare i beni russi è legato alla lunga tradizione inglese della pirateria, diventata un segno distintivo della corona britannica insieme a "rapine e omicidi". Lo ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
"Questa è una delle tradizioni inglesi, come bere il tè e le corse di cavalli. Il fatto è che la pirateria è stata legalizzata in Inghilterra", ha scritto la diplomatica sul suo canale Telegram. "Ai pirati era proibito attaccare le navi inglesi, ma era loro permesso derubare le navi dei concorrenti. Moralità immorale".
Beirut, 16 mar. (Adnkronos) - I media libanesi riferiscono di un morto in un attacco aereo israeliano nella città meridionale di Aainata. Ulteriori raid sono stati segnalati a Kafr Kila. Non ci sono commenti immediati da parte delle Idf.