Il gip Teresa Magno ha deciso l'archiviazione per gli ultimi 2 dei 12 indagati: si tratta dell’ingegnere che dopo le scosse del 20 maggio verificò l’agibilità dei capannoni e di Renato Ravizza, proprietario dell’azienda
Nessuna condanna per il crollo della Haemotronic di Medolla (Modena), sotto le cui macerie durante il terremoto del 29 maggio 2012 morirono 4 operai. A quasi 4 anni dall’avvio dell’inchiesta penale relativa alle morti di Giordano Visconti, 33 anni, Paolo Siclari, 37 anni, Matteo Serra, 40 anni, e Biagio Santucci, 24 anni, il gip Teresa Magno ha deciso l’archiviazione per gli ultimi 2 dei 12 indagati. Si tratta dell’ingegnere che dopo le scosse del 20 maggio verificò l’agibilità dei capannoni, e di Renato Ravizza, proprietario dell’azienda.
Il giudice, infatti, in seguito alle indagini, non ha riscontrato responsabilità penali né per chi controllò il capannone dopo la prima scossa, quella del 20 maggio, che aveva danneggiato l’azienda senza renderla però inagibile, né in chi progettò l’edificio. Il quadro normativo dell’epoca, poi, non imponeva alla proprietà di adeguare il capannone, situato a Medolla, in una zona a bassa sismicità, alle nuove norme antisismiche, e non sarebbe stato possibile prevedere il terremoto del 29 maggio. Secondo quanto evidenziato dalle dichiarazioni rilasciate dagli operai, inoltre, nessun lavoratore era stato costretto a tornare al lavoro nei giorni che seguirono la prima scossa, e alla Haemotronic la produzione era ripresa, come previsto dalle disposizioni vigenti, solo a seguito del giudizio di agibilità.
Un giudizio in linea con la richiesta di archiviazione presentata a ottobre del 2014 dalla Procura di Modena, motivata dall’impossibilità di rilevare profili penalmente rilevanti nei confronti degli indagati, 12 tra architetti, ingegneri e geometri, per i quali l’accusa era di omicidio colposo plurimo. “Come risulta anche dalle perizie – spiegava all’epoca il procuratore capo di Modena, Vito Zincani – non sono stati violati principi di sicurezza” nell’edificio.
L’indagine sul crollo della Haemotronic, colosso del biomedicale specializzato nella produzione di dispositivi medici come le sacche per la dialisi, avviata dalla Procura di Modena nel 2012, infatti, fin da subito si era rivelata complessa. Sia per le condizioni del capannone in seguito al terremoto del 29 maggio, sia perché l’azienda era già stata danneggiata dalle scosse del 20, che avevano provocato danni senza che però la struttura fosse dichiarata inagibile. Tuttavia, già in sede di incidente probatorio, il pool di esperti, nominato 7 mesi dopo i terremoti per “raccogliere elementi di giudizio” su quanto accaduto, coordinato dalla professoressa Gabriella Mulas, che si era già occupata della Casa dello studente a L’Aquila, crollata durante il sisma del 2009, aveva identificato, come unico vero colpevole, il quadro normativo in vigore nel 2012.
Oggi, i risultati di quelle indagini, iscritti in una perizia di 476 pagine, sono anche la base dell’ordinanza del gip modenese. E a nulla è valsa l’opposizione dei familiari delle vittime, mai risarciti, che in questi giorni stanno preparando la causa civile. Convinti che quella del 29 sia stata una tragedia annunciata.