Finitooo? Il nostro lavoro è finitoooo? E chi lo dice?”.
Salvatore Bosco, ragioniere e perito commerciale di Favara, pensionato, sindacalista Uil di lungo corso, presiede il Cnel con spirito indomito. Sebbene la riforma costituzionale preveda la scomparsa dell’istituzione, lui è in ufficio che presidia.
Settantacinque anni e qualche acciacco, eppure non mollo. Sono con i 60 dipendenti che incuranti della sorte proseguono quotidianamente nello svolgimento delle funzioni che la legge ci assegna.
Un comandante non abbandona la nave che affonda. Basta con gli Schettino!
Anche mia moglie domanda: ma che ci vai a fare in ufficio?
In effetti il Parlamento ha deliberato il vostro scioglimento. E il Messaggero, rovistando tra le carte, si è oggi domandato: ma com’è possibile che senza lavorare ottengono premi di risultato?
E qui mi addoloro e chiedo la sua comprensione.
Infatti l’ho chiamata.
In Parlamento siamo appena stati per fornire il nostro parere sulla legge di stabilità. Siamo andati in delegazione. E abbiamo due commissioni funzionanti, desidero che prenda nota.
Lo sguardo dei deputati era compassionevole e fraterno oppure ostile e distante?
Amichevole. Tante domande, davvero tante.
Il Cnel serve ancora a qualcosa, diamine!
Io lo terrei.
Lei è contro la riforma costituzionale?
Io sono riformista!
Allora voterà sì al referendum che approverà la riforma che abolisce il Cnel.
Questo no.
Voterà no?
Mi lasci conservare nel foro interiore la decisione. Son cose che non si possono dire a cuor leggero.
Però è ben strano che senza incarichi il Cnel distribuisca premi di risultato per i dipendenti nullafacenti.
È la legge che lo prevede. E ci sarà una commissione interna, formata da membri esterni, a valutare se il premio sia congruo o no. Ancora non è stato concesso, ma io penso che sarà dato.
I dipendenti godono di ottime retribuzioni.
Un tantino sopra la media, ma è la legge che lo stabilisce.
Un tantino quanto?
Due, 300 euro in più al mese per i funzionari.
I dirigenti invece?
Forse arrivano a 100 mila euro l’anno.
Senza dover fare nulla.
È una amarezza che mi porto dentro. Se ritengono che questo organismo non abbia più senso, misura, scopo…
Scorge volti depressi?
Sa, il dispiacere è tanto e qui c’è gente che ha trascorso la sua vita tra queste carte.
Dovranno avviarsi verso altri uffici.
Esiste la procedura di avvalimento. Abbiamo chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato: se fosse possibile per un altro organismo dello Stato inglobare i nostri. Il parere è arrivato. Andranno alla Corte dei Conti.
I giudici contabili sono sempre in deficit d’organico. Molto bene.
Adesso però siamo in attesa del parere della Corte.
Però è una condizione triste.
Perderanno qualcosa in busta paga.
Deprimente.
Lo dice a me che vengo gratis? Nemmeno il taxi.
Le fa onore. Più della metà dei consiglieri hanno invece dato forfait.
Siamo ancora in numero legale per approvare le delibera necessarie.
Prendere lo stipendio e non lavorare. Questa è una vera tortura.
E dalli! Le torno a dire che lavoriamo comunque! Abbiamo due commissioni di studio aperte, è stato appena redatto il parere sulla legge di stabilità.
Niente è più come prima.
Io una specie di Cnel comunque lo conserverei.
Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro, nato nel 1958 e purtroppo dichiarato defunto, inutile, soppresso.
Mi sembra un’ingiustizia.
Lei fa quel che può.
Nel Consiglio generale la Uil è rimasta, anche la Cisl, la Cgil ha invece dato forfait.
Quanti i consiglieri superstiti?
Trentotto, se qualcuno nel frattempo non è andato via. Non glielo posso assicurare.
Resta la tristezza di dover prendere lo stipendio per non lavorare.
Ancora intigna? Stiamo tentando di fargli fare qualcosa. Perciò abbiamo attivato la procedura dell’avvalimento.
Fa rima con avvilimento.
Lo dice a me…
Da il Fatto Quotidiano di venerdì 8 gennaio 2016
Il video di Manolo Lanaro alla sede del Cnel