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Jimmy Page, il gigante delle sei corde compie 72 anni

Oggi si celebrano le settantadue primavere per colui che, a ragione, viene considerato uno dei più grandi chitarristi rock di tutti i tempi. Una leggenda vivente, un uomo le cui influenze sulla musica della seconda metà del Novecento, e del nuovo millennio, sono talmente tante da essere difficilmente riassumibili in un singolo articolo

di Michele Monina

Non che credere all’Oroscopo sia necessariamente cosa buona e giusta, ma stando al calendario e ai compleanni che si celebrano e festeggiano in questa settimana, i nati sotto il segno del Capricorno devono davvero avere qualcosa di molto rock scritto nelle loro stelle. Tre nomi su tutti, Elvis Presley, nato l’8 gennaio del 1935, David Bowie, nato l’8 gennaio del 1947 e James Patrick Page, per tutti Jimmy, nato il 9 gennaio del 1944.

Oggi, infatti, si celebrano le settantadue primavere per colui che, a ragione, viene considerato uno dei più grandi chitarristi rock di tutti i tempi. Una leggenda vivente, un uomo le cui influenze sulla musica della seconda metà del Novecento, e del nuovo millennio, sono talmente tante da essere difficilmente riassumibili in un singolo articolo. Non c’è classifica sui migliori chitarristi di sempre che non lo veda tra i primi posti, in buona compagnia di Jimi Hendrix, Eric Clapton e pochi altri. Jimmy Page, tanto basta.

Dopo una lunga gavetta come turnista di lusso nell’Inghilterra dei miracoli degli anni Sessanta, al fianco di mostri sacri come John Mayall, Eric Burdon, Kinks, Nico e Eric Clapton, Jimmy Page mette il primo piede nella leggenda entrando nei mitici Yardbirds, superband in cui aveva militato Clapton, e nella quale militava Jeff Beck. Entrato come bassista, Jimmy presto diventa chitarrista solista al fianco di Beck, dando vita a uno dei duelli sulle sei corde più noti di sempre. Proprio l’antagonismo tra i due portò a una rottura che coinvolse anche gli altri membri della band, Keith Relf e Jim McCarty, rottura che aprirà le porte ai Led Zeppelin. Il nome, infatti, si deve a una battuta del batterista Keith Moon, in forza ai The Who, che disse che con tutte quelle defezioni la band sarebbe andata a picco come un palloncino di piombo (lead ballon).

I Led Zeppelin vengono solitamente, a ragione, indicati come una delle band rock più importanti di sempre, dietro ai Beatles, ma in buona compagnia di Rolling Stones e pochi altri. Al fianco di Jimmy Page e della sua Gibson Les Paul, la voce di Robert Plant, il basso e le tastiere di John Paul Jones e la batteria di John Bonham. Aver mescolato nello stesso gruppo suoni ostici, distorti, ma anche canzoni acustiche, con riferimenti al folk come a certe sonorità etniche, hanno fatto dei Led Zeppelin una realtà seminale, di quelle che lasciano segni imprescindibili per chiunque arrivi dopo, un metro di paragone insuperabile. In dodici anni, dal 1968 al 1980, e nove album, comprese raccolte e live, i Led Zeppelin hanno fatto la storia del rock. Dazed and confused, Whole lotta love, Thank You, Immigration song, Kashmir, via via, fino a Stairway to Heaven, sono pietre miliari della musica del secolo scorso. La sua chitarra Gibson Les Paul, quella col doppio manico usata in Stairway to Heaven, l’utilizzo dell’archetto da violino, sono tutte pagine fondamentali della storia del rock, matrice su cui si sono formati quasi tutti i chitarristi dell’Heavy Metal e dell’hard rock, come quelli del grunge. Con oltre trecento miliono di copie vendute, la band è una delle realtà di maggior successo commerciale, cosa piuttosto inconsueta per chi ha la sorte di diventare anche di esempio per le nuove generazioni.

Ma la storia dei Led Zeppelin e di Jimmy Page, che della band oltre che chitarrista era anche produttore, non è tutta rose e fiori. Non potrebbe essere così, dal momento che la band chiuse la sua carriera nel 1980, con la morte del batterista John Bonham, avvenuta per soffocamento nel proprio vomito in seguito a una sbronza, e non potrebbe essere così dal momento che quelli erano anni di sperimentazione musicale, certamente, ma non solo. Due furono i principali problemi che colpirono personalmente Page, la droga e il satanismo. Più volte, nel corso degli anni, Page ha dichiarato di ricordare poco dell’epoca Led Zeppelin, proprio a causa dell’eroina e della droga. Ma se la droga era una piaga molto diffusa nel mondo del rock degli anni Settanta, è soprattutto all’occultismo e al nome di Aleister Crowley che viene spesso associato quello di Jimmy Page. Da sempre appassionato del mondo dell’occulto, Page non ha mai negato la sua vicinanza a Crowley, di cui acquistò la cupamente leggendaria Boleskine House, villa sulle rive del Loch Ness, in Scozia, villa che si trova nei pressi di un cimitero e di una chiesa nella quale morirono arsi vivi decine di fedeli. Villa poi venduta in seguito alla morte di Bonham, vuole la leggenda, proprio per allontanare il male. Simboli magici, frasi di Crowley sparse sui booklet degli album, leggende che vogliono messaggi satanici inseriti tra le tracce degli album dei Led Zeppelin, ascoltabili mandando al contrario i vinili, fanno parte del corredo di Jimmy Page, da sempre collezionista di materiale occulto e appassionato di magia nera. Altrettanto leggendaria è la sua collaborazione, mai venuta alla luce, è il caso di dirlo, con il regista Kenneth Anger, per il quale scrisse la colonna sonora del film Lucifer Rising, salvo poi ritirare le musiche dal progetto prima che andasse in sala.

Terminata la storia dei Led Zeppelin, quasi definitivamente, Page ha passato gli anni collaborando coi principali artefici della scena rock mondiale, da Jeff Beck a David Coverdale degli Whitesnake, passando per Black Crowes, Paul Rodgers e Chris Squire degli Yes. Nel corso dei trentacinque anni dalla fine della band di Whole lotta love, Jimmy è tornato sul palco coi suoi ex compagni in alcune occasioni, come per il Live Aid del 1985, con Phil Collins ai tamburi,  per il tour Plant-Page, fatto per MTV Unplugged o per la vera reunion del 2007, con un concerto entrato nel guinness dei primati per la maggior richiesta di biglietti di sempre, oltre venti milioni, avvenuta all’Arena O2 di Londra. Mentre più volte Page è sembrato incline a fare un tour con Plant e Jones, gli altri due sono apparsi del tutto disinteressati alla cosa, di fatto affossando il sogno di milioni di fan.

Quindi, dopo David Bowie, oggi il mondo festeggia Jimmy Page, forse il miglior chitarrista rock di sempre, lì in compagnia di Jimi Hendrix e Eric Clapton. Un gigante delle sei corde nato sotto il segno del Capricorno. Un gigante.

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