L’inceneritore di Parma apre le porte ai rifiuti provenienti da Reggio Emilia. A metterlo nero su bianco è la nuova legge regionale sulla gestione rifiuti approvata l’8 gennaio dalla giunta di Stefano Bonaccini, che fa crollare una delle promesse ripetute negli ultimi anni riguardo all’impianto di Ugozzolo. “Brucerà solo i rifiuti del Parmense”, si diceva prima di accenderlo, ma a distanza di nemmeno due anni dall’avvio le carte in tavola sono cambiate, superando il piano provinciale che autorizzava solo lo smaltimento dell’immondizia del territorio. Vanno in fumo così gli sforzi dell’amministrazione comunale Cinque Stelle guidata dal sindaco Federico Pizzarotti, che con i risultati raggiunti sulla raccolta differenziata a oltre il 70 per cento, puntava ad “affamare” il forno e spegnerlo. Con il nuovo documento in vigore, varato dalla Regione nell’ottica di un bacino regionale, per ottimizzare lo smaltimento e il riciclo saranno infatti utilizzati gli impianti esistenti e in futuro ne saranno spenti due su otto, ma tra questi non ci sarà quello di Ugozzolo, ultimo a vedere la luce. Arriveranno infatti anche i rifiuti urbani di Reggio Emilia al posto di quelli speciali, circa 60mila tonnellate all’anno, smaltiti finora. Nel camino parmigiano finirà dunque l’80 per cento dell’indifferenziata dei reggiani, in un percorso inverso rispetto a qualche anno fa, quando nelle discariche della città del Tricolore finivano i rifiuti ducali. “C’era un motivo se gli inceneritori a Reggio Emilia sono stati chiusi – accusa il consigliere regionale M5S Gianluca Sassi – c’era già il piano di portare i rifiuti a Parma, mentre non sono state create le alternative promesse, come l’impianto Tmb”.
Per la giunta parmigiana Cinque stelle si tratta di un’altra sconfitta nella lunga guerra al forno, dopo la prima, più bruciante, della sua accensione avvenuta nonostante i tentativi di bloccarla. “Quella dell’inceneritore si dimostra anche oggi una scelta miope – ha detto a ilfattoquotidiano.it l’assessore all’Ambiente del Comune di Parma Gabriele Folli – Chi ha autorizzato la costruzione parlava di un impianto che avrebbe dovuto servire il territorio di Parma e che si sarebbe potuto spegnere con l’aumento della raccolta differenziata. Avevano anche promesso che le tariffe si sarebbero abbassate con l’inceneritore, cosa che invece non è accaduta”.
Per il Pd invece la legge rifiuti segna un risultato importante e porterà proprio a quella diminuzione delle tariffe auspicata dai cittadini parmigiani, che ora pagano 154 euro a tonnellata contro le 118 dei reggiani. “Il conferimento di rifiuti urbani da Reggio Emilia non comporterà variazioni delle emissioni e dei quantitativi trattati, ma porterà significativi benefici sul fronte tariffario – è il commento del capogruppo in consiglio comunale Nicola Dall’Olio – Si prevede infatti, già dal 2016, una tariffa unica di smaltimento con una riduzione dell’ordine del 10 per cento dovuta alla compartecipazione della parte reggiana alla spese di ammortamento dell’impianto. Per ogni tonnellata di rifiuto conferito è inoltre previsto il pagamento di un’indennità di disagio ambientale di 11 euro che andrà a beneficio del Comune di Parma e di quelli limitrofi”.
Una cosa certa però è che per ora a Ugozzolo continueranno a bruciare la stessa quantità massima di rifiuti, 130mila tonnellate annue, anche se la multiutility Iren che gestisce l’impianto è tornata alla carica e ha presentato la richiesta alla prossima conferenza dei servizi prevista il 12 gennaio di aumentare la portata a 195mila tonnellate. Un atto dovuto per adeguarsi a quanto prevede l’articolo 35 dello Sblocca Italia, spiegano dalla multiutility che gestisce l’impianto, anche se l’autorizzazione in sé dovrà sottostare alle prescrizioni dell’ente regionale, che per ora impongono il limite più basso. Iren l’estate scorsa, sempre in virtù dello Sblocca Italia, aveva chiesto di poter bruciare rifiuti anche da fuori Regione, ma era stato bloccato in un secondo momento da via Aldo Moro. Ciò non toglie però che il via libera a bruciare una maggiore quantità di rifiuti, nonostante i limiti della Regione, lascerebbe aperta la strada, in futuro, ad accordi diversi che potrebbero portare il forno a bruciare oltre la capacità consentita oggi dal territorio.