Politica

Quarto, M5S e Pd: la parabola della pagliuzza e della trave

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Il caso di Quarto, comune al nord di Napoli amministrato dal M5S, ripreso in coro dal mainstream mediatico ha suscitato molte polemiche. Il consigliere 5 stelle Giovanni Del Robbio è stato indagato per sospetto voto di scambio con la camorra. Del Robbio, i cui voti non sono stati determinanti per far eleggere il sindaco Rosa Capuozzo, era stato, già 10 giorni prima che ricevesse l’avviso di garanzia, espulso dal M5S.

Dopo la notizia giornalisti e politici, si sono strappati le vesti e hanno con particolare virulenza attaccato il M5S. Il Pd si è fiondato contro i vertici campani, ha organizzato anche una manifestazione chiedendo lo scioglimento del comune per mafia. Forza Italia, partito il cui presidente è un pregiudicato per evasione e Marcello dell’Utri, uno dei fondatori, è stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, tramite Baldelli il vicecapogruppo alla camera ha sentito il dovere di esprimere giudizi ironici.

Mentre Matteo Orfini e Debora Serracchiani, novelli farisei 2.0, invitavano il M5S a togliere la pagliuzza dall’occhio, giungeva l’ennesima trave giudiziaria per il Pd con la notizia della condanna a 2 anni e 2 mesi per corruzione dell’ ex assessore Pd OzzimoMa questa è solo cronaca per una miriade di esponenti del partito democratico, la collusione con potere bancario e criminale è storia nota. Basti pensare agli stipendi del Pd di Roma pagati coi soldi di Mafia Capitale

Credo sia più che lecito, da parte di forze politiche antagoniste, chiedere delucidazioni, protestare e persino provocare. Tuttavia, ai tanti esponenti che in queste ore sbraitano, vorrei ricordare che il legame con la mafia, la massoneria, le multinazionali, la speculazione internazionale e i servizi deviati sono stati, negli ultimi decenni, stretti dai loro partiti o da derivazioni di essi.

Ma a prescindere dai sepolcri imbiancati credo che la questione di Quarto, ma anche quella di Gela, siano delle occasioni preziose per effettuare un’analisi seria sul punto di forza del M5S che però può essere anche il suo tallone d’Achille. Mi riferisco al tentativo di estendere il più possibile la partecipazione e a permettere a chiunque che non abbia precedenti penali, di presentarsi alle elezioni. Per bypassare il sistema elitario dominante, la partecipazione è l’unica possibilità di evitare incancrenimenti. La democrazia della rappresentanza è malata da tempo. E’ fondamentale estendere il più possibile tutti gli strumenti utili a dividere il potere. Perché il potere è come un’infezione e meno viene circoscritta più il malessere si riproduce sino a infettare tutto l’organismo.

Nel M5S, a parte casi limite come quello di Quarto, si registrano sempre più tentativi di individui che vogliono usare il M5S come trampolino per far carriera politica, per avere visibilità, per esercitare un potere o per trovare un lavoro. In particolare, prima delle elezioni le assemblee si gonfiano di personaggi che poi scompaiono se non raggiungono il loro fine o se non passa la loro linea. In molti meet up si sono avute forti tensioni proprio per via di divergenze dovute a molti che non comprendendo lo spirito scelto a suo tempo insieme ai fondatori tentando di mitigarne la radicalità. Parma n’è un esempio noto. Molti spingono per dialoghi improbabili, compromessi e persino alleanze con i partiti. Questo sarebbe la fine del M5S. L’accordo con il PD per la nomina dei giudici della Corte Costituzionale è stato un infausto precedente.

Il M5S è destinato a diventare forza di governo. Lo diventerà a prescindere dai meriti o demeriti, basterà attendere la palese autodistruzione di quell’idea di società oramai defunta a cui viene detto ai partiti di continuare a veicolare.

In una forza politica quasi al 30% in un Paese come il nostro, dove la politica è stata la principale fonte di bivacco a spese dei cittadini, anche il M5S rischia, nonostante le regole imposte, di far passare altri soggetti che persino in parlamento hanno già dato prova d’incoerenza. E il passo dall’incoerenza alla disonestà è breve.

Il vero pericolo per il M5S è imbarcare sempre più elementi che non sono in linea con i principi e i valori fondativi, questi andrebbero marginalizzati prima di essere espulsi dopo. A Quarto e a Gela l’avrebbero dovuto capire prima.