L'accordo riguarda anche l'olandese Grolsch di proprietà insieme con la bionda di SabMiller. L'annuncio ufficiale dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Si tratterebbe del maggior acquisto oltreoceano della storia da parte di un produttore di birre nipponico
Una mega offerta di 3,12 miliardi di euro. E’ quanto è pronto a spendere il produttore di birre giapponese Asahi Group Holdings per comprare la bionda italiana per eccellenza: la Peroni. Un’operazione che si vociferava da tempo, da quando a dicembre il gruppo anglo-belga Ab Inbev ha annunciato di aver messo sul mercato lo storico marchio italiano. Secondo il quotidiano giapponese Yomiuri, l’offerta ufficiale (che corrisponde a 400 miliardi di yen) dovrebbe arrivare tra pochi giorni e riguarderebbe anche l’olandese Grolsch, di proprietà insieme con l’italiana, di SabMiller.
Le due acquisizioni sarebbero legate alle condizioni di closing di Ab Inbev con SabMiller, in modo da ottenere il via libera dell’Unione Europea. Una fusione quella tra le due aziende che una volta consolidata porterà alla nascita di un colosso che deterrà il 30% del mercato globale della birra, con quote elevatissime in diversi paesi europei. Con l’acquisizione della Peroni, la Asahi punta a crearsi un punto d’appoggio in Europa, dove la sua presenza è piuttosto debole, cercando così di far fronte alla competizione dei grandi produttori.
Se dovesse andare in porto l’offerta di Asahi, si tratterebbe del maggior acquisto oltreoceano della storia da parte di un produttore di birre giapponese, che supera i circa 2,57 miliardi di euro (330 miliardi di yen) spesi dal rivale per eccellenza Kirin Holdings nel 2009 per acquistare il produttore australiano di birra Lion Nathan.
Fondata nel 1846 la “bionda“, identificata con lo slogan “Chiamami Peroni, sarò la tua birra”, ha accompagnato l’Italia in alcune delle sue tappe storiche maggiori, fino ad entrare nelle case degli italiani con il boom economico degli anni Sessanta e le pubblicità con modelle, rigorosamente bionde, che hanno conquistato l’immaginario collettivo. Eppure quando è stata fondata nel 1846, Peroni era una vera e propria scommessa per Francesco Peroni: i consumi di birra pro capite allora in Italia erano ridotti rispetto ai concorrenti. In particolare i 0,70 litri devuti dagli italiani si scontravano con gli oltre 200 della Baviera. Una scommessa che si è rivelata di successo: Peroni è stata in grado di affermarsi nel mondo della birra, anche grazie al marchio Nastro Azzurro, per oltre 160 anni tutti italiani prima di essere acquistata da SabMiller nel 2003. Un’acquisizione che ha strappato al Belpaese uno dei suoi simboli più antichi che ora si appresta a cambiare di nuovo proprietà.