In concomitanza con l’apertura della Porta Santa a San Pietro, l’8 dicembre scorso, oltre 270 persone senza un tetto italiane e straniere hanno deciso di aprire le porte di un istituto di missionari monfortani della Capitale, da anni vuoto, e farne la propria dimora. Un gesto simbolico e nel contempo concreto, durante il Giubileo della Misericordia. E, come l’istituto dei missionari, anche altri immobili, di proprietà del Vaticano, in passato sono stati occupati da persone senza un tetto: come la chiesa sconsacrata di San Cirillo e un Casale abbandonato in un quartiere nella periferia est romana. “Questo posto – spiega Padre Angelo, dell’istituto missionari monfortani – da anni è sottoutilizzato. Ci sono circa 80 stanze e altri locali. Diciamo che ora con tutte queste persone mi sento meno solo”. E se centinaia d’italiani e stranieri si sono rivolti ai padri monfortani, altre persone, per non vivere per strada, circa tre anni fa hanno occupato una chiesa sconsacrata. Come Edmondo, pensionato di 70 anni che per mesi è stato costretto a dormire in macchina, ed ora, da circa due anni, vive lì. O come un ragazzo marocchino di 18 anni che prima viveva per strada. “Sono arrivato in Italia sotto un Tir – racconta – da solo, senza parenti. Avevo 14 anni e da quando sono qui ancora non sono riuscito a vedere i miei genitori. Ora che ho trovato un tetto vado a scuola, voglio fare il meccanico”. E gli immobili della chiesa abbandonati non servono solo come dimora ma anche come fonte di riscatto sociale e economico. Come il casale occupato 2 anni fa, dove ora vengono svolte varie attività, come la fattoria didattica o l’ippoterapia, il tutto “finalizzato a finanziare la ristrutturazione del casale stesso – spiega Omero della Ram, Resistenza abitativa metropolitana – per permettere ad altre famiglie di avere un posto dove vivere. Finora tutti gli immobili che abbiamo occupato, di proprietà della chiesa, non sono mai stati sgomberati. Anche qui – conclude – abbiamo una sorta di benestare da parte del Vaticano per utilizzare il casale” di Luca Teolato
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