Gli istituti di credito hanno lasciato sul terreno rispettivamente l'11,2 e il 13,6%. A gennaio 2015 valevano oltre il 50% in più
Lunedì horribilis a Piazza Affari per il Monte dei Paschi di Siena e Carige, che hanno archiviato la seduta ai minimi storici. L’istituto senese, sospeso più volte dalle negoziazioni per eccesso di volatilità, ha lasciato sul terreno l’11,2% e i suoi titoli sono scesi per la prima volta sotto quota un euro: il prezzo finale è di 0,925 euro, il 50% in meno rispetto al gennaio 2015. Forti vendite anche su Carige, che ha perso il 13,6% chiudendo a 0,89 euro contro gli 1,9 euro del gennaio dello scorso anno.
Le due banche lo scorso autunno sono state promosse nell’ambito del processo di revisione e valutazione prudenziale della Banca centrale europea, che le ha inserite nel drappello degli istituti “a medio rischio“. Questo perché entrambe hanno varato corposi aumenti di capitale: Mps ha chiesto agli azionisti altri 3 miliardi mentre la cassa di risparmio di Genova, che lo scorso anno insieme all’istituto senese non aveva superato gli stress test dell’Eurotower, si è mossa con una ricapitalizzazione da 850 milioni di euro. In entrambi i casi i soci delle due banche avevano acquistato le nuove azioni a un prezzo di 1,17 euro. Ora la capitalizzazione di Mps è scesa a 2,7 miliardi mentre quella di Carige è di circa 740 milioni di euro.
Dopo la chiusura dei mercati Carige ha diffuso un comunicato che attribuisce “l’anomalo andamento borsistico” del titolo a “operazioni speculative non correlate all’andamento operativo del gruppo”, assicurando che le attività delle banca “proseguono nel rispetto delle previsioni del piano industriale 2015 – 2019 così come comunicato al mercato”.