Per velocizzare il procedimento il re dei narcos potrebbe essere processato negli Usa e poi riconsegnato al Messico, dove verrebbe giudicato per i reati commessi in quel Paese
Joaquin “El Chapo” Guzmàn, il narcotrafficante messicano capo del cartello di Sinaloa arrestato l’8 gennaio, verrà estradato negli Stati Uniti. Ma i tempi saranno lunghi, da 1 a 6 anni. E’ questa la previsione del direttore dei processi internazionali della Procura generale messicana, Jose Manuel Merino: “Potrebbe volerci un tempo considerevole, abbiamo avuto procedimenti di estradizione lunghi quattro, sei anni”.
Nella legislazione messicana, infatti, non è contemplata la possibilità di un’estradizione rapida, ma esiste l’opzione di un’estradizione temporanea e dovrebbe essere richiesta dagli stessi Stati Uniti. Se si dovesse percorrere questa via, El Chapo verrebbe processato in territorio statunitense e dopo l’eventuale condanna, sarebbe riconsegnato al Messico, per essere giudicato negli altri processi pendenti.
Il narcos messicano al momento è detenuto in un carcere di massima sicurezza a Los Mochis, nello stato di Sinaloa. Lo stesso da dove era evaso lo scorso luglio dopo aver scavato un tunnel lungo 1500 metri. Latitante per tredici anni, El Chapo era stato arrestato il 22 febbraio 2014 mentre stava partecipando a una festa insieme alla moglie, l’ex miss Emma Coronel, e alle figlie gemelle. Questa volta, invece, il suo arresto è stato possibile anche per i suoi continui contatti con attori (tra cui Sean Penn, che si difende: “Non ho nulla da nascondere”) e produttori cinematografici con cui voleva realizzare un film sulla propria vita.