L'imprenditrice, che guida anche la società Expo2015, accusata anche di appropriazione indebita in relazione a lavori di rsitrutturazione di alcune proprietà, compresa una barca. Il gup accoglie la richiesta del pm Baggio, che le contesta illeciti fiscali per un milione in qualità di numero uno del gruppo farmaceutico di famiglia. A giudizio altri due imputati, un quarto ha patteggiato
Diana Bracco, vicepresidente di Confindustria e presidente di Expo 2015, è stata rinviata a giudizio con le accuse di evasione fiscale e appropriazione indebita, reati che secondo l’accusa ha commesso in qualità di presidente del Cda del gruppo farmaceutico Bracco Spa.
Lo ha deciso il gup Alessandro Santangelo, accogliendo la richiesta di processo del pm Giordano Baggio e mandando a processo altri due imputati. Un quarto imputato invece ha patteggiato una multa da 45mila euro. Secondo l’accusa, Bracco (nella foto con il ministro Martina) avrebbe commesso un illecito fiscale da oltre un milione di euro, mentre l’appropriazione indebita contestata è pari a 3,6 milioni.
Oltre alla Bracco sono stati rinviati a giudizio gli architetti Marco Isidoro Pollastri e Simona Adele Calcinaghi, titolari dello studio di progettazione Archilabo di Monza, che hanno eseguito i lavori di ristrutturazione in alcune proprietà e sulla barca della Bracco. Le fatture, però, sarebbero state pagate alle società del gruppo farmaceutico. Ha patteggiato una condanna a 6 mesi di reclusione, convertita in una multa Pietro Mascherpa, presidente del cda della Bracco Real Estate Srl.
Il gup, infine, ha disposto il dissequestro di 1,42 milioni di euro, che erano stati sequestrati nel marzo del 2015 su disposizione del gip Roberta Nunnari e che corrispondevano “all’importo totale dell’imposta complessivamente evasa” dall’imprenditrice, attraverso le fatture pagate dalle sue società.
L’imprenditrice, nel frattempo, ha “risolto il suo contenzioso con il fisco” versando 1,5 milioni di euro, ha spiegato il suo difensore, l’avvocato Giuseppe Bana. “Andremo in dibattimento e ci difenderemo”, ha concluso il legale, “anche perché questa è una questione che non ha rilevanza penale e non ci sono reati”.
Il processo prenderà il via il 16 marzo davanti ai giudici della Seconda sezione penale di Milano.