Pena di 9 anni e 4 mesi per il complice Andrea Magnani. Boettcher ha scelto il dibattimento. Lui e la ragazza avevano già preso 14 anni per un altro caso. Lei scoppia in lacrime: "Si sono accaniti su di me". Gli avvocati: "Associazione a delinquere con fucili da Dragonball". Stefano, una delle vittime per uno scambio di persona, presente in aula
La banda dell’acido ora non è più un’ipotesi, ma ora finisce in una sentenza. E’ la seconda condanna nei confronti di Martina Levato e questa volta gli anni di reclusione decisi dal tribunale sono 16: si riferiscono all’aggressione di Stefano Savi, colpito per uno scambio di persona. A questi si aggiungono i 14 che i giudici le avevano inflitto per un altro caso, quello dell’aggressione a Pietro Barbini, un ex della 22enne. Il gup di Milano Roberto Arnaldi, al termine del rito abbreviato, ha condannato anche un complice di Martina e del suo ragazzo, Alexander Boettcher: per Andrea Magnani è stata decisa la pena di 9 anni e 4 mesi. “Non è giusto, anche questa volta si sono accaniti su di me” ha detto la Levato prima di scoppiare a piangere.
Il giudice Arnaldi ha disposto pene inferiori alle richieste del pm Marcello Musso, ma “è stata riconosciuta la banda dell’acido e quindi c’è soddisfazione” dice il magistrato che ha coordinato le indagini. Il tribunale ha riconosciuto provvisionali di risarcimento per tutte le parti lese: un milione a testa per Savi e Barbini, 100mila euro per le rispettive famiglie, 50mila euro per Giuliano Carparelli (vero obiettivo dell’aggressione a Savi che in un altro episodio riuscì a proteggersi con un ombrello), altri 50mila per Antonio Margarito che subì un tentativo di evirazione da parte della Levato. Secondo l’impostazione dell’accusa, il piano criminale di Boettcher, Levato e Magnani sarebbe consistito nel colpire i giovani con cui Martina aveva avuto relazioni anche fugaci come in una sorta di “purificazione”. Quanto a Boettcher – che a differenza della Levato e di Magnani ha scelto il rito ordinario – aspetta la prossima udienza di venerdì prossimo, 15 gennaio. Anche lui, per il caso Barbini, era stato già condannato a 14 anni e al termine del dibattimento rischia pene molto alte.
Gli avvocati: “Associazione a delinquere con fucili da Dragonball”
Critica la difesa della Levato: “Sedici anni di carcere come Alberto Stasi e come Annamaria Franzoni anche per Martina, c’è qualcosa che non torna, è una sentenza che non fa onore alla Costituzione” commenta Alessandra Guarini, legale di Martina insieme a Daniele Barelli. “Qua si è riconosciuta un’associazione a delinquere fatta con i fucili di Dragonball – ha aggiunto il legale -. Io penso che Totò Riina dal carcere rida di questo”. Per l’avvocato, inoltre, “il differente trattamento sanzionatorio” tra Martina e Andrea Magnani, condannato a 9 anni e 4 mesi, “è inspiegabile”. Il legale, infatti, ha ribadito più volte davanti ai cronisti che l’ex studentessa bocconiana “ha collaborato con sincerità, mentre Magnani no e Boettcher ha sempre negato, e la nostra assistita invece è l’unica che si è assunta le sue responsabilità”. Martina Levato, ha aggiunto il difensore, “con le sue dichiarazioni ci ha portato nel suo mondo e ci ha consegnato se stessa raccontando anche di una violenza sessuale subita. Martina è anche un po’ vittima e serve obiettività per dire questo”. Intanto, davanti al tribunale per i minorenni di Milano, è ancora in corso il procedimento sull’adottabilità del bimbo partorito da Martina lo scorso Ferragosto. Per i prossimi mesi è atteso il deposito di una relazione da parte di esperti psichiatri nominati dai giudici e che dovranno valutare la capacità genitoriale della coppia ed esprimersi anche in relazione ad un eventuale affidamento ai nonni.
In aula anche Stefano, una delle vittime: “Io 15 ore al giorno con una maschera”
In aula, per l’udienza finale del processo di primo grado, c’era anche Stefano Savi, il giovane che venne sfigurato con l’acido il 2 novembre scorso per uno scambio di persona. “Siamo molto soddisfatti perché è stato dato un volto agli aggressori di mio figlio e Stefano era molto emozionato dopo le condanne” ha detto il padre di Stefano, Alberto. Savi ha spiegato ai cronisti di essere comunque “tranquillo”, anche se “le mie giornate sono ancora molto faticose, perché devo stare quindici ore al giorno con una maschera e posso fare poco”. Il ragazzo ha raccontato inoltre che alla fine di gennaio dovrà sottoporsi ad un altro intervento e la stessa cosa dovrà fare nei mesi successivi, anche per cercare di recuperare la vista da un occhio che è stata compromessa dall’acido.