Claudio Mazzanti (Pd) e Cathy La Torre (Si) avevano preso posizione a favore del sindaco dem Virginio Merola dopo la notizia che, in base a un articolo della legge sul Piano Casa, era stato indagato per avere allacciato l’acqua in due stabili occupati abusivamente
I due sostituti procuratori di Bologna, Antonello Gustapane e Antonella Scandellari hanno ritirato la querela per diffamazione nei confronti dei consiglieri comunali Claudio Mazzanti (capogruppo del Partito democratico) e Cathy La Torre (oggi con Sinistra italiana). I due politici a luglio 2015 avevano preso posizione a favore del sindaco Pd Virginio Merola dopo la notizia che, in base a un articolo della legge sul Piano Casa, era stato indagato per avere allacciato l’acqua in due stabili occupati abusivamente. A seguire l’inchiesta sul primo cittadino (la stessa in cui ora risulta indagata anche l’assessore al Welfare Amelia Frascaroli) sono proprio i due pm. “È tutto surreale, ridicolo. Che cosa sarebbe accaduto se Merola non avesse riallacciato l’acqua? E se un minore si fosse ammalato o fosse morto, di che cosa sarebbe stato incriminato il sindaco?”, disse Mazzanti. “Follia pura. Merola non poteva lasciare due palazzi senza acqua”, commentò invece La Torre. Frasi riportate allora dal Corriere di Bologna, e infatti ad essere querelati erano stati anche i giornalisti che avevano riportato quelle parole (querela ora ritirata anche per loro).
La procura della Repubblica di Ancona (competente per le questioni riguardanti i magistrati bolognesi) aveva aperto un fascicolo mentre nel capoluogo emiliano era partito un dibattito sul diritto di critica da parte della politica. Il Pd si era schierato apertamente a difesa dei due consiglieri. Ora però un comunicato stampa diffuso dall’avvocato Cesarina Mitaritonna, che assiste i due magistrati, chiude la questione. “I termini con i quali si erano espressi con il Corriere di Bologna i signori Claudio Mazzanti e Cathy La Torre – si legge in una nota dello studio legale – apparivano gratuitamente ingiuriosi e soggettivamente diffamatori nella professionalità dei magistrati nella parte in cui si definiva folle, surreale e ridicola l’attività di indagine”. Ma secondo la legale, con le dichiarazioni rilasciate alla stampa in questi primi giorni del 2016 dopo la notizia delle querele i due politici “hanno precisato che le espressioni usate non avevano alcun intento offensivo nei confronti dei singoli magistrati. Quindi, spiega il magistrato, “sono accettate le precisazioni fornite dai due querelati circa la mancanza di una intenzionalità offensiva nei confronti dei due magistrati che le hanno ritenute sufficienti alla salvaguardia del ruolo rivestito dalla magistratura e del principio di obbligatorietà dell’azione penale da parte del pubblico ministero”.