E’ magistrato da 29 anni, ma da 26 è fuori ruolo. Il Csm riprova a far tornare in Italia Giovanni Buttarelli, garante europeo per la privacy. Aveva tentato già due anni fa, ma il giudice aveva impugnato la decisione davanti al Tar. Ora il Consiglio superiore torna all’attacco: c’è la delibera, anche se è congelata in attesa che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che guida il Csm) esprima le proprie valutazioni. Il problema è che sul punto manca ancora una pronuncia del Consiglio di Stato, ultimo grado del processo amministrativo.
Il caso di Buttarelli è finito al centro del lavoro della terza commissione del Csm su richiesta del componente togato Piergiorgio Morosini. Era stato il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini a ottobre a motivare il mancato inserimento della pratica all’ordine del giorno del plenum del Csm con l’esigenza di sottoporla al vaglio di Mattarella, considerate “le implicazioni anche di carattere europeo connesse al suo contenuto”. Un passo “doveroso”, ha ribadito oggi il vicepresidente, visto che si tratta di “un incarico internazionale che implica anche responsabilità verso i partner europei”. “Ho personalmente interloquito con il presidente della Repubblica e sono in attesa di avere indicazioni”, ha riferito, assicurando che solleciterà il Quirinale “ad assumere un orientamento”, e spiegando che quello di Buttarelli è comunque “un caso specialissimo che in alcun modo può mettere in discussione gli orientamenti” assunti dal Consiglio superiore sul terreno del collocamento fuori ruolo dei magistrati. Una materia su cui Palazzo dei marescialli è appena intervenuto per stroncare proprio il fenomeno dei giudici che restano troppo a lungo lontano dai tribunali.
A quella delibera ma anche alle dichiarazioni “di importanti esponenti di questo Csm” a favore della linea del “rigore” sui collocamenti fuori ruolo dei magistrati aveva fatto un esplicito richiamo Morosini. “Non si tratta di scomodare il Parlamento e i suoi progetti di riforma, ma di assumersi la responsabilità di decisioni”, aveva detto il consigliere, invocando la “coerenza”, proprio “per non ridurre a proclami vuoti e di mera facciata le importanti decisioni che abbiamo assunto”.