Non la vogliamo la tua beneficenza, visto che ti chiami Sara Tommasi". E così l'ex soubrette si è vista negare la possibilità di fare del bene
“Non la vogliamo la tua beneficenza, visto che ti chiami Sara Tommasi”. E così l’ex soubrette si è vista negare la possibilità di fare del bene. La Tommasi è stata invitata a Lograto (Brescia), nella Bassa padana, come ospite d’onore per l’inaugurazione di un locale allestito nella stazione Esso. E per l’occasione aveva pensato di donare buona parte del suo cachet sia alla Mamré, che si occupa di disabili, minori e anziani (una comunità, fondata da don Pierino Ferrari, tutta femminile che “nella consacrazione a Dio e ai fratelli si impegna a vivere il battesimo e a testimoniare la cresima in uno stato di vita laicale”), che alla Caritas territoriale. Ma entrambe hanno rispedito al mittente la sua proposta. “Non siamo contrari all’iniziativa in sé, ma l’evento non si confà agli obiettivi del nostro progetto – hanno detto dalla Mamré -. È una questione di contesto e di opportunità. Apprezziamo l’intento, ma abbiamo deciso di non accettare l’offerta”. Ha rifiutato anche la Caritas amministrata da don Biagio Fontana. Non resta che parlarne direttamente con Sara Tommasi.
Allora Sara, cosa è successo.
Ho ricevuto quest’invito a presenziare all’inaugurazione di un impianto di distribuzione di carburanti nella Bassa, e ho accettato al volo perché si tratta di qualcosa che apre, che genera lavoro. Siamo abituati sempre più spesso a ricevere notizie di attività che chiudono le saracinesche…
E a quel punto hai pensato di devolvere il tuo onorario in beneficenza. Ma la chiesa ti ha risposto picche.
E la cosa mi ha profondamente ferita nell’anima.
Non te ne dai pace?
Hanno ritenuto sconveniente abbinare il mio nome al loro. Anche se per solidarietà. Non la trovo accettabile questa discriminazione fatta a priori.
Perché tanto “accanimento”?
Immagino sia dovuto alle note storie passate, sotto il vaglio della magistratura; ma è tutta roba che mi sono gettata definitivamente alle spalle. Sono cambiata. Penso solo a esprimere i miei talenti artistici adesso. Oggi sono una persona nuova.
Che mi dici della Chiesa
Papa Francesco è il vero esempio: ci parla di misericordia, soprattutto dopo aver proclamato il Giubileo. Ma a quanto pare i suoi messaggi sono poco recepiti da un sistema inquinato al suo interno. Gli scandali romani, i lussi degli alti prelati, la storia passata e quella recente non rendono certo Santa Romana Chiesa scevra da ogni peccato. E il perdono dovrebbe essere universale. Potremmo comunque starne a discutere per ore. Io volevo solo, nel mio piccolo, aiutare alcune organizzazioni umanitarie.
Siamo una nazione bigotta?
L’Italia è un paese fintamente bigotto. La voglia di modernizzare il pensiero in rapporto all’evoluzione dei tempi è spesso frenata da una staticità conservatrice che non poggia da nessuna parte. Alcune classi sociali sono bigotte in apparenza, ma poi nei fatti è vero l’esatto contrario.
Come ti comporterai adesso il 23 gennaio? Parteciperai lo stesso?
Certo, e andrò con la massima serenità, donando ugualmente parte del mio cachet a favore di persone e famiglie indigenti, che hanno davvero bisogno.
Ti consideri religiosa?
Ho riscoperto valori importanti durante il periodo natalizio. In famiglia, ma anche nella mia professione: ho capito che scegliendo i collaboratori giusti (come Settimio Colangelo, il mio nuovo manager), anche nel mondo dello spettacolo si può lavorare con lealtà e rispetto. No, non mi definisco una religiosa praticante. Ma di sicuro ribollo di buoni propositi, sia per me che per gli altri.
Che mi dici del tuo passato da pornostar e del suo retaggio nelle aule di tribunale?
Quell’esperienza non ha arrecato danni a nessuno, se non a me stessa. Ma non posso purtroppo entrare nel merito dei procedimenti giudiziari in itinere.
Hai finalmente voltato pagina?
La Sara Tommasi di oggi è una persona che vuole trasmettere con semplicità energia positiva e artistica ai suoi estimatori. E che vuole esaltare il suo talento e il suo appeal seguendo nuovi orizzonti”.
Andrea Diprè l’hai più sentito?
Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.