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Sylvester Stallone, il ritorno di Rocky Balboa in Creed – Nato per Combattere

Il film non cade nella trappola del remake/sequel che scimmiotta l’originale, ma si rivela una creatura indipendente con un corpo nuovo e un’anima antica che collaborano perfettamente insieme. Vi invitiamo quindi a risalire ancora una volta i 72 gradini del Philadelphia Museum of Art, per raggiungere una nuova dimensione in cui l’amore e il coraggio dettano le regole

di Letizia Rogolino

Rocky Balboa ha appeso i guantoni al chiodo dieci anni fa, dopo gli emozionanti e cruenti scontri sul ring che lo hanno visto protagonista per sei film, scritti e diretti nell’arco di trent’anni da Sylvester Stallone (tranne il primo e il quinto film diretti da John G. Avildsen). Il 14 Gennaio 2016 la leggenda continua nel ricordo del suo amico e antagonista Apollo Creed. Quei quindici violenti round con il campione mondiale dei pesi massimi celebrano una vita dedicata alla passione, al sacrificio e allo sport. Adonis Johnson, un ragazzo di Los Angeles con il sangue di Creed nelle vene, arriva a Philadelphia e chiede a Rocky di allenarlo per diventare un pugile professionista. Come resistere alla tentazione e non abbracciare una piacevole nostalgia?

Prende vita così Creed – Nato per Combattere, l’ambizioso film diretto da Ryan Coogler, un giovane regista che, dopo il successo di Prossima Fermata Fruitvale Station girato in soli venti giorni, torna a lavorare con Michael B. Jordan per riportare sul grande schermo un’icona del passato. È stato proprio Coogler a proporre a Stallone la resurrezione di Rocky Balboa, presentando una storia incentrata sul rapporto dell’eroe di strada con il figlio del suo fiero rivale. Dopo due anni di lavoro e la determinazione dell’attore quasi settantenne nel trasformare il progetto in realtà, il regista ha realizzato la sua visione di un cult immerso nella mitologia popolare, tornando sui luoghi originali che ancora respirano la potenza e il cuore dei personaggi nati nel 1976. Creed – Nato per Combattere è un film sportivo e drammatico che non segue l’esempio deludente dell’ultimo lungometraggio del 2006, ma racconta una storia nuova e coinvolgente con semplicità, senza scadere in classiche citazioni e flashback. Coogler sistema riferimenti e omaggi al celebre stallone italiano lungo la sceneggiatura, ma con discrezione ed eleganza, suscitando la commozione dello spettatore che è felice di seguire la nuova avventura di due protagonisti che lottano non per il titolo ma per un futuro e un riscatto personale. Un piccolo grande miracolo del giovane regista alla soglia dei trent’anni che riesce a catturare l’anima combattiva e romantica di un immaginario che prende vita per la settima volta, sulle note di una colonna sonora prevalentemente hip hop, con suggestioni delle indimenticabili composizioni di Bill Conti.

Mentre i pugni volano fin dalla prima scena e il ritmo procede incalzante e dinamico per oltre due ore di proiezione, al centro della sceneggiatura regna l’incontro-scontro tra un Rocky indebolito dal tempo e soffocato dai ricordi, e l’ambizioso e determinato Donnie Johnson, tormentato da una pesante eredità mentre sogna un futuro sul ring dalla scrivania del suo ufficio. Stallone regala una delle sue migliori interpretazioni, ritrovando la forza e il coraggio del personaggio stoico e tenero che gli appartiene da sempre. Michael B. Jordan conferma il suo talento ed è perfettamente a suo agio accanto alla leggenda, mentre combatte i vari incontri coreografati dal coordinatore stunt Clayton Barber in stretta collaborazione con Coogler, e con il preziosissimo contributo dell’esperienza e competenza di Stallone. La loro alchimia sulla scena dona una potenza emotiva alla storia ma aggiunge anche irresistibili sfumature esilaranti e una buona dose di umorismo, giocando sul contrasto generazionale. Creed – Nato per Combattere non cade quindi nella trappola del remake/sequel che scimmiotta l’originale, ma si rivela una creatura indipendente con un corpo nuovo e un’anima antica che collaborano perfettamente insieme. Vi invitiamo quindi a risalire ancora una volta i 72 gradini del Philadelphia Museum of Art, per raggiungere una nuova dimensione in cui l’amore e il coraggio dettano le regole.

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