E’ un macedone di 49 anni che viveva nel Trevigiano il primo espulso del 2016 “per motivi di prevenzione di terrorismo”. Nello scorso novembre – ricostruisce l’Ansa – il figlio di 8 anni aveva elogiato in classe per la strage di Parigi, inneggiando all’Isis e all’uccisione del Papa.
“Noi – ha commentato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che ha firmato il provvedimento, la 67/a espulsione dal 2015 – siamo un Paese che conosce i principi dell’accoglienza per chi fugge da guerre e persecuzioni, ma siamo un Paese che fa rispettare le proprie leggi e le proprie regole e chi non le rispetta o si dimostra persino ostile alle nostre tradizioni, lo espelliamo. Questa è la nostra linea”.
La linea, già applicata in precedenti casi, è mandare via dall’Italia chi non può essere colpito dalla magistratura per specifici reati, ma rappresenta un pericolo per le sue posizioni radicali. Nel caso del macedone – Ljimani Redjep il suo nome, viveva a San Zenone degli Ezzellini, era impiegato in una ditta di imballaggi – le indagini svolte dai carabinieri del Ros indicano che era inserito in un giro di soggetti di origine balcanica, accomunati da posizioni oltranziste di stampo wahabita. In particolare l’uomo aveva evidenziato chiari elementi di radicalizzazione, con un progressivo cambiamento in chiave antioccidentale del proprio modo di vivere, anche a livello estetico.
Dal marzo del 2012, Redjep era il ‘responsabile sociale’ dell’Associazione Culturale Islamica ‘Fratellanza’ di San Zenone e, in questa veste, dopo gli attacchi terroristici del 13 novembre a Parigi, aveva rifiutato di aderire all’iniziativa, promossa da altre associazioni islamiche della provincia di Treviso, di diffondere un comunicato di solidarietà alla Francia e di disapprovazione nei confronti. Rifiuto definito “molto indicativo” da Alfano ai fini della decisione di mandarlo via dall’Italia.
Sempre a novembre avevano fatto scalpore alcuni commenti in classe del figlio del macedone riferiti proprio alle stragi francesi: “hanno fatto bene, è giusto quello che hanno fatto, adesso andiamo a Roma e uccideremo il Papa, viva l’Isis”. Parole che avevano spinto la dirigente scolastica a segnalare il fatto al ministero degli Esteri con grande risalto dei media locali. Nella mattinata di mercoledì 13 gennaio, l’uomo è stato portato in questura dove gli è stato notificato il decreto di espulsione prima di essere accompagnato all’aeroporto di Venezia dove è stato imbarcato su un aereo diretto in Macedonia. Lascia in Italia la moglie e i suoi due figli.