In queste ore da noi si cerca la quadra sulla step child adoption, l’adozione del figlio del partner. C’è a chi pare scontata e c’è chi invece paventa che, per procurarsi il bimbo da adottare, si scateni il ricorso all’utero in affitto, che da noi non è consentito mentre all’estero è possibile, sicché il divieto nostrano sarebbe facilmente aggirabile. Sta di fatto che mentre qui ci si macera attorno alla questione, ieri sera, annunciato fra gli highlight della Tv Guide d’Inghilterra, la televisione britannica ha trasmesso, classificandolo nel genere comedy, Baby Mama, un film del 2009 dove ci si spancia dalle risate secondo la più classica commedia degli equivoci.
Tutto inizia con la decisione di una donna – di alta estrazione – rassegnata alla infertilità ma in grado di fornire i propri ovuli, che, previa scelta di un maschio donatore tra un assortimento di fascinosi, ricorre a una madre surrogata, ovviamente della working class, con la quale inizia perfino una convivenza pro-tempore e ad hoc. Peccato che la briccona, quella della working class, si trovi talmente a proprio agio da nascondere l’ecografia che rivela come la fecondazione non sia in effetti avvenuta… E naturalmente le cose precipitano ed è tutto un rincorrersi fra fidanzati in ansia e gravidanze che appaiono e scompaiono.
Resta il fatto che gli americani (Universal) producendo il film, e gli inglesi riprendendolo a distanza d’anni in tv, manifestano una assoluta disinvoltura su una materia che in Italia convoca, e di corsa, i più sacri principi. Confessiamo che anche noi tenderemmo, d’istinto, alla linea anglosassone, ma per quanto riguarda l’Italia rispettosamente evitiamo di mettere becco sperando nella libertà di coscienza dei rappresentanti in Parlamento. Ci limitiamo semplicemente a segnalare che se volete vedere il film (e per questo non siamo giunti a svelarne il finale) lo potete trovare su Netflix, se siete fra gli abbonati (da escludere che qualche distributore cinematografico abbia la pensata di piazzarlo in sala fra Zalone e Star Wars perché, a dire il vero, quando venne programmato nell’estate del 2009 il tonfo fu notevole, neanche 20mila spettatori).
Altrimenti non vi resta che sperare che qualcuna delle tante tv che si assiepano nel telecomando italiano, abbia la bella pensata di recuperare il film non per il suo valore intrinseco, che come avrete capito non è granché, ma per la sua contingente e involontaria attualità. Avvisando con buon anticipo e buon risalto (altrimenti non vale), e magari organizzandoci attorno la giusta misura di chiacchiera, come usa fare di tanto in tanto, Enrico Mentana su La7.