Sono passati 21 anni da quando mani e menti ancora ignote progettarono ed eseguirono l’assassinio di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin. A pagare per tutti, sino ad oggi, è stato Hashi Omar Hassan, cittadino somalo, indicato come uno degli autori dell’esecuzione. Per questa ragione è stato condannato a 26 anni di carcere, 10 dei quali già trascorsi nel carcere di Padova, da dove, ogni giorno, ha continuato a proclamare la sua innocenza.

Ilaria-Alpi-Miran-Hrovatin

Paradossalmente Il suo grido ha convinto proprio la famiglia di Ilaria, la mamma Luciana che non ha mai creduto agli accusatori di Hassan, anzi ha persino sollecitato la revisione del processo. Le sue sensazioni hanno trovato conferma in una clamorosa intervista di Maria Chiara Cazzaniga del programma “Chi l’ha visto” che ha raccolto a Londra la ritrattazione del “Superteste” Ali Hamed Rage “Gelle”. A questo punto gli avvocati di Hashi hanno potuto finalmente chiedere la revisione del processo e la prima udienza si è già svolta al tribunale di Perugia.

La quasi inevitabile, e peraltro mostruosamente tardiva, assoluzione di Hashi riaprirà la strada alla ricerca di chi ha ideato, progettato ed eseguito l’assassinio e magari sarà anche il caso di svelare i nomi di chi, sin dall’inizio, ha favorito l’azione di depistaggio, contribuendo a far sparire le tracce e ad occultare le responsabilità. Forse quei nomi non verranno mai a galla, magari sono già sepolti sotto quintali di carte e di rifiuti tossici e nocivi, ma le istituzioni hanno il dovere di rovistare ovunque, anche nella spazzatura, e non solo in modo simbolico, pur di far emergere anche un solo brandello di verità e restituire una speranza a chi non ha mai smesso di reclamare “Giustizia” per Ilaria e Miran.

In questi anni costoro, a partire dai genitori di Ilaria, hanno dovuto subire anche l’onta di vedere messe in dubbio le loro parole e di chi li ha trattati alla stregua di rompiscatole, alla ricerca di una qualche vendetta privata, ossessionati dalla “pista dei rifiuti e dei traffici”. Se e quando il tribunale di Perugia dovesse, come appare più che probabile, scagionare Hashi, sarà sempre più difficile continuare a tenere in equilibrio il castello di carte e di bugie sin  qui costruito.

Comunque andrà, sarà il caso si cominciare a chiedere scusa non solo ai familiari e agli amici di Ilaria e di Miran, ma anche a Hashi Omar Hassan, il cittadino somalo che ha trascorso tanta parte della sua giovinezza nelle carceri italiane.

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