Il Cnr le stava lasciando a casa. Paola, Rita, Sonia e Chiara, quattro precarie storiche della sede di Pisa, una delle quali incinta. Le prime di un migliaio di ricercatori che da qui a pochi mesi potrebbero perdere il posto. “Non ci sono fondi”, dicono a Roma, per garantire loro uno stipendio da 20mila euro l’anno. Ma pochi giorni prima del benservito il cda dell’ente ha stanziato 1,2 milioni di euro per le “indennità di responsabilità” ai dirigenti che un posto ce l’hanno e ben remunerato. E prima ancora molti altri soldi spesi in vario modo: dallo shopping immobiliare alle auto di servizio e fino al catering.

Contraddizioni riemerse ieri durante la protesta delle ricercatrici di Pisa che, insieme all’Unione sindacale di base, hanno manifestato davanti alla sede di Piazzale Aldo Moro nella speranza di un ravvedimento nei confronti delle ricercatrici dell’Istituto di Fisiologia clinica, il dipartimento finito nel mirino della Procura per un buco tra i 4 e i 10 milioni di euro frutto di una mala gestione che si è protratta per anni. Sonia e le altre ne sono le prime vittime, ma non le sole.

A fine giornata otterranno una proroga fino al 31 di marzo ma nessuna prospettiva oltre quella data, così come per molte centinaia di colleghi che presto potrebbero finire a spasso per la mancanza di fondi dichiarata dall’ente. “Il numero ancora non è stato precisato ma potrebbero essere più di un migliaio”, spiega Cinzia Della Porta dell’Usb che ha sostenuto la protesta e incontrato i responsabili del personale e delle relazioni sindacali. “Abbiamo ribadito che nel caso specifico si tratta di lavoratrici con almeno dieci anni, anche più, di lavoro esclusivo per l’ente, sempre con contratti a termine. Di fatto sono dipendenti. La risposta è stata che non ci sono risorse e questo vale purtroppo anche per gli altri contratti in scadenza al 31 marzo, che siano assegni di ricerca o tempi determinati”.

Quanti rischiano il posto? “Al Cnr si contano 8mila dipendenti, 1.400 tempi determinati e 2.550 atipici cioé assegni di ricerca co.co.co. Quindi i precari sono circa 4mila. Il Cnr ci ha detto che solo i contratti che fanno direttamente capo all’ente centrale in scadenza sono 300, per i quali non c’è copertura. Però ci sono anche gli istituti periferici dove ogni ente procede direttamente alle assunzioni. Il numero effettivo verrà fuori nel corso delle prossime settimane e sarà molto più consistente. Loro stessi fanno riferimento a migliaia di lavoratori che sono a rischio di perdere il poso”.

Che dire, se proprio i soldi non ci sono… Ma è davvero così? Il 31 dicembre le ricercatrici scoprono che non saranno rinnovate causa zero soldi. E che saranno le prima di una serie. Ma giusto 10 giorni prima, il consiglio di amministrazione del Cnr “senza soldi” fa un bel regalo di Natale a chi forse ne ha meno bisogno: il 21 dicembre sottoscrive con i sindacati (Cisl e Uil, la Cgil non firma) un assegno d’indennità da 1,2 milioni di euro per i dirigenti a copertura delle loro “responsabilità”: una cifra variabile da 4 a 10 mila euro ciascuno. Non solo. Lo stesso giorno la direzione generale decreta di affidare in concessione i servizi di bar, ristorazione, catering presso tutte le sedi dell’ente con una gara del valore di 60 milioni di euro in cinque anni. Nel lotto II c’è Pisa, la sede che ha in capo le quattro precarie, la voce mensa e bar peserà sul bilancio di quella sede per oltre un milione di euro l’anno. Insomma, i soldi non mancano.

Tanti altri esempi si potrebbero fare. Alcuni li ha fatti la Corte dei Conti a luglio, nella sua relazione sulla gestione dell’ente, rilevando tra gli altri costi in aumento per l’acquisto di autovetture (da 175 a 288mila euro) e per spese di pubblicità. Bacchettate arrivano anche per la politica immobiliare dell’ente che pur dichiarandosi “povero” continua ad acquistare sedi. La consistenza del patrimonio (65 immobili) supera i 730 milioni di euro ma la foga del mattone non si è ancora fermata, a differenza di quella necessaria a garantire un posto ai ricercatori.

 

Riceviamo e pubblichiamo dal direttore generale del Cnr Paolo Annunziato

Egregio Direttore,

in relazione all’articolo “CNR, mancano soldi per pagare i ricercatori…’ (Il Fatto, 14 gennaio u.s.), si precisa quanto segue.

La riorganizzazione del CNR portata a termine dall’attuale vertice ha ridotto a un terzo (da 28 a 10) gli Uffici dirigenziali e i correlati incarichi dirigenziali e costi per retribuzioni e indennità. Al fine di preservare la funzionalità delle attività dell’Ente è stato necessario assegnare a ricercatori e tecnologi dotati di specifica e comprovata competenza, tramite apposite selezioni, le responsabilità gestionali di alcune strutture amministrative: a tali responsabilità è collegata, ai sensi del contratto di comparto, un’indennità legata per il 50% al merito e alla realizzazione degli obiettivi assegnati, il cui ammontare complessivo – ben inferiore a quello previsto per le strutture dirigenziali – ammonta a non oltre 162 mila euro annui per sei anni. Altre indennità sono previste dal contratto per il personale in strutture tecnico scientifiche e progetti europei di particolare rilevanza. Tali oneri peraltro gravano in parte su risorse provenienti da commesse esterne e comunque non incidono minimamente sull’entità delle risorse per il personale a tempo determinato, stabilite chiaramente dalla normativa e che ogni anno comportano per il CNR una spesa di oltre 57 milioni di euro, di cui circa 52 milioni provenienti da risorse esterne.

Per quanto riguarda gli altri punti: la gara per i servizi di ristorazione, bar e catering di 58 milioni riguarda sette anni e il costo non è sostenuto dal CNR ma dal personale mediante il buono pasto ovvero da chi usufruisce di tali servizi; il CNR non sostiene alcun costo per pubblicità e gli importi a bilancio riguardano spese per convegni e mostre; il costo delle vetture si riferisce principalmente ad automezzi utilizzati nell’esercizio dell’attività di ricerca e l’unica vettura a noleggio è quella in uso del Presidente; il CNR ha attuato una razionalizzazione legata a ridurre drasticamente il costo dei fitti passivi tramutandolo in ratei di mutuo collegati all’acquisizione di immobili.

Distinti saluti

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Contratti, i sindacati vogliono la partecipazione nelle imprese. “Ma è impossibile fare come in Germania”

next
Articolo Successivo

Sanità, più compiti e meno assunzioni: lavoratori sempre più in affanno

next