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Colonia. Riassunto delle puntate precedenti. Si era parlato di mille uomini alticci e molesti. La cifra non è confermata. Si era parlato di branchi organizzati. La polizia locale smentisce e chi si intende di bufale parla di un errore di traduzione. Pare che la notizia originaria parlasse di “numerosi immigrati” e non di branchi organizzati. A supporto della versione colonialista è stato fatto girare un video che, per dichiarazione della stessa giornalista tedesca che ne era stata protagonista, in realtà era stato girato al Cairo nel 2012. La storia dei cinquecento stupri nella discoteca di Bielefeld è stata smentita dalla polizia. Non è vero. L’altra storia dei profughi tutti cattivi? Falsa anche quella.
Molte delle persone identificate sono state accusate di furto e lesioni. Tantissime donne sono state derubate. Ci sono molte denunce per molestie ma, per dirla con Brigitte Vassallo, dimostrano solo che la maggior parte di quelle donne hanno denunciato quel che normalmente si subisce. Stupri a parte, gravi e che meritano un ragionamento a parte, quante sono le donne che sopportano uno che ti tocca il culo, ti si strofina contro, ti tocca i seni? Se in Italia, durante la notte di Capodanno, le donne avessero voluto evidenziare l’impossibilità di attraversare lo spazio pubblico senza essere toccate, sono certa che oggi avremmo centinaia di denunce contro uomini italiani.
Tutto questo non vuol dire che i fatti di Colonia non siano gravi, anzi. Lo sono e non serve ingigantire il problema, proporlo in stile emergenziale, come per ogni grave crimine contro le donne, come se certi fenomeni fossero individuabili solo ponendo un grave accento sulla mostritudine di chi lo compie. Chi infligge violenza sulle donne è un mostro? È l’uomo nero? O è una faccenda diffusissima che viene ammessa solo in determinate circostanze e non per il bene delle donne?
Lo scorso anno ricordo che per i femminicidi si usò questo stesso tono. Come se non fosse mai avvenuto prima. Ma c’era un governo che guadagnò consenso sulla pelle delle donne senza tenerle in debita considerazione. Decisero per una legge che tratta la violenza sulle donne come un problema di ordine pubblico, che causerebbe sottrazione di risorse umane al welfare, perché le donne morte non possono compiere lavori di cura. Una legge basata sulla repressione e non sulla prevenzione, con un piano antiviolenza che indica soltanto che del fenomeno non hanno capito nulla.
Lo scorso anno fu un continuo appellarsi alla responsabilità degli uomini, all’impegno dell’uomo, l’eroe, il cavaliere, il paternalista, a controllare e proteggere il corpo delle donne dal mostro laggiù, quello di fuori, ponendo soprattutto l’accento sui delitti contro donne limitate dalla mentalità del fidanzato o del genitore musulmano. Decine di uomini “cristiani” ammazzano le donne ma i titoli dei quotidiani si fermano a mettere in evidenza quel paio di delitti, certamente gravi, per mano di uomini che in nome delle tradizioni lavano l’onore con il sangue di queste donne ribelli.
Quello che è successo a Colonia è diventato il pretesto per l’organizzazione di attacchi squadristi e nazisti contro stranieri che sono stati feriti. È diventato il modo per criminalizzare tutti i rifugiati e per spegnere quell’ondata di buon senso che era stata generata dalla commozione provata quando cominciarono a circolare le foto di bambini annegati mentre tentavano di varcare i confini a partire da altri mondi. La foto del bambino siriano, trovato morto in spiaggia, diventò un simbolo a dimostrare la disumanità di regole decise in Europa. Ma l’apertura della Merkel, il fatto che gli stati sono obbligati a ospitare una quota di profughi, non andò giù a molti. Il malcontento razzista si trasforma in odio, nell’alibi dato a chi vorrebbe ammazzare i profughi uno ad uno.
I fatti di Colonia sono serviti a gente così, razzisti, nazisti, fanatici, che sulla pelle delle donne hanno raccolto un bel bottino sostituendo l’immagine del povero bambino siriano con quella di donne attaccate da branchi di uomini stranieri e famelici.
A chi dice che i paesi del nord europeo sarebbero luoghi di pace e serenità per le donne va detto che da una indagine risulta invece che proprio quei paesi sono quelli in cui le donne subiscono più violenze. Alle donne, tipo Zanardo, che l’altro ieri si è svegliata dicendo che prima di lei il nulla, va detto che noi ne abbiamo discusso, in tante, ma non abbiamo le pagine di Repubblica a sostenere ogni parola offerta. A chi dice che le femministe hanno banalizzato i fatti per paura di apparire razziste, direi che semmai è avvenuto il contrario. Sono le razziste che hanno distorto i fatti, con una disonestà intellettuale formidabile, per paura di apparire troppo femministe.
Una femminista che legge di violenze sulle donne come di fatti di ordine pubblico, con una descrizione delle vittime che le fa apparire passive, donne infanti, alle quali solo l’uomo può offrire aiuto, producendo un purplewashing, come lo chiama Brigitte Vassallo e un backlash gender, un ritorno alla cultura patriarcale, per quel che mi riguarda non è così tanto femminista. Ma di interventi colonialisti, infarciti di cattiva comunicazione e di disinformazione, ne abbiamo letti tanti. Per esempio, Wu Ming risponde punto per punto a quel che ha scritto Maurizio Molinari su La Stampa e Dacia Maraini sul Corriere della Sera. Prima ancora avevamo criticato quel che aveva scritto, e poi ribadito in alcune interviste in tv, Lucia Annunziata.
Infine ci sono le donne. Le femministe tedesche che sono scese in piazza subito, con cartelli in cui era scritto: “sessisti, razzisti, siete stronzi dappertutto!”, oppure “No sessismo, no razzismo”, perché ne hanno, ne abbiamo abbastanza di essere usate per legittimare tutto, razzismo incluso, meno che le soluzioni che chiediamo per salvarci da sole.
Quello che è successo a Colonia, come ci ricordano tante ragazze che testimoniano il proprio punto di vista, non è nulla di eccezionale, non perché non sia importante, ma perché avviene sempre, per mano di chiunque, e non serve essere “stranieri” per essere maschilisti. Così, per dire: chi fino a ieri mi scriveva che mi piace il pene islamico (?!?), oggi pratica militanza in web contro le unioni civili, le famiglie omogenitoriali, le stepchildadoption. Chi ieri diceva che era contro la violenza sulle donne, oggi torna a parlare di corpi delle donne come di luoghi appartenenti a chi ordina se e quando partorire e di non abortire. Infine chi ieri era assolutamente certo di quel che è avvenuto a Colonia, oggi torna a discutere di violenze sulle donne e stupri non ammettendo che il problema esiste e che le donne non è affatto vero che inventino sempre prima di fare una denuncia.
Chi siete voi, allora? Antisessisti con mille contraddizioni o lucidi razzisti e sessisti che non hanno alcuno scrupolo mentre ci usate per chiedere la chiusura delle frontiere europee, in nostro nome? Quante volte ancora dovremo leggere del problema della violenza sulle donne come fenomeno che sta in secondo piano rispetto a tutto? Se le donne hanno subito violenza perché si parla di immigrati e leggi razziste? Se le donne subiscono violenza perché si sposta l’attenzione su altre cose?
Tornando alla notte di Capodanno allora possiamo sintetizzare così la faccenda. Durante quella notte molti uomini hanno molestato, ovunque, le donne alle quali non è permesso divertirsi senza dover temere di essere molestate o stuprate. Questo non è un problema di ordine pubblico e non dipende neppure dall’etnia di chi molesta e stupra. Questo è un problema culturale che attiene alla maniera in cui le donne sono considerate. Oggetti di desiderio e non soggetti. Oggetti sessuali e non soggetti il cui consenso deve essere preso in considerazione. Si tratta di un problema culturale che le donne vivono fuori e soprattutto dentro casa. Le donne subiscono violenza in casa, o per mano di persone conosciute, nella misura di un 90% circa. Tutto ciò non si risolve con la cacciata dei migranti, altrimenti dovremmo espellere certamente più europei di quanti immaginiamo, inclusi molti italiani. Non si risolve con i cortei di chi parla di “nostre donne”, esattamente come dicevano i fascisti un tempo. Non si risolve con leggi emergenziali ma con un attento lavoro culturale che deve riguardare tutto e tutti.
Cominciamo da qui: violenza di genere è? Sessismo è?
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Eretica
Precari(A)
Donne di Fatto - 14 Gennaio 2016
Colonia, la violenza di genere non è un problema di ordine pubblico
Colonia. Riassunto delle puntate precedenti. Si era parlato di mille uomini alticci e molesti. La cifra non è confermata. Si era parlato di branchi organizzati. La polizia locale smentisce e chi si intende di bufale parla di un errore di traduzione. Pare che la notizia originaria parlasse di “numerosi immigrati” e non di branchi organizzati. A supporto della versione colonialista è stato fatto girare un video che, per dichiarazione della stessa giornalista tedesca che ne era stata protagonista, in realtà era stato girato al Cairo nel 2012. La storia dei cinquecento stupri nella discoteca di Bielefeld è stata smentita dalla polizia. Non è vero. L’altra storia dei profughi tutti cattivi? Falsa anche quella.
Molte delle persone identificate sono state accusate di furto e lesioni. Tantissime donne sono state derubate. Ci sono molte denunce per molestie ma, per dirla con Brigitte Vassallo, dimostrano solo che la maggior parte di quelle donne hanno denunciato quel che normalmente si subisce. Stupri a parte, gravi e che meritano un ragionamento a parte, quante sono le donne che sopportano uno che ti tocca il culo, ti si strofina contro, ti tocca i seni? Se in Italia, durante la notte di Capodanno, le donne avessero voluto evidenziare l’impossibilità di attraversare lo spazio pubblico senza essere toccate, sono certa che oggi avremmo centinaia di denunce contro uomini italiani.
Tutto questo non vuol dire che i fatti di Colonia non siano gravi, anzi. Lo sono e non serve ingigantire il problema, proporlo in stile emergenziale, come per ogni grave crimine contro le donne, come se certi fenomeni fossero individuabili solo ponendo un grave accento sulla mostritudine di chi lo compie. Chi infligge violenza sulle donne è un mostro? È l’uomo nero? O è una faccenda diffusissima che viene ammessa solo in determinate circostanze e non per il bene delle donne?
Lo scorso anno ricordo che per i femminicidi si usò questo stesso tono. Come se non fosse mai avvenuto prima. Ma c’era un governo che guadagnò consenso sulla pelle delle donne senza tenerle in debita considerazione. Decisero per una legge che tratta la violenza sulle donne come un problema di ordine pubblico, che causerebbe sottrazione di risorse umane al welfare, perché le donne morte non possono compiere lavori di cura. Una legge basata sulla repressione e non sulla prevenzione, con un piano antiviolenza che indica soltanto che del fenomeno non hanno capito nulla.
Lo scorso anno fu un continuo appellarsi alla responsabilità degli uomini, all’impegno dell’uomo, l’eroe, il cavaliere, il paternalista, a controllare e proteggere il corpo delle donne dal mostro laggiù, quello di fuori, ponendo soprattutto l’accento sui delitti contro donne limitate dalla mentalità del fidanzato o del genitore musulmano. Decine di uomini “cristiani” ammazzano le donne ma i titoli dei quotidiani si fermano a mettere in evidenza quel paio di delitti, certamente gravi, per mano di uomini che in nome delle tradizioni lavano l’onore con il sangue di queste donne ribelli.
Quello che è successo a Colonia è diventato il pretesto per l’organizzazione di attacchi squadristi e nazisti contro stranieri che sono stati feriti. È diventato il modo per criminalizzare tutti i rifugiati e per spegnere quell’ondata di buon senso che era stata generata dalla commozione provata quando cominciarono a circolare le foto di bambini annegati mentre tentavano di varcare i confini a partire da altri mondi. La foto del bambino siriano, trovato morto in spiaggia, diventò un simbolo a dimostrare la disumanità di regole decise in Europa. Ma l’apertura della Merkel, il fatto che gli stati sono obbligati a ospitare una quota di profughi, non andò giù a molti. Il malcontento razzista si trasforma in odio, nell’alibi dato a chi vorrebbe ammazzare i profughi uno ad uno.
I fatti di Colonia sono serviti a gente così, razzisti, nazisti, fanatici, che sulla pelle delle donne hanno raccolto un bel bottino sostituendo l’immagine del povero bambino siriano con quella di donne attaccate da branchi di uomini stranieri e famelici.
A chi dice che i paesi del nord europeo sarebbero luoghi di pace e serenità per le donne va detto che da una indagine risulta invece che proprio quei paesi sono quelli in cui le donne subiscono più violenze. Alle donne, tipo Zanardo, che l’altro ieri si è svegliata dicendo che prima di lei il nulla, va detto che noi ne abbiamo discusso, in tante, ma non abbiamo le pagine di Repubblica a sostenere ogni parola offerta. A chi dice che le femministe hanno banalizzato i fatti per paura di apparire razziste, direi che semmai è avvenuto il contrario. Sono le razziste che hanno distorto i fatti, con una disonestà intellettuale formidabile, per paura di apparire troppo femministe.
Una femminista che legge di violenze sulle donne come di fatti di ordine pubblico, con una descrizione delle vittime che le fa apparire passive, donne infanti, alle quali solo l’uomo può offrire aiuto, producendo un purplewashing, come lo chiama Brigitte Vassallo e un backlash gender, un ritorno alla cultura patriarcale, per quel che mi riguarda non è così tanto femminista. Ma di interventi colonialisti, infarciti di cattiva comunicazione e di disinformazione, ne abbiamo letti tanti. Per esempio, Wu Ming risponde punto per punto a quel che ha scritto Maurizio Molinari su La Stampa e Dacia Maraini sul Corriere della Sera. Prima ancora avevamo criticato quel che aveva scritto, e poi ribadito in alcune interviste in tv, Lucia Annunziata.
Infine ci sono le donne. Le femministe tedesche che sono scese in piazza subito, con cartelli in cui era scritto: “sessisti, razzisti, siete stronzi dappertutto!”, oppure “No sessismo, no razzismo”, perché ne hanno, ne abbiamo abbastanza di essere usate per legittimare tutto, razzismo incluso, meno che le soluzioni che chiediamo per salvarci da sole.
Quello che è successo a Colonia, come ci ricordano tante ragazze che testimoniano il proprio punto di vista, non è nulla di eccezionale, non perché non sia importante, ma perché avviene sempre, per mano di chiunque, e non serve essere “stranieri” per essere maschilisti. Così, per dire: chi fino a ieri mi scriveva che mi piace il pene islamico (?!?), oggi pratica militanza in web contro le unioni civili, le famiglie omogenitoriali, le stepchildadoption. Chi ieri diceva che era contro la violenza sulle donne, oggi torna a parlare di corpi delle donne come di luoghi appartenenti a chi ordina se e quando partorire e di non abortire. Infine chi ieri era assolutamente certo di quel che è avvenuto a Colonia, oggi torna a discutere di violenze sulle donne e stupri non ammettendo che il problema esiste e che le donne non è affatto vero che inventino sempre prima di fare una denuncia.
Chi siete voi, allora? Antisessisti con mille contraddizioni o lucidi razzisti e sessisti che non hanno alcuno scrupolo mentre ci usate per chiedere la chiusura delle frontiere europee, in nostro nome? Quante volte ancora dovremo leggere del problema della violenza sulle donne come fenomeno che sta in secondo piano rispetto a tutto? Se le donne hanno subito violenza perché si parla di immigrati e leggi razziste? Se le donne subiscono violenza perché si sposta l’attenzione su altre cose?
Tornando alla notte di Capodanno allora possiamo sintetizzare così la faccenda. Durante quella notte molti uomini hanno molestato, ovunque, le donne alle quali non è permesso divertirsi senza dover temere di essere molestate o stuprate. Questo non è un problema di ordine pubblico e non dipende neppure dall’etnia di chi molesta e stupra. Questo è un problema culturale che attiene alla maniera in cui le donne sono considerate. Oggetti di desiderio e non soggetti. Oggetti sessuali e non soggetti il cui consenso deve essere preso in considerazione. Si tratta di un problema culturale che le donne vivono fuori e soprattutto dentro casa. Le donne subiscono violenza in casa, o per mano di persone conosciute, nella misura di un 90% circa. Tutto ciò non si risolve con la cacciata dei migranti, altrimenti dovremmo espellere certamente più europei di quanti immaginiamo, inclusi molti italiani. Non si risolve con i cortei di chi parla di “nostre donne”, esattamente come dicevano i fascisti un tempo. Non si risolve con leggi emergenziali ma con un attento lavoro culturale che deve riguardare tutto e tutti.
Cominciamo da qui: violenza di genere è? Sessismo è?
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Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Gli Emirati Arabi Uniti sono desiderosi di migliorare la cooperazione con il vostro Paese amico, al fine di sostenere la pace e la stabilità in Medio Oriente e nel mondo, soprattutto perché i due Paesi hanno orientamenti comuni in questo senso". Lo ha affermato il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
"Sono fiducioso -ha aggiunto- che i risultati di questa visita avranno un grande impatto nel far progredire le nostre relazioni in vari campi, alla luce della volontà comune di continuare a lavorare per sviluppare queste relazioni a beneficio dei due Paesi e dei due popoli".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "I nostri Paesi condividono, accanto a una analoga sensibilità per i temi della pace e della cooperazione, una naturale vocazione agli scambi commerciali e apertura agli investimenti. Sono lieto di constatare che la collaborazione bilaterale negli ultimi anni si è notevolmente intensificata. Sono numerose le imprese italiane che operano negli Emirati Arabi Uniti e con esse è in crescita anche la comunità di italiani che nel Suo Paese vive nell’accogliente realtà emiratina". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Lo sviluppo di idee e investimenti in Italia è benvenuto -ha aggiunto il Capo dello Stato- e queste prospettive saranno opportunamente approfondite nel forum imprenditoriale che si svolgerà domani. Accanto ai settori tradizionali, troveranno certamente posto quelli d’avanguardia e maggiormente proiettati al futuro. Le sfide internazionali passano dalla capacità di affrontare e progettare la transizione energetica che ci vede già collaborare ad ambiziose iniziative, nel quadro della sempre più avvertita consapevolezza che questo sia indispensabile per garantire alle prossime generazioni un futuro che, per essere prospero, dovrà essere sostenibile".
"Abbiamo, con questa consapevolezza, collaborato con il suo Paese -ha ricordato il Presidente della Repubblica- per il raggiungimento dell’accordo sul clima, sancito dalla Cop28 di Dubai che, per la prima volta, richiama esplicitamente la necessità di avviare una transizione dai combustibili fossili".
"Quella tra Emirati Arabi Uniti e Italia è una agenda ricca di opportunità. Penso allo sviluppo del continente africano, che ha tante implicazioni anche per la sua stabilità e per la vita della comunità internazionale. Penso al tema dello spazio. A quello dell’intelligenza artificiale".
"Abu Dhabi e Roma -ha concluso Mattarella- avvertono la responsabilità di contribuire, in una fase così confusa e convulsa della vita internazionale, a fare prevalere una visione incentrata sul valore del dialogo, su uno sviluppo equilibrato e sulla tenace costruzione di relazioni positive fra gli Stati".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Il Mediterraneo e la regione del Medio Oriente vivono oggi un periodo di più accentuata instabilità e di profonde sofferenze. In questi tempi difficili, Emirati Arabi Uniti e Repubblica italiana hanno lavorato insieme per promuovere la pace. Abbiamo condannato con fermezza il disumano e vile attacco terroristico del 7 ottobre da parte di Hamas –che rinnova atrocità con il crudele spettacolo nella consegna degli ostaggi sopravvissuti e dei corpi di quelli uccisi- e abbiamo esercitato in questi mesi ogni sforzo perché le violenze del conflitto che vi ha fatto seguito -che hanno afflitto gravemente i civili- avessero fine. Oggi l’impegno non può che essere diretto a evitare una ripresa dei combattimenti, a tenere aperto il filo dei colloqui faticosamente costruito in questi mesi, a rimuovere i sedimenti di rancore". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Il ritorno alle ostilità -ha proseguito il Capo dello Stato- non è foriero né di sicurezza futura per Israele, né, tantomeno, di soluzioni per il popolo palestinese, che versa, a Gaza, in condizioni drammatiche. Con ostinazione va ripetuto che il perseguimento della prospettiva due popoli-due Stati resta l’unica in grado di garantire una pace condivisa e sostenibile. Con grande apprezzamento desidero sottolineare lo straordinario aiuto umanitario degli Emirati Arabi Uniti in favore della popolazione di Gaza. È un impegno -quello per salvare vite umane, prestare soccorso ai feriti- che ci ha visto, ancora una volta, lavorare con orgoglio fianco a fianco".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Alla vigilia della gara di campionato con il Monza e dopo il passaggio agli ottavi in Europa League, la Roma ha annunciato che "Niccolò Pisilli ha rinnovato il proprio contratto con il Club fino al 30 giugno 2029".
"Classe 2004, il centrocampista -fiore all’occhiello del settore giovanile giallorosso- è diventato rapidamente un punto di forza della Prima Squadra collezionando 34 presenze complessive (e 4 gol segnati) tra Serie A, Europa League e Coppa Italia", spiega la Roma.
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Le Associazioni dei pazienti "hanno collaborato alla stesura del policy paper di Ovarian Cancer Commitment (Occ) che si articola in sei punti: come Associazione nazionale che sostiene i portatori di mutazione dei geni Brca e le loro famiglie, due di questi ci stanno particolarmente a cuore e sono il riconoscimento dei Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) per le donne ad alto rischio cancro all’ovaio in tutte le Regioni e l’estensione dell’esenzione D99 per le persone portatrici di tumore ovarico in tutte le Regioni. Allo stato attuale soltanto 8 regioni su 20 hanno approvato il Pdta, e soltanto 10 hanno approvato l’esenzione, quindi vuol dire che ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B ancora oggi nel 2025". Così Ornella Campanella presidente aBRCAdabra in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è chiuso oggi a Roma.
Per Campanella è importante anche "il riconoscimento della chirurgia di riduzione del rischio all’interno di Lea che ad oggi non c’è – spiega - nonostante si sia ampiamente dimostrata come l’unica strategia in grado di prevenire il cancro all’ovaio nelle donne a rischio in quanto portatrici di mutazione dei geni Brca".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Igino Rugiero, ex Commissario Straordinario dell’Unione Italiana Tiro a Segno (Uits) nel 2019, è uno dei tre candidati alla presidenza dell’ente pubblico e Federazione Sportiva, insieme all’ex presidente Costantino Vespasiano e all’ex atleta Valentina Turisini. Con una lunga carriera militare alle spalle svolta per molto tempo presso le più alte Istituzioni dello Stato, e con profonda passione e conoscenza delle dinamiche interne della Uits, Rugiero si presenta con un programma ambizioso e una visione chiara per il futuro dell’organizzazione che, nel caso fosse eletto, siano al servizio delle Sezioni Tsn e dello Sport e non il contrario.
Rugiero ha intrapreso un tour in tutte le regioni italiane per incontrare gli elettori, non solo per presentare il suo programma, ma anche per farsi conoscere personalmente. “Sto girando praticamente in tutte le regioni e dove non mi è possibile andare cerco di contattare personalmente i presidenti delle Sezioni di Tiro a Segno Nazionale per mettere in condizione, democraticamente, gli elettori di conoscermi non soltanto dal punto di vista programmatico che espongo ovunque io vada, ma anche perchè ritengo che il contatto reale e il guardarsi negli occhi mentre ci si confronta sia un valore aggiunto che potrebbe fare la differenza, nel bene e nel male, nelle scelte dei singoli elettori”, ha dichiarato Rugiero all’Adnkronos.
"Questo approccio mira a rispondere alle molte domande e curiosità dei Presidenti e a spiegare loro le ragioni delle spiacevoli situazioni createsi negli ultimi mesi che avevano messo in dubbio non solo la possibilità di andare ad elezioni, ma in particolare avevano destabilizzato le Sezioni di Tsn che si erano viste cadere addosso all’improvviso, senza essere mai state informate dalla Presidenza, la possibilità della approvazione di un emendamento, fortunatamente ora svanita, che avrebbe praticamente distrutto e messo in discussione la sopravvivenza di moltissime delle stesse Sezioni su tutto il territorio nazionale".
Il candidato alla presidenza sottolinea poi l’importanza di un cambiamento politico per migliorare la gestione dell’ente. “L’obiettivo di oggi, indipendentemente dalle tante cose che dovremmo iniziare a fare tutti insieme domani, è ricucire i necessari rapporti con gli Enti Vigilanti e le Istituzioni dello Stato che si sono persi nel tempo a causa di una gestione superficiale ed approssimativa molto fumosa e poco concreta”, ha affermato, riferendosi alla ultima Governance dell’Ente Pubblico e Federazione Sportiva. Rugiero ritiene che “mai come oggi la Uits ha la possibilità di guardare al futuro con ottimismo e visione pragmatica di risoluzione dei tanti temi da affrontare che da troppi anni ormai si porta avanti, il prossimo 15 e 16 marzo ad Ostia, gli elettori chiamati per scegliere il prossimo Presidente Nazionale ed il nuovo Consiglio della Uits avranno la grande opportunità di “cambiare” e di iniziare un nuovo percorso di rinascita che possa ridare alla Uits la dignità ed il riconoscimento istituzionale e sportivo che merita. Le Istituzioni tutte e lo Sport ce lo hanno praticamente chiesto facendocelo capire con i fatti, a noi tutti noti”.
Una delle sfide principali che Rugiero intenderebbe affrontare è quella di finalmente riaprire realmente, e non solo a parole, la collaborazione con il Genio Infrastrutture dell’Esercito per riportare armonia tra le parti e tracciare un percorso di confronto per risolvere le problematiche che purtroppo negli ultimi anni hanno messo in difficoltà molte Sezioni Tsn provocandone addirittura in alcuni casi la chiusura. Il suo programma prevede un percorso di risanamento e rinnovamento anche dell’aspetto sportivo a lui molto caro che riparta dalla promozione dello Sport del Tiro a Segno verso le scuole, verso i giovani e quindi verso le loro famiglie per far capire che questo è uno sport inclusivo, efficace e socialmente importante.
“Bisogna contrastare le percezioni negative legate a episodi di cronaca, bisogna far capire alle famiglie che il nostro è uno sport che può offrire ai giovani, e quindi ai loro figli, un contesto formativo e sicuro ed allo stesso tempo lontano dall’eccesso di distrazioni tecnologiche”. Con una visione chiara e un programma dettagliato, Igino Rugiero si propone come un candidato determinato a guidare l’Unione Italiana Tiro a Segno verso un futuro di rinnovamento e crescita, “Da soli si fallisce, uniti si vince”, il suo motto.
Roma, 23 feb. (Adnkronos Salute) - "La ricerca sta andando avanti spedita soprattutto dal punto di vista genetico e quindi tutta la tematica dei test molecolari è fondamentale. Oggi parliamo e sollecitiamo la rimborsabilità del test Hrd ma c’è già chi sta facendo delle proposte per la rimborsabilità non più riferita al singolo gene, come avvenuto per il Brca, ma a pannelli multigenici, che permettono di analizzare da 30 fino a 500 pannelli di geni. È una nuova prospettiva con cui guardare alle mutazioni e alla complementarietà tra test genomici e genetici e alla loro indispensabilità. L’accesso equo a test molecolari che permettono di definire la terapia su misura di ogni paziente e la possibilità di essere curate nei centri di riferimento di alta specialità, che eseguono un elevato numero di interventi chirurgici all’ovaio, non sono ancora una realtà in Italia". Lo ha detto Nicoletta Cerana presidente Acto Italia Alleanza Contro il Tumore Ovarico ETS in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è concluso oggi a Roma.