L’eutanasia arriva in Parlamento. Per la prima volta nella storia italiana una proposta di legge sul “fine vita” sarà discussa in Aula. La conferenza dei capigruppo ha deciso che il lungo iter del testo inizierà a marzo 2016 a Montecitorio. “E’ la volta buona”, ha commnetato Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby, malato di distrofia muscolare che nel 2006 chiese il distacco dal respiratore dopo essere stato sedato. “C’è stato un salto culturale rispetto alle precedenti legislature: è maturata una sensibilità trasversale. Abbiamo raggiunto 225 parlamentari di tutti i partiti, incluse Forza Italia e Lega. Si è diffusa una sensibilità nuova, sia alla Camera sia al Senato, anche attraverso gli incontri con malati gravissimi come Luigi Brunori, che ha condotto fino alla fine la battaglia per la legalizzazione chiedendo al Parlamento di calendarizzare la legge. È morto la settimana scorsa, da credente: non di eutanasia, per interruzione di terapie”.
La proposta, composta da quattro articoli, prevede che ogni cittadino possa rifiutare l’inizio o la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché ogni tipo di trattamento di sostegno vitale così come della terapia nutrizionale. Ed il personale medico e sanitario è tenuto a rispettare la volontà del paziente se arriva da un maggiorenne capace di intendere e di volere, salvo in alcuni casi particolari. Ogni persona, stabilisce l’ultimo articolo, “può stilare un atto scritto, con firma autenticata dall’ufficiale di anagrafe del comune di residenza o domicilio, con il quale chiede l’applicazione dell’eutanasia per il caso in cui egli successivamente venga a trovarsi” nelle condizioni previste dalla legge.