La Procura di Milano ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini a carico di 13 persone indagate, a vario titolo, per falso in bilancio, ostacolo a Consob e Bankitalia, aggiottaggio e falso in prospetto, tra cui gli ex vertici del Monte dei Paschi di Siena, ex manager di Deutsche Bank e di Nomura, in relazione ad una serie di operazioni finanziarie con cui sarebbero state coperte le perdite dopo l’acquisto da parte dell’istituto di credito senese di Antonveneta. Nel mirino degli inquirenti anche i derivati Santorini e Alexandria e il prestito ibrido “Fresh” 2008. Mps, Deutsche Bank e Nomura sono indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Tra gli indagati figurano l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari, l’ex dg Antonio Vigni, l’ex capo dell’area finanza Gianluca Baldassarri e l’ex direttore finanziario Daniele Pirondini. I fatti fanno riferimento agli anni 2008-2012. Indagati anche sei dirigenti di Deutsche Bank e due di Nomura. Sul derivato Alexandria sottoscritto con la banca giapponese a Milano è in corso un altro procedimento già in fase di udienza preliminare.
Nel mirino del procuratore aggiunto Francesco Greco e i pm Mauro Clerici, Giordano Baggio e Giuseppe Civardi sono finite le operazioni che nel 2008 avevano portato al banca senese ad acquistare Antonveneta dal gruppo Santander.
L’acquisto di Antonveneta, per i magistrati milanesi, sarebbe stato finanziato in particolare dal bond “Fresh”, uno strumento finanziario complesso che consisteva nel lancio di obbligazioni convertibili in azioni ordinarie Mps, sottoscritte al 49% dalla Fondazione Mps e per la parte restante da altri investitori istituzionali. A seguire il collocamento sono state, tra le altre, JPMorgan, Goldman Sachs e Mediobanca. Sotto la lente dei magistrati è finito anche il derivato Santorini, sottoscritto con Deutsche Bank, che – stando all’accusa – avrebbe permesso di occultare perdite per oltre 360 milioni.
In particolare Mussari e Vigni, in concorso con gli altri 11 indagati, “con l’intenzione di ingannare i soci” per “conseguire per sé e per altri un ingiusto profitto” avrebbero esposto nei “bilanci, nelle relazioni e nelle altre comunicazioni sociali” fatti “materiali non rispondenti al vero”, causando così “ad Mps un danno patrimoniale di rilevante entità“, scrivono i pm nell’avviso di chiusura delle indagini con al centro una serie di operazioni finanziarie con cui, tra il 2008 e il 2012, sarebbero state occultate le perdite della banca.
Nel “bilancio consolidato” di Mps dell’anno 2011 è stata rappresentata una perdita di circa 4,5 miliardi di euro “in luogo della perdita effettivamente realizzata” pari a circa 6 miliardi di euro”, scrive la Procura in una nota. “Le indagini hanno permesso di evidenziare che nei bilanci e nelle situazioni contabili” di Mps “comunicati al mercato, comprese tra il bilancio al 31 dicembre 2008 e la relazione trimestrale al 30 settembre 2012” sono riportati risultati “difformi dal vero“, si legge nel comunica diffuso dal procuratore facente funzioni di Milano Pietro Forno.
In particolare i pm hanno riscontrato che il “risultato d’esercizio di gruppo” era “difforme dal vero in misura compresa tra il 15,89% e l’87,62%“, il “patrimonio netto del gruppo”, invece, “era difforme dal vero in misura compresa tra il 2,35% e il 6,20%” e il “patrimonio di vigilanza” risulta “difforme dal vero in misura rilevante è quanto si dati diffusi in relazione all’esercizio 31 dicembre 2008, in misura tale da celare che il coefficiente di solvibilità di Bmps era inferiore al minimo regolamentare”.
Dalle 30 pagine della chiusura indagini, inoltre, emerge anche che “la capitalizzazione di mercato era difforme dal vero in misura compresa tra il 4,14% e il 24,52%” . Anche il Value at Risk dichiarato dalla banca tra il 2008 e il 2012 era sistematicamente “inferiore al reale“.
In relazione al contratto sul derivato Santorini, poi, scrivono gli inquirenti, Mussari e Vigni, in concorso con altri indagati, “ideavano, organizzavano, concludevano ed eseguivano un’operazione di finanza strutturata fatta su misura, anomala e fuori mercato”.