L’Italia investe (poco) nell’istruzione. Dal giugno 2014 al giugno del 2015 il nostro Paese ha visto un aumento di solo lo 0,1%. Un incremento insignificante se rapportato a quello degli altri Stati. A rivelarlo è lo studio di Eurydice, la rete di informazione sull’Istruzione in Europa.
La “sentenza” di Bruxelles è chiara: la spesa destinata al sistema scuola in Italia è stabile. La rivoluzione tanto attesa sembra non essersi concretizzata nei bilanci. Anzi. Se confrontiamo i nostri numeri con quelli di altri Paesi scopriamo che la Romania ha aumentato i soldi destinati all’istruzione arrivando persino ad un 16,1% in più così Malta (+9,9%), la Slovacchia (+8,5%), la Svezia (+7,5%), la Lettonia (+7,3%), la Spagna (+4,6%) e il Lussemburgo (+4,6%).
“Confrontando – spiega il rapporto – l’evoluzione dei bilanci nazionali di istruzione previsti dal 2014-2015 a prezzi costanti, è evidente che più della metà dei Paesi, per i quali sono disponibili e confrontabili i dati, aumentato il loro budget per l’istruzione di oltre l’1%. Per nove paesi (Repubblica ceca, Estonia, Irlanda, Francia, Croazia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia e Islanda), l’aumento è tra l’1% e il 5%. Altri sette paesi hanno registrato un incremento superiore al 5%”.
A fare compagnia all’Italia con un aumento o una diminuzione al di sotto dell’1% ci sono, invece, il Belgio, la Bulgaria, la Lituania, l’Austria, la Finlandia e il Regno Unito. Per il Belgio (Comunità tedesca), il bilancio dell’istruzione è diminuito tra l’1% e il 5%, mentre in Grecia, Slovenia e Regno Unito (Irlanda del Nord) il budget per l’istruzione è sceso addirittura di oltre il 5%.
Andando a leggere nello specifico le cifre che riguardano l’Italia scopriamo che il totale della spesa dalla scuola pre-elementare alla post universitaria è di 49 miliardi e 157 milioni di cui 40.548.293 464 per il personale; 7.975.169.464 per beni e servizi; 462.012. 347 per investimenti a lungo termine e 171.829.664 per i sussidi alle famiglie e agli studenti.
“In Italia – spiegano i ricercatori di Eurydice – si registra un aumento della spesa in conto capitale”, cioè quell’uscita prevista per costruzioni, ristrutturazioni e considerevoli riparazioni degli edifici ma anche per le spese delle nuove attrezzature o la loro sostituzione. Un incremento che si spiega con l’attenzione del nostro Governo alla salute degli edifici scolastici, in accordo con quanto previsto dalla Legge “La Buona Scuola”.
A preoccupare sono invece le voci che riguardano le spese correnti ovvero quei soldi che servono quotidianamente per le piccole attrezzature o le risorse utilizzate dagli istituti per offrire servizi come il trasporto scolastico e la mensa: “In questo caso il budget 2015 prevede un calo dovuto alla razionalizzazione della spesa pubblica”. Un dato già messo in rilievo da Legambiente che presentando il suo rapporto nazionale “Ecosistema scuola” sulla qualità dell’edilizia scolastica, delle strutture e dei servizi aveva fatto suonare il campanello d’allarme denunciando il fatto che “la graduale contrazione dei servizi è spia della sofferenza dei Comuni a mantenere gli standard qualitativi di pezzi importanti del welfare gravando sempre più sulle famiglie con un significativo aumento delle tariffe su mensa e trasporti”.