Gli uomini del corpo forestale dello Stato, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, hanno messo i sigilli a un’area di oltre sei ettari denominata “Ghiaie di mezzo”
Rifiuti pericolosi arrivati da tutta Italia, smaltiti in modo illecito o stipati nel vuoto di una cava di ghiaia. È l’accusa che pende su un’azienda di Parma che da anni opera nel settore dei rifiuti. Gli uomini del corpo forestale dello Stato giovedì 14 gennaio, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, hanno messo i sigilli a una cava di ghiaia che ha sede nel comune di Noceto, nel parmense, un’area di oltre sei ettari denominata “Ghiaie di mezzo” che dista poco più di un chilometro dal centro abitato ed è compresa tra l’imbocco dell’A15 e il parco fluviale regionale del Taro.
Gli inquirenti indagano su un presunto traffico illecito di rifiuti provenienti da ogni parte d’Italia, materiale con cui sarebbe stata riempita negli anni la zona. L’indagine, condotta dal nucleo investigativo del corpo forestale dello Stato di Parma, che ne ha dato notizia, e coordinata dal sostituto procuratore Stefano Orsi della Dda di Bologna, è scattata dopo alcune segnalazioni di privati cittadini. Secondo l’accusa la ditta, che lavora nella gestione e nel trattamento di rifiuti speciali non pericolosi, in questi anni avrebbe importato grossi quantitativi di ceneri da incenerimento e fanghi di varia natura arrivati da altre aziende italiane. Rifiuti pericolosi che sarebbero stati accumulati in una zona di particolare vulnerabilità per la vicinanza all’acqua e agli acquiferi dei campi agricoli. Un’altra ipotesi emersa è quella che un’area della cava, che è poco distante dall’impianto industriale dell’azienda sotto accusa, sia stata utilizzata anche da un’altra ditta ricollegabile allo stesso gruppo. Il sospetto è che il bacino ottenuto dall’estrazione della ghiaia sia stato riempito con materiale proveniente proprio dalla gestione e dal trattamento rifiuti dell’azienda indagata. Per questo saranno effettuate ulteriori analisi sulla zona per vagliare la pericolosità e l’eventuale contaminazione con gli ambienti circostanti.
Secondo quanto riferito dalla forestale, in passato l’azienda è stata più volte diffidata dal servizio Ambiente della Provincia di Parma per condotte non conformi alle autorizzazioni. Durante il blitz oltre 40 agenti hanno perquisito una quindicina di luoghi e sequestrato numerosi documenti sull’attività dell’azienda che ora finiranno sul tavolo della Procura, mentre sono in corso approfondimenti per verificare la correttezza delle procedure amministrative legate all’attività di smaltimento.