Il Pd lo aveva promesso. Il maggior partito di governo aveva garantito che il vergognoso gap che separa l’Italia dal resto dei paesi avanzati, ovvero l’assenza di una legge che normalizzi e rappresenti le coppie omosessuali, sarebbe stato sanato. Io avevo interpretato tutto questo come un decisionismo che alla fine avrebbe rappresentato una chiara intenzione di voto e dato ordini certi di scuderia.

In questi giorni, quindi, mi hanno deluso le intenzioni di Matteo Renzi che ha fatto sapere di voler lasciare libertà di coscienza ai parlamentari durante il voto. Il risultato è quello che vediamo oggi sulle prime pagine di tutti i giornali: un Pd spaccato, con una forte componente contraria alle step-child adoption, l’adozione consentita al partner di un figlio però già presente all’interno della coppia.

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Invece Matteo Renzi lo aveva promesso. Aveva garantito che una situazione che in Italia riguarda almeno 100 mila minori presenti all’interno di coppie omogenitoriali, sarebbe stata sanata. Una situazione che garantisce al genitore biologico o naturale piena paternità del figlio, mentre al partner nessun diritto (e dovere). La cosa riguarda anche la sottoscritta e la piccola avuta con procreazione medicalmente assistita con la mia compagna. Io per mia figlia, non essendo la genitrice biologica, non sono nulla di fronte alla legge e non ho alcun dovere nei suoi confronti. Una condizione di libertà presunta che mi opprime e mi fa soffrire.

La parte più cattolica del Partito democratico vorrebbe mettere una pezza a questa situazione, e nulla di più. Propone di sostituire l’ipotesi della step-child adoprion (io che adotto mia figlia e della quale, dopo questo atto formale, divento a tutti gli effetti un suo genitore) con un cosiddetto affido-rinforzato (mia figlia mi viene assegnata fino al compimento dei 18 anni, dopo di che lei deciderà se farsi adottare dalla sottoscritta oppure no).

Una pezza quindi, che non risolve nulla ma che viceversa crea ulteriori situazioni di stress e condizioni di squilibrio civile. Io come genitore ho dei diritti; ho il diritto (e naturalmente il dovere) di contribuire alla crescita fisica ed intellettuale di mio figlio. Il rischio che un giorno questa persona diventi per me una sconosciuta è una prospettiva che non posso tollerare. Quello che oggi pezzi di Parlamento vorrebbero garantire, a me come a migliaia di altri genitori nelle mie stesse condizioni, è quello di diventare padri o madri per metà e godere per metà dei diritti che viceversa sono presenti all’interno di tutte le altre famiglie eterosessuali italiane.

Mi appello quindi alla saggezza ed all’onestà intellettuale del nostro presidente del Consiglio nonché segretario del maggior partito di governo. Mi appello a lui affinché agisca con forza presso i propri delegati e convinca loro a votare positivamente a favore della step-child adoption e per la struttura originaria di una legge che nel suo disegno era ottima e sottoscritta da tutta la comunità omosessuale.

Non hanno senso in questo momento posizioni morbide o di ipocrita liberalismo. Dobbiamo andare uniti alla meta e il traguardo deve essere una legge che sani una mancanza istituzionale e non crei genitori di serie B.

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