Il Pil dell’Italia nel 2015 è cresciuto dello 0,8%, mentre quest’anno e il prossimo il progresso sarà dell’1,5%. Merito di un recupero di consumi e investimenti, mentre le esportazioni caleranno a causa del rallentamento dei Paesi emergenti. Quanto al mercato del lavoro, la disoccupazione calerà sotto l’11% solo nel 2017. Sono le previsioni contenute nel bollettino economico della Banca d’Italia, che sul fronte della crescita ha mantenuto invariato l’aggiornamento di ottobre ma ha cambiato idea sui fattori che contribuiranno all’aumento del Pil in seguito al crollo dei mercati asiatici e alle difficoltà della Russia e degli altri Bric. A trainare la ripresa, secondo via Nazionale, saranno soprattutto i consumi. In particolare, quelli delle famiglie continuerebbero ad aumentare grazie alla ripresa del reddito disponibile reale, che beneficerebbe del miglioramento del mercato del lavoro e delle misure di stimolo fiscale contenute nella legge di Stabilità. In particolare l’abolizione della Tasi.
Il tasso di disoccupazione è previsto in progressiva contrazione nel prossimo biennio, fino a calare sotto la soglia dell’11% nel 2017. Nel frattempo proseguirà il miglioramento dell’occupazione, che nel 2016 e nel 2017 dovrebbe aumentare rispettivamente a un tasso medio dello 0,9%. Secondo Bankitalia i provvedimenti di sgravio sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato potranno generare nuova occupazione per circa 0,3 punti percentuali nel triennio di previsione. Il miglioramento fa seguito alla crescita nel numero di occupati già registrato nel terzo trimestre del 2015, si legge nel bollettino, soprattutto tra i giovani e nei servizi. Il tasso di disoccupazione in Italia “è sceso all’11,4 per cento nel bimestre ottobre-novembre, il livello più basso dalla fine del 2012”, ricorda il bollettino.
E se nei mesi autunnali dello scorso anno il miglioramento ha segnato il passo e “ha ristagnato”, le aspettative delle imprese sul quadro occupazionale, però “restano improntate a un cauto ottimismo“. “La ricomposizione dell’occupazione verso contratti a tempo indeterminato”, sostiene Palazzo Koch, “è riconducibile agli effetti degli sgravi contributivi e della nuova disciplina del licenziamento individuale prevista dal Jobs Act in vigore dai primi mesi del 2015″.
La dinamica dei prestiti al settore privato, poi, “si è rafforzata in autunno”, con i finanziamenti alle imprese “cresciuti per la prima volta dopo quasi quattro anni”, segnando a novembre un +1,5% su anno. Preoccupano però le turbolenze dei mercati “finanziari e valutari”, in particolare per il rallentamento degli “emergenti”, vedi la Cina. Che freneranno le esportazioni, pur favorite dal deprezzamento dell’euro. Di conseguenza sull’economia italiana “restano rischi significativi, tra i quali sono molto rilevanti quelli associati al contesto internazionale”, sottolinea Palazzo Koch. Questo nonostante l’annunciato ampliamento del programma di acquisto di titoli di Stato messo in campo dalla Banca centrale europea, che ha avuto effetti “rilevanti” sia in termini di Pil che di normalizzazione degli spread, dei tassi di interesse e dei cambi.
Il presupposto per far sì che le stime vengano confermate, conclude il bollettino “è che venga mantenuta in Italia e nell’area dell’euro la fiducia di famiglie, imprese e operatori finanziari e che proseguano con determinazione le politiche di sostegno ciclico”.