Il presidente dell’Antitrust, l’avvocato e docente Giovanni Pitruzzella, è indagato assieme ad altre tre persone. Al centro dell’inchiesta un lodo arbitrale tra l’Ateneo del capoluogo etneo e il Consorzio ennese universitario.
Il presidente dei Gip di Catania, Nunzio Sarpietro, si è riservato di decidere sull’inchiesta per corruzione in atti giudiziari in cui è indagato anche il presidente dell’Antitrust, l’avvocato e docente Giovanni Pitruzzella, assieme ad altre tre persone.
Nell’udienza camera la Procura, con il pm Valentina Grosso, è tornata a chiedere l’archiviazione del fascicolo, mentre l’università di Catania, che è stata ammessa come parte lesa, col professore Giovanni Grasso, si è opposta.
Al centro dell’inchiesta un lodo arbitrale tra l’Ateneo del capoluogo etneo e il Consorzio ennese universitario. Per l’inchiesta, nata nel 2008, la Procura di Catania ha sollecitato per due volte l’archiviazione del fascicolo, ma il presidente Sarpietro ha rigettato entrambe le richieste, disponendo anche il cambio di reato da contestare: da abuso d’ufficio a corruzione in atti giudiziari. Il Gip potrà decidere per l’archiviazione, chiedere nuove indagini o disporre l’imputazione coatta.
Oggetto del contendere era il pagamento di 25 milioni di euro chiesto dall’università etnea al primo ateneo, somma vantata per aver fornito personale didattico. Il collegio arbitrale però decise a maggioranza per un risarcimento di appena 100mila euro: a favore votarono Pitruzzella, arbitro nominato dalla Kore, e il presidente del collegio, Giuseppe Di Gesù, mentre contrario era Giuseppe Barone, indicato dall’Università di Catania. Un esposto anonimo arrivato alla procura etnea, però, sosteneva che la figlia di Di Gesù aveva ottenuto un incarico come docente di Diritto internazionale dall’università di Kore, proprio nello stesso periodo in cui si era aperto il lodo arbitrale. Le indagini appurarono che in effetti la figlia del presidente del collegio insegnava a Enna.
Per qualche motivo, però, il fascicolo che ipotizzava il reato diabuso d’ufficio, sempre contro ignoti, rimase fermo e dimenticato. Fino a quando il pm Valentina Grosso non aveva chiesto l’archiviazione per intervenuta prescrizione: richiesta bocciata dal presidente della sezione gip di Catania, Nunzio Sarpietro, che aveva ordinato alla procura di indagare per corruzione in atti giudiziari quattro persone. Si tratta dello stesso Di Gesù, dell’allora presidente della Kore Giuseppe Petralia, dello stesso Pitruzzella, e di Carlo Comandè, avvocato dell’università di Enna nel lodo arbitrale, legale dello storico studio del costituzionalista palermitano, che ha ereditato quando il docente è stato nominato al vertice dell’Antitrust.