Priorità ai rimborsi per i risparmiatori più anziani e a quelli colpiti dalle perdite più consistenti. Novanta giorni, più altri trenta di eventuale proroga, per arrivare alla soluzione dell’arbitrato, che è gratuito. Gli ex obbligazionisti delle vecchie Banca Marche, Banca Etruria, Carife e Carichieti avranno quattro mesi di tempo per inoltrare via posta certificata la loro domanda, che potrà però essere presentata anche dagli eredi o da rappresentati legali. La camera arbitrale che si occuperà dei ricorsi, sotto la supervisione dell’Anac di Raffaele Cantone, sarà costituita da 12 collegi, presieduti da un magistrato e composti di quattro membri scelti preferibilmente fra chi abbia già esperienza negli analoghi organi della Banca d’Italia e della Consob. Sono i primi particolari che emergono dalle bozze dei decreti con i criteri per la ripartizione del Fondo di solidarietà da 100 milioni di euro istituito dalla legge di Stabilità per dare ristoro a chi è finito sul lastrico perché aveva investito in prodotti finanziari di cui non gli erano stati spiegati i rischi.
Indiscrezioni che fanno salire sulle barricate il Codacons, secondo cui i criteri sono “discriminatori”, “non tutelano pienamente la categoria degli obbligazionisti e rischiano di creare forti disparità di trattamento“. Intanto alcuni esponenti del Pd sono stati contestati durante l’assemblea degli ex obbligazionisti di Banca Etruria organizzata ad Arezzo da Federconsumatori al grido “Vergogna”. Bersaglio della rabbia dei risparmiatori il deputato Marco Donati e la senatrice Donella Mattesini il cui intervento è stato interrotto più volte nonostante la parlamentare aretina abbia detto di essere pronta a impegnarsi per far aumentare il plafond del fondo.
I due decreti (uno sull’organizzazione dell’arbitrato e la scelta degli arbitri, l’altro sulle procedure di ristoro) sono stati annunciati per fine mese, ma la stesura a Palazzo Chigi va per le lunghe e la discussione è ancora aperta. La bozza del primo provvedimento prevede che il lodo vada pronunciato entro massimo 120 giorni dall’avvio della pratica e che la Camera arbitrale debba “progressivamente” informare il Fondo interbancario di tutela dei depositi, che rappresenta il fondo di solidarietà. L’ordine di priorità dovrà rispondere ad alcuni criteri come “l’età anagrafica del ricorrente” – prima i più anziani e poi gli altri – e “l’ammontare della perdita subita”. Quindi i 1.041 risparmiatori individuati dai vertici delle nuove ‘good bank’ che hanno investito meno di 100mila euro impegnando però gran parte del loro capitale in bond subordinati dovrebbero essere tra i primi a incassare l’indennizzo. Che non riceveranno tutti, visto che il fondo contiene 100 milioni di euro ma i risparmi andati in fumo sono oltre tre volte tanto. Si prevedono anche forme di incentivo per l’accesso alla procedura arbitrale: gli indennizzi arriveranno più rapidamente, laddove il lodo li riconosca, se si arriva a un consenso delle parti e se non ci saranno ricorsi, possibili, nella sostanza, solo da parte dei risparmiatori. Il lodo sarà deciso a maggioranza.
Le camere arbitrali avranno il compito di accertare se chi ha venduto le obbligazioni subordinate ha rispettato gli obblighi previsti dalle norme sulla trasparenza e correttezza in materia finanziaria (Mifid e Testo unico della finanza). Con ogni probabilità si faranno salvi i rilievi penali, dove si configura il vero e proprio reato di truffa. Gli esperti interessati a far parte dell’organismo potranno inviare le loro candidature all’Anac e andranno a formare elenchi di arbitri e periti che potrebbe essere necessario nominare anche in un secondo momento.
Il presidente del Codacons Carlo Rienzi sostiene in una nota che “non si capisce perché e in base a cosa chi ha perso più soldi debba godere di una corsia preferenziale rispetto a chi ha perso di meno, quando il danno subito, ossia la perdita economica, è uguale per tutti. Non convincono affatto poi le camere arbitrali, il cui compito sarà quello di accertare se chi ha venduto ai risparmiatori le obbligazioni subordinate abbia rispettato gli obblighi previsti dalle norme sulla trasparenza. Non basta certo una firma su un documento a dimostrare che un risparmiatore sia stato adeguatamente informato non solo sui rischi dell’investimento, ma anche e soprattutto sulla solidità dell’istituto emittente”. Poi l’annuncio che l’associazione di riserva di “impugnare i criteri dell’arbitrato nelle opportune sedi, perché gli indennizzi devono valere per tutti i risparmiatori, senza distinzioni tra buoni e cattivi, e devono essere integrali”.