Il caso Quarto, con il sindaco Rosa Capuozzo che non si dimette nonostante l’espulsione decretata dal Movimento 5 Stelle dopo la mancata denuncia del ricatto ai suoi danni, divide l’elettorato di Beppe Grillo. Ma non tra contrari e favorevoli, bensì tra chi preferisce non prendere posizione e chi, invece, si schiera dalla parte del M5s. E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato da Ixè per il programma Agorà di Raitre. Secondo la rilevazione, il 41 per cento degli intervistati ha bocciato l’azione del sindaco di Quarto, che dalla sua parte, invece, può contare sul 19% degli elettori grillini. Molto più corposa la fetta di chi ha deciso di non decidere: il 40 per cento, “segno di una vicenda controversa e non a tutti chiara” ha detto Roberto Weber, presidente Ixè.
Il sondaggio, inoltre, fa il consueto punto sulle intenzioni di voto degli italiani. In tal senso, non ci sono novità clamorose, con il Partito democratico in leggera flessione e il Movimento 5 Stelle stabile nonostante la ribalta mediatica del caso Quarto. Nella fattispecie, i democratici perdono lo 0,3 per cento nell’arco di una settimana, passando dal 33,4 al 33,1 per cento, tornando quindi sui livelli di un mese fa. M5s, invece, resta al 26%. Lieve peggioramento per la Lega Nord, al 13,5 per cento (-0,2), e continua emorragia per Forza Italia. Il partito di Berlusconi perde un altro mezzo punto percentuale, dal 11,1 al 10,7 per cento. All’area di centrodestra si dovrebbe aggiungere anche il valore di Fratelli d’Italia (4,3) per un totale – non scientifico – di 28,5 (in teoria sufficiente per andare al ballottaggio). Se si votasse oggi, infine, l’affluenza sarebbe al 54 per cento. Riuscirebbero a entrare in Parlamento Sinistra Italiana, che secondo Ixè è al 4,8, e Area Popolare di Angelino Alfano (3,7).
Mentre la fiducia nel governo Renzi continua a scendere e arriva al 27 per cento con una flessione del 2 per cento in una settimana, salta all’occhio che calano gli indici di fiducia per tutti i principali leader politici, a partire dallo stesso presidente del Consiglio passando per Luigi Di Maio fino a Giorgia Meloni e Matteo Salvini.