A vedere come si stanno mettendo le cose in questo inizio d’anno, sembra che nel 2016 dovremmo avere un consolidamento della Rai 1 di Terence Hill, un ridimensionamento di Rai 2, che talvolta ha cambiato pelle rispetto al profilo serie e factual, una stabilità di Rai 3 e, canalini compresi, la conferma al millimetro dello spazio Rai, attorno al 38% dell’intera audience.
Mediaset ha di che essere soddisfatta perché grazie al buon andamento di Canale 5 e dei suoi canaletti rastrella nel suo insieme tre punti di share aggiuntivi rispetto all’esordio dell’anno passato. Insomma, da quelle parti hanno la pelle dura e sembrano intenzionati a (e in grado di) difendere le posizioni, altro che inarrestabile declino.
Anche il Gruppo Cairo, dopo anni di progressivo ridimensionamento rispetto agli exploit del TG di Mentana e della stagione aurea di Santoro, vede il segno più tanto su La7 quanto su La7D. Pochi decimi di punto, ma sufficienti di certo a tenere il campo dell’ascolto (di quello dell mercato non sappiamo, ma qui entriamo nella delicata e politicissima questione del rapporto col Duopolio generalista che, più o meno sfilacciato, comunque continua a risucchiare il grosso delle risorse).
A pagare il conto sono gli altri, a partire dalle tv a pagamento di Sky e dai canalini ultraspecializzati di Discovery che, fra tutt’e due, lasciano sul campo un paio di punti di share. Se l’avvio d’anno fosse indicativo del prossimo futuro verrebbe da dire che si sta realizzando, con una velocità imprevedibile, la polarizzazione prevista con la comparsa delle offerte più o meno libere o in abbonamento su internet, a partire da Netflix. Da un lato si consolida la televisione generalista, dove vai a vedere cosa succede nell’ambito di strutture di offerta sempre uguali, come il mobilio della casa in cui abitiamo.
Dal lato opposto le cose “trovate” dal consumo, iper personalizzato quanto può esserlo l’andarsi a scegliere una serie o un film nei cataloghi Svod, girellando su You Tube eccetera. E così ci rimette qualche penna chi sta nel mezzo fra generalismo e personalizzazione, come le pay tv con i loro bundle, nonché i canalini ultra targettizzati, che per quanto si affinino riescono a “tenersi” i singoli meglio delle offerte che questi si vedono proporre dai loro stessi pari avvinti nel social network. In ogni caso, pare che tra chi alimenta gli schermi (grandi e piccoli) ci sia un gran traffico dalla polvere agli altari e viceversa. E questo è già uno spettacolo, dopo anni di stanca.