Dagli americani della "People for the Ethical Treatment of Animals" arriva il plauso a Elon Musk per aver messo a punto l'Ultra White, un materiale "cruelty free" che sostituisce la pelle negli interni delle auto di lusso
Che a Elon Musk vada il merito di avere fatto felici gli appassionati di auto “eco-friendly” con auto elettriche che non hanno nulla da invidiare, dal punto di vista delle performance e della potenza, a quelle tradizionali, è ormai cosa nota. Quello che non ci si aspettava è che la sua Tesla riuscisse a ottenere anche l’endorsement dei vegani, per cui l’acquisto di una macchina del segmento lusso è da sempre una vera e propria odissea. Tutta colpa della pelle che la stragrande maggioranza delle case automobilistiche utilizza per il rivestimento di sedili, leva del cambio e volante.
L’azienda del lungimirante quanto riservato Musk (nella foto sotto) è riuscita ad aggirare l’ostacolo ricevendo il plauso della Peta, l’associazione per i diritti degli animali (che è anche azionista del marchio), per la Model X, la Suv elettrica di nuova generazione che ha bandito ogni derivato animale dai suoi interni. Il merito va a un materiale che è stato chiamato Ultra White, una nuova pelle sintetica messa a punto in laboratorio proprio con la collaborazione della Peta, che lo scorso giugno aveva chiesto a Tesla di pensare a un’alternativa “cruelty-free”: un passo avanti non da poco per l’azienda, che già in passato aveva tentato di andare incontro alle esigenze dei clienti che non volevano interni di pelle offrendo un’alternativa in stoffa, non molto soddisfacente, però, dal punto di vista estetico.
Secondo il comunicato della Peta, evitare la pelle serve anche a contenere l’inquinamento, tema particolarmente caro a chi acquista un’elettrica. “Trasformare gli animali in pelle richiede 130 diverse sostanze chimiche fra cui il cianuro, e le persone che lavorano e vivono nei pressi delle concerie soffrono dell’esposizione a questi componenti tossici. La produzione di pelle spreca anche molte risorse naturali, fino a 60.000 litri di acqua per tonnellata di pellame, e produce enormi quantità di CO2. Inoltre, i bovini uccisi per produrre pelle devo sopportare marchiature, taglio della coda, delle corna e castrazione, sempre senza anestesia”.