Tra gli atti sequestrati dai finanzieri e girati agli ispettori dell’Antitrust c’è anche uno scambio tra gli uffici legali di Cologno Monzese e l’emittente di Rupert Murdoch. Avvenuto nelle ore in cui l’assemblea di Lega stava per ratificare l’assegnazione dei pacchetti. Ora i due gruppi rischiano una multa dell'authority, ma sulla vicenda indaga anche la Procura di Milano
“Sintesi for dummies ad uso dei giornalisti amici: Psilvio (sic, ndr) vuole un pezzo domani che dica: “Ha vinto Mediaset“. Lo devo dare a Brachino che fa lobbing pure lui”. È questa una delle mail chiave che proverebbe l’accordo per spartirsi il mercato dei diritti tv della Serie A che sarebbe stato siglato da Sky e Mediaset durante l’asta del 2014. Non solo. Perché tra gli atti sequestrati dai finanzieri e girati agli ispettori dell’Antitrust c’è anche uno scambio di mail tra gli uffici legali del Biscione e dell’emittente di Rupert Murdoch avvenuto nelle ore più febbrili, mentre l’assemblea di Lega era ormai prossima a ratificare l’assegnazione. È il 26 giugno 2014, ore 21.35: “Invio ultima versione concordata. Attendo riscontro prima di procedere con la versione clean. Un caro saluto”, scrivono da Mediaset. Due ore e mezza più tardi, a lavori terminati, la corrispondenza continua. Ancora da Mediaset: “Questa è stata più dura del solito ma ce l’abbiamo fatta. Ci sentiamo domani”. Risposta di Sky: “Anche stavolta ci siamo arrivati!“.
Messaggi chiari, contenuti nelle 56 pagine di relazione dell’Antitrust e pubblicati da Repubblica, che testimonierebbero come i due operatori tv abbiano sigliato “un accordo restrittivo della concorrenza” favorito, secondo gli ispettori, “dalla Lega Nazionale Professionisti della Serie A e dal suo advisor, Infront Italia Spa”. La grande partita sarebbe quindi stata gestita a tavolino, altro che asta. Apparve chiaro anche in quei giorni, ora l’Antitrust è prossima alla sentenza. L’istruttoria infatti non lascia spazio a dubbi e le risultanze verranno discusse con le difese il prossimo 16 febbraio. Alla chiusura dell’indagine, come aveva anticipato Il Fatto Quotidiano, la convinzione degli ispettori è granitica: il mercato è stato alterato e tutti gli attori vanno incontro a una pesante multa perché hanno evitato “il dispiegarsi di dinamiche concorrenziali fra gli operatori attivi sul mercato e ostacolato l’ingresso di potenziali nuovi operatori”.
All’apertura delle buste, il 5 giugno, la vincitrice dei pacchetti principali (A e B) era risultata Sky: le offerte più alte sono le sue, di conseguenza anche le partite. Ma la Lega e Infront, pensano gli uomini dell’Antitrust, hanno cercato un compromesso per evitare una totale esclusione di Mediaset, al quale sono legati – giova ricordare – sia Adriano Galliani, influente in Lega, che Marco Bogarelli, uomo di Infront e vicino al mondo del Biscione. Parte quindi una lunga guerra che durerà venti giorni. Mediaset sbandiera la possibilità di avviare un contenzioso legale contestando la possibilità che tutta la Serie A venga trasmessa da un solo operatore, Sky risponde perde le rime. Ma allo stesso tempo si discute attorno a un tavolo. L’azienda di Murdoch chiede di inserire nella trattativa i diritti per la trasmissione della Champions, ma Cologno non ne vuole sapere. E tutto si concentra quindi sui diritti tv del massimo campionato dal 2015/18, una torta da quasi tre miliardi di euro.
“A seguito di tali trattative – scrive l’Antitrust – interviene l’accordo fra Sky e Rti Mediaset Premium”. Che porta a una spartizione dei diritti che nulla c’entra con lo schema venuto fuori nel momento dell’apertura delle buste e “costringe” la Lega a rinunciare a 150 milioni per non scontentare nessuno. A Sky vanno tutte le partite sul satellite, a Mediaset Premium quelle sul digitale. Ma perché tutto sia perfetto bisogna mettere in comune le partite della Roma, considerata una big sotto il profilo dei diritti tv ma inserita nel pacchetto D (quello delle squadre minori) per renderlo più appetibile. E questo è una dei passaggi ritenuti fondamentali per la definizione di un vero e proprio accordo. Con la consapevolezza tra l’altro, anticipa sempre Repubblica, che il documento firmato e presentato all’Antitrust per l’approvazione non è lo stesso siglato in quelle ore. Tutte le parti in causa corrono il rischio (alto) di vedersi comminare una pesante multa. Ma sulla vicenda indaga anche la Procura di Milano: inchiesta ancora in corso, ma alla luce di quanto sta emergendo dall’indagine dell’Antitrust i protagonisti non saranno tranquilli.