Macellava i cani nel garage e li serviva nel suo ristorante di Firenze”. La notizia choc circola sul web da ieri sera, ma in realtà è una bufala. “Non ne sappiamo nulla, noi non siamo intervenuti”, hanno riferito i Nas dei carabinieri di Firenze a ilfattoquotidiano.it. Della notizia nulla sapevano Asl, polizia di Stato, Finanza e polizia municipale. Ed ecco che gli stessi autori, sul sito ‘Corriere del Corsaro – L’informazione irriverente’, confermano che si tratta di un falso.

Solo che nel frattempo è stata ripresa da blog e altri siti e nel capoluogo toscano le forze dell’ordine per ore hanno cercato di capire cosa stesse accadendo. L’ennesima bufala è servita, come quella ‘made in Vigevano‘ di un microchip trovato in un piatto di un noto ristorante cinese e quella del via libera al commercio della carne di cane in Italia dal 2014. Senza parlare del kebab fatto con carne di topo, gatto e cane. Tutte false.

CANI SERVITI AL RISTORANTE, MA NON È VERO – La notizia del sequestro di un ristorante cinese di Firenze il cui proprietario, un cittadino di Pechino, macellava cani del garage di casa è stata pubblicata ieri sera. Nessun riferimento a chi avesse eseguito l’operazione, ma si faceva cenno all’età dell’uomo arrestato e al fatto che rischiasse fino a tre anni di carcere e una multa da 30mila euro. La notizia ha iniziato a circolare su blog e vari siti. Sono così giunte le prime telefonate ai Nas di Firenze. “Non siamo intervenuti e sappiamo per certo che anche l’Asl e la polizia municipale non ne sanno nulla”, ha detto a ilfattoquotidiano.it il capitano dei Nas Pasqualina Frisio. Stesso risultato è stato ottenuto anche verificando attraverso altre fonti: né sequestri né arresti su questo fronte ad opera di polizia di Stato e finanza. Un mistero. Nel frattempo, a svelare l’arcano ci hanno pensato oggi gli stessi autori della falsa notizia. Sul sito ‘Corriere del Corsaro’ la spiegazione: “Ieri sera ‘uno di noi’ tramite un portale appoggiato su Altervista ha pubblicato una bufala che recitava il titolo ‘Macellava randagi nel garage, poi li serviva nel suo ristorante’”. Ecco fatto, allarme rientrato. Anche questa volta si tratta di una bufala. E non è certo la prima.

LE ALTRE BUFALE SULLA CARNE DI CANE – Agli inizi di dicembre era tornata a circolare la notizia della richiesta da parte dei commercianti cinesi di Prato di avviare l’importazione di teste di cani congelati per il loro consumo. Ad agosto scorso è stata la volta della carne di cane, al posto del pollo, nelle pizze francesi e, sempre questa estate, è tornata alla ribalta, la vecchissima bufala (risale al 2013) del via libera alla commercializzazione in Italia. Di più: secondo gli autori la carne veniva già venduta in alcune macellerie e supermercati etnici di Roma. La falsa notizia della certificazione da parte della Commissione europea della commestibilità della carne di cane (dopo la richiesta da parte della Xinshipu Ltd, società inesistente) fu smentita dal direttore generale del dipartimento del ministero della Salute Silvio Borriello. Le sue parole, però, non fermarono la catena. Tant’è che l’anno dopo iniziò a circolare una foto tra il presidente del consiglio Matteo Renzi e il premier del Vietnam Nguyen Tan Dung. Cosa facevano? Avrebbero firmato un accordo per importare in Italia carne canina di provenienza vietnamita. In realtà la foto era stata scattata il 9 giugno 2014, in ben altre circostanze.

I MICROCHIP INGERITI. E INVENTATI – Nel 2014, in provincia di Ancona il primario di un pronto soccorso ha dovuto smentire la bufala di un paziente che aveva ingerito un microchip canino. E il microchip era anche al centro di un’altra bufala. Stavolta non raccontata da nessun sito irriverente, ma da un’artigiana di Vigevano che aveva raccontato sul proprio profilo Facebook che un suo amico aveva trovato un microchip nel piatto che gli era stato servito in un famoso ristorante cinese della città in provincia di Pavia. La storia era falsa e la donna è stata denunciata per diffamazione dal titolare.

LA BALLA STRAPPALACRIME – E poi c’è l’immancabile bufala (anche questa ciclica) che fa leva sulla commozione. Già, perché vede protagonista una bimba di cinque anni che avrebbe riconosciuto il proprio cane (morto) perduto da pochi giorni esposto nella vetrina di una rosticceria cinese. Pronto per essere servito. Come le bufale.

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