Musica

Skunk Anansie, il ritorno. Ma l’Italia se ne accorge con sei anni di ritardo

In tutto questo vociare del ritorno della band di Skin, a molti è sfuggito che uno dei gruppi simbolo degli anni Novanta in realtà si era già riunito nel 2009. Anarchytecture è infatti il terzo album dopo la reunion, che fino ad ora era stata snobbata un po' da tutti. Adesso, grazie alla potenza della televisione, lo celebriamo come se fosse il primo

di Michele Monina

Esce un nuovo album degli Skunk Anansie. Bene. Ne parlano tutti. Sulle pagine dei quotidiani. Sui social. La tendenza è dire: finalmente sono tornati. In molti, se non tutti, fanno riferimento al passato passato. A quando gli Skunk Anansie erano gli Skunk Anansie. Forse non un’eccellenza assoluta (Dio, che parola poco rock, eccellenza), ma sicuramente una band con un suo forte seguito, un suo peso, una certa tendenza all’imitazione. Il ritorno degli Skunk Anansie, appunto.

Bene, tutto questo ci dovrebbe spingere verso un ragionamento, serio, riguardo al mondo della televisione e su come, nonostante le tante storie che ci stiamo a fare quotidianamente, sia ancora il media più potente, per quel che riguarda la musica, con buona pace della rete. Chiaro, ci sono fior di eccezioni, e ci sono veri e propri canali, in rete, capaci di creare seguito, di dar vita a operazioni, di alimentare fanbase e divulgare musica, ma la televisione, riguardo al mainstream, rimane il media più potente, anche se di un media a suo modo piccolo (nei numeri) come Sky.

Perché in tutto questo vociare di ritorno degli Skunk Anansie, con ovvio riferimento specifico alla centralità all’interno della band di Skin, la cantante, a molti, ai più, è sfuggito che gli Skunk Anansie, in realtà, erano già tornati da anni.

Nati nella metà degli anni Novanta, Dio che meraviglia gli anni Novanta, la band di Skin ha trovato il grande successo proprio sul volgere del millennio, con il singolo Secretly e You follow me down e l’album Post Orgasmic Chill (già Hedonism, del precedente Stoosh, aveva avuto riscontri molto positivi). Poi, però, nel 2001, era arrivata la rottura. Via alle carriere soliste dei vari membri, Skin in testa. Carriera che, va detto, avevano inciso assai meno sull’immaginario collettivo, di quanto non avessero fatto insieme, negli Skunk.

Poi, nel 2009, non ieri o l’altro ieri, era arrivata la reunion. Preannunciata già l’anno precedente. Reunion prima live, sotto falso nome, poi con un primo album, Wonderlustre, del 2010, cui ha fatto seguito nel 2012 il quinto lavoro della band, Black Traffic.

Oggi è la volta del sesto album, il terzo dopo la reunion, Anarchytecture. Ma tutti parlano di ritorno.

Il fatto è che, nel mentre, almeno qui da noi, Skin è ritornata molto visibile grazie a X Factor. Visibile anche ai tanti milioni che X Factor non l’hanno seguito, perché non hanno Sky e perché Cielo è un canale troppo scomodo da raggiungere col telecomando. La maggior parte degli italiani, per usare un giro di parole tanto caro a chi fa televisione (sì, li ci si rivolge a un generico “gli italiani”, come se tutti seguissero sempre tutto). Solo che X Factor è un grande successo di comunicazione, nei media tradizionali come in rete, i social soprattutto. Quindi, ufficialmente, Anarchytecture è il ritorno degli Skunk Anansie, con buona pace di tutti gli altri componenti. E visto che si tratta di un ritorno, gli Skunk Anansie un po’ giocano di rimando al passato e di innovazione, come se il loro fosse il primo album dagli anni Novanta.

Quindi buona carica di aggressività, sia da un punto di vista strettamente rock (si parla di attitudine, non cadiamo sempre nei soliti clichè) sia da un punto di vista emotivo, con quella inquietudine esistenzialista e al tempo stesso molto sociale che ha sempre caratterizzato le canzoni e il suone della band, e la voce di Skin sempre centrata e centrale. Ma siamo nel 2016, quindi il rock, giustamente, non è più quello degli anni Novanta, o non solo, quindi via di elettronica. Non che gli Skunk non ci abbiano già abbondantemente giocato all’epoca, quando al loro fianco si muovevano, per dire, gente come i Prodigy, ma stavolta di elettronica più pulita e meno industrial si tratta.

Ecco, qui sta la quadratura del cerchio di questo ritorno della band di Skin, una quadratura che si trova agilmente a metà strada tra passato e futuro, e che, purtroppo, cancella con un solo sospiro quello che Skin e soci hanno fatto nel passato prossimo. Del resto, parliamo dell’Italia, il loro precedente ritorno era stato snobbato un po’ da tutti, la loro centralità pregressa quasi sconosciuta. Oggi, invece, Skin è una star della televisione, almeno una star virtuale, e gli Skunk Anansie tornano a occupare media tradizionali e non.

Mi si dirà, sì, va bene, ma hai parlato più della Skin televisiva che del disco, hai raccontato il progetto musicale dei rinati Skunk Anansie, ma non ti sei soffermato troppo su quel che è oggi la band. Andatevi a cercare le ultime dichiarazioni di Skin e capirete il perché. Per ora, con circa otto anni di ritardo: bentornati, ragazzi. Speriamo che questo sia un vero ritorno.

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