Controllo sulla vendita delle armi, intervento in Siria e fisco. Sono stati questi i temi principali dell’ultimo dibattito in diretta tv tra Hillary Clinton, Bernie SandersMartin O’Malley candidati alle primarie Usa del Partito Democratico. Ma lo scontro, molto acceso, si è concentrato sui primi due sfidanti con O’Malley relegato al ruolo di comparsa.

A due settimane dall’inizio delle primarie, infatti, gli ultimi sondaggi descrivono una situazione tutt’altro che definita con Sanders in recupero sulla Clinton. Se infatti a livello nazionale l’ex segretario di stato conserva un vantaggio importante sull’avversario (59% a 34% secondo l’ultimo sondaggio Wall Street Journal/Nbc News), diversa le situazione nei singoli stati: in Iowa la Clinton ha un vantaggio di soli 4 punti sul senatore del Vermont  che è invece è davanti di sei punti in New Hampshire.

Per questo motivo Hillary ha cercato di colpire il rivale su temi sensibili sull’opinione pubblica. Sulle controllo della vendita delle armi ha attaccato: “Sanders ha votato con la National rifle association (Nra), con la lobby delle armi, molte volte. Ha votato per l’immunità dei produttori e rivenditori di armi”. Il senatore del Vermont ha riconosciuto la necessità di una legge per evitare stragi come quella avvenuta nel giugno del 2015 in una chiesa vicina alla sede del dibattito dove furono uccisi nove fedeli. Ma proprio Sanders, ha ricordato la Clinton, nel 2005 votò una legge per l’immunità per i produttori e i rivenditori di armi.

I due candidati democratici si sono scontrati anche sul fisco. Hillary ha accusato l’avversario di voler aumentare le tasse a quella stessa classe media che lui ha sempre sostenuto di difendere. Ma lui ha replicato che il suo obiettivo è far pagare di più i ricchi e che se verrà eletto nei primi cento giorni si impegnerà a mettere fine al declino della classe media.

Più vicine invece le posizioni sulla politica estera. Entrambi sono d’accordo invece sul ruolo che devono avere gli Stati Uniti per risolvere la crisi siriana: “Nessuna forza di terra. Sosteniamo l’esercito iracheno, le milizie sunnite e i curdi ma anche la via diplomatica”. Simile il concetto espresso da Sanders: “Mi piace l’intenzione di Obama di provare a risolvere in modo diplomatico e non tenere gli americani in un disastroso pantano permanente”.

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