"Karim" ha solo 22 anni e per sfuggire alla cattura ha nuotato 12 ore sperando di raggiungere Marsala. Ma è stato "ripescato". Agli investigatori del Gcic di Siracusa, guidato dal sostituto commissario Carlo Parini, fa uno dei primi racconti dal vivo del traffico di uomini dall'ex Paese di Gheddafi ora in preda al caos. Al centro, un'organizzazione guidata da due fratelli con base in una villa bunker a Zuwarah. "Se torno mi torturano o mi ammazzano"
Con i suoi 22 anni appena compiuti, è il più giovane scafista arrestato dal Gicic, il Gruppo interforze di contrasto all’immigrazione clandestina della procura di Siracusa, guidato dal sostituto commissario Carlo Parini. E ora anche il più giovane pentito, che ha deciso di rivelare tutto ciò che sa su una potente organizzazione di trafficanti in Libia. Arrestato l’estate scorsa, dopo diversi mesi di tira e molla, ha accettato di collaborare. In cambio di un permesso di soggiorno che, alla fine delle indagini, gli verrà dato per avere la possibilità di restare in Italia.
La sua storia di informale collaboratore di giustizia è iniziata nel luglio scorso quando, soccorso nel Canale di Sicilia dalla Guardia Costiera, ha avvistato il promontorio di Portopalo di Capo Passero. E si è gettato dalla nave, per timore di essere portato nel porto di Augusta, dove era già stato arrestato dai poliziotti del Gicic il 7 giugno del 2014. La data del suo primo arresto è difficile da dimenticare perché dopo che è stato fermato, un membro del gruppo di Gicic, stremato dagli sbarchi, dalle veglie, dal lavoro investigativo senza sosta, ha avuto un infarto. Karim (nome di fantasia per tutelarne la sicurezza) ha 22 anni, una figlia di un anno e mezzo e una storia lunga. Tunisino, scappato da un padre violento, lui che è pescatore, è arrivato nella città costiera di Mahdia, dove ha lavorato sulle barche da pesca e dove è cresciuta una generazione di scafisti tunisini reclutati da gregari tunisini e portati a Zuwarah, epicentro del traffico di esseri umani.