Il rapporto dell'ong sulle disuguaglianze rileva che l’1% della popolazione mondiale è arrivato a possedere più del restante 99% già nel 2015, un anno prima rispetto alle previsioni. Il ruolo dell evasione e elusione fiscale delle multinazionali: "Ai paesi in via di sviluppo costa 100 miliardi di dollari all’anno"
Si allarga il divario tra i più ricchi del pianeta e il resto della popolazione. Secondo il rapporto “Un’economia per l’1%” dell’ong britannica Oxfam, infatti, negli ultimi sei anni la ricchezza dei primi è cresciuta di 5oo miliardi di dollari, arrivando a 1.760 miliardi di dollari. E i 62 miliardari più facoltosi, 53 uomini e nove donne, sono arrivati a possedere una ricchezza equivalente a quella della metà più povera del mondo. Sei anni fa la stessa cifra era invece distribuita tra 388 super ricchi: la concentrazione, dunque, è in continuo aumento. Il risultato, rileva l’associazione specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo, è che l’1% della popolazione mondiale è arrivato a possedere più del restante 99% già nel 2015, un anno prima rispetto a quanto avevano previsto gli analisti. Sul fronte opposto la metà della popolazione mondiale, 3,6 miliardi di persone, ha visto contrarsi il proprio patrimonio del 41%, circa 1.000 miliardi di dollari, nonostante il forte incremento demografico (400 milioni di nuovi nati nello stesso periodo).
Il rapporto, pubblicato alla vigilia del World Economic Forum di Davos, evidenzia anche il ruolo dell’evasione e elusione fiscale consentite dai paradisi fiscali: a livello globale gli investimenti offshore dal 2000 al 2014 sono quadruplicati, e si calcola che 7.600 miliardi di dollari di ricchezza di privati individui (una somma equivalente ai tre quarti della ricchezza netta delle famiglie italiane nel 2015) sia depositato nei paradisi fiscali. Se sul reddito generato da questa ricchezza venissero pagate le tasse, i governi avrebbero a disposizione 190 miliardi di dollari in più ogni anno. Un’altra stima mette in risalto, rileva ancora Oxfam, come il 30% della ricchezza dell’intero continente africano sia depositato su conti offshore per un ammontare complessivo di circa 14 miliardi di dollari all’anno in mancate entrate fiscali. Con una tale somma in Africa, assicura l’organizzazione, si potrebbero assicurare servizi sanitari che salverebbero 4 milioni di bambini ogni anno e retribuire un numero di insegnanti sufficiente a consentire a tutti i bambini del continente africano di andare a scuola.
La disuguaglianza in Italia: “All’1% più ricco il 23,4% del patrimonio” – Anche l’Italia registra una crescente concentrazione di benessere economico nelle mani di pochi. I dati sulla distribuzione nazionale della ricchezza del 2015 evidenziano come l’1% più ricco degli italiani sia in possesso del 23,4% della ricchezza nazionale netta. Una quota, quella registrata in Italia da Oxfam, che, in valori assoluti è pari a 39 volte la ricchezza del 20% più povero dei connazionali. Significativo osservare anche come l’incremento della ricchezza dal 2000 al 2015 non si sia distribuito equamente: oltre la metà è andata a beneficio del 10% più ricco degli italiani.
Gli investimenti offshore sottraggono risorse ai servizi pubblici – Per “non vanificare i progressi nella lotta alla povertà” fatti nell’ultimo quarto di secolo, Oxfam chiede ai leader mondiali di “agire con urgenza contro l’aumento vertiginoso della disuguaglianza, partendo da un primo passo: la messa al bando dei paradisi fiscali“. Il ricorso delle persone più facoltose e delle multinazionali agli investimenti offshore, secondo l’organizzazione, “è infatti uno dei fattori che sottrae alle casse degli Stati risorse essenziali per la lotta alla povertà e alla disuguaglianza”. “I paradisi fiscali – evidenzia la direttrice di Oxfam International Winnie Byanyima – sono quei luoghi nei quali multinazionali ed èlites economiche si rifugiano evitando di contribuire, con la giusta quota di tasse, al finanziamento di servizi pubblici gratuiti e di qualità a tutti i cittadini. Oggi 188 delle 201 più grandi multinazionali sono presenti in almeno un paradiso fiscale, alimentando una disuguaglianza economica estrema che ostacola la lotta alla povertà”.
Il costo dei paradisi fiscali: “Per i Paesi in via di sviluppo 100 miliardi di dollari in meno ogni anno” – “L’elusione fiscale delle multinazionali – sostiene Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia – ha un costo per i paesi in via di sviluppo stimato in 100 miliardi di dollari all’anno ed ha un impatto importante anche nei paesi Ocse come l’Italia. Il Governo Italiano può agire per porre fine all’era dei paradisi fiscali, sostenendo a livello nazionale e in Europa una serie di misure. Per le imprese multinazionali sono necessari maggiore trasparenza e approcci comuni da parte degli stati. Sosteniamo quindi l’obbligo di rendicontazione pubblica in ogni paese in cui le multinazionali Ue operano (country-by-country reporting), e un modello vincolante di tassazione unitaria nella Ue perché le tasse siano pagate laddove l’attività economica si svolge realmente. Per questo oggi Oxfam Italia lancia Sfida l’ingiustizia, una nuova campagna per dire basta ai paradisi fiscali e rendere credibile l’impegno preso dai leader mondiali di eliminare la povertà estrema entro il 2030″.