Ala cresce e diventa già un partito. Il gruppo parlamentare nato dall’ennesima scissione di Forza Italia potrebbe presentarsi già alle Politiche. E non per fare storia a sé, non per vivacchiare: ma per sostenere Renzi, anche nella prossima legislatura. Nel frattempo i parlamentari di Alleanza Liberalpopolare Autonomie sosterranno il governo su “altre riforme liberali“, a partire dal ddl Cirinnà sulle unioni civili e in particolare quelle su cui la sinistra Pd si mette di traverso. Denis Verdini traccia così la linea del futuro del movimento fondato da lui e dagli altri fuoriusciti del centrodestra. Il senatore ex coordinatore del Pdl ribadisce – come ha fatto già varie volte – che Ala è “determinante” per il governo al Senato, ma non vuole poltrone in cambio. Certo è che la funzione di Ala non si esaurirà con l’approvazione del ddl Boschi, ma garantirà sostegno al governo Renzi su tutte le “riforme liberali” che vorrà fare in futuro. Sulle riforme istituzionali, in ogni caso, la convinzione è tale che sul referendum di ottobre “c’è una grande battaglia da fare e noi ci impegneremo a farla”. Con una certezza, che dagli attuali 17 parlamentari “presto diventeremo più di 30”.


video di Manolo Lanaro

Verdini parla alla presentazione del libro Il Patto del Nazareno di Massimo Parisi, giornalista e deputato di Ala. E l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi rivendica di nuovo la bontà del patto del Nazareno (“serviva a modernizzare il Paese e la Costituzione”), sottolineando che i parlamentari a lui vicini, lasciando Forza Italia, hanno assicurato i numeri a palazzo Madama. “Renzi deve continuare ad approvare le riforme . La nostra funzione non finisce con la riforma costituzionale. Grazie a noi rischi non ci sono, ma potrebbero esserci… Noi abbiamo l’ambizione di far votare Renzi a chi non lo voterebbe”, ma, precisa, “non saremo una componente” del Pd, bensì “una cosa che si affilia”. Lo schema, infatti, si ripeterebbe anche dopo le prossime elezioni: “Anche se il Pd ottenesse i 340 deputati col premio di maggioranza dell’Italicum, vuoi che un 10% non siano della sinistra che si oppone a Renzi? A quel punto ci saremmo noi”. Quindi l’importante alle prossime elezioni è “unire le forze del centro ora disgregato” per puntare all’elettorato che non voterebbe mai Grillo e Salvini, ma “faticherebbe a votare Renzi perché è del Pd, un partito di sinistra”. 

Verdini prevede che da qui a due anni, quando si tornerà a votare, “sulla scena politica ci saranno tre grandi leadership: quella di Renzi, quella di Grillo e quella di Salvini. E io mi pongo nei panni di un italiano che deve votare, e ci sarà chi per votare Renzi avrà dei problemi, perché è pur sempre il capo del Pd”. Da qui la constatazione che a causa della “forte contestazione interna”, il governo Renzi rischia di cadere per mano della sua maggioranza, piuttosto che per opera dell’opposizione. “Negli ultimi mesi al Senato – sottolinea Verdini – i lavori vanno avanti, perché Ala garantisce il numero legale ed in cambio non vogliamo niente, nemmeno la presidenza delle commissioni. Ma siamo determinanti per la continuità dei lavori” di palazzo Madama.

Renzi, continua Verdini, deve riuscire a realizzare quelle “riforme liberali che Berlusconi non ha fatto”. Verdini ha raccontato che in quel patto nato due anni fa “non c’è nulla di segreto”, e che esso alla fine è stato rotto da Berlusconi per “le aspettative di entrambi che però erano estranee al patto”. A giudizio di Verdini dell’ex Cavaliere, questi ha “sbagliato” a rompere al momento dell’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale, che il senatore rivela di aver votato. “E’ una sofferenza vedere che un uomo che è stato protagonista di 20 anni della politica italiana, non passi alla storia come un costituente”. E la “sofferenza” di Verdini e di “altri amici” c’è stata anche per la loro rottura con Berlusconi: “Non sono stato per 20 anni berlusconiano per caso. In questo non c’è nessun pentimento, ma semmai nostalgia”.

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