Dai vertici dell’Ilva alle patrie galere. Rischia di andare in carcere tra qualche mese Marco Pucci, nominato direttore generale dell’Ilva lunedì dai commissari del governo, un atto che sta suscitando molte critiche, da Torino a Taranto. Nella tarda serata di martedì, però, il manager ha rinunciato all’incarico: “Ringrazio i commissari per la fiducia che mi hanno mostrato – ha dichiarato in una nota – Tuttavia non ritengo di accettare l’offerta e preferisco attendere l’esito del ricorso in Cassazione sul processo che mi ha visto condannato ingiustamente per il tragico incidente alla Thyssen di Torino”.
Il 13 maggio la Corte di Cassazione dovrà decidere se è congrua la condanna a sei anni e dieci mesi stabilita dalla Corte d’assise d’appello di Torino nel processo Thyssenkrupp per il rogo che causò la morte di sette operai il 5 dicembre 2008. Per i giudici non c’è nessun dubbio sulle sue responsabilità: il 24 aprile 2014 la Cassazione ha messo un punto fermo sulle accuse di omicidio colposo, incendio colposo e omissione di cautele antinfortunistiche. Doveva solo essere calcolata una pena più adeguata.
Stando alle motivazioni della sentenza di appello del 28 febbraio 2013, Pucci – componente del board insieme all’amministratore delegato Harald Espenhahn e Gerard Priegnitz – è responsabile di quei reati, anche se lui si è sempre detto innocente. Lui e il collega tedesco, scrivono i giudici, “sono gli artefici, con Espenhahn, della manovra dissimulatoria orchestrata nei confronti degli organi di controllo nel caso di nuovi incidenti e infortuni sul lavoro dopo il disastroso incendio del 2002 di Torino”, un incidente che prefigurava i rischi che si sarebbero verificati anni dopo. I magistrati aggiungevano poi che “il board continuava a esistere e a decidere sulle questioni gestionali più importanti della società, e in esse è ricompresa anche la prevenzione degli infortuni sul lavoro”. In quest’ottica Pucci avrebbe dovuto segnalare all’amministratore “la necessità e l’urgenza di disporre le misure organizzative e prevenzionali”. Ma non fu così. Nella nota si giustifica: “All’epoca ero nel Consiglio di amministrazione della società senza alcuna delega alla sicurezza e con responsabilità nelle aree commerciali e del marketing. Confido che i giudici supremi sapranno dare il giusto peso alle responsabilità penali personali”.
Nonostante le condanne ottenute finora, il manager non ha mai smesso di esercitare e dal 2012 fino al 2014 è stato amministratore delegato della Acciai Speciali Terni (sempre del gruppo ThyssenKrupp). Un anno fa è passato all’Ilva di Taranto come responsabile delle società partecipate. Quello all’Ilva per lui è stato un ritorno. Era già stato lì dal 1990 al 1992 come responsabile dello stabilimento tarantino. Poi è passato alla Accia Speciali Terni, che in quel periodo apparteneva al gruppo italiano. Lunedì 18 gennaio, con la partenza di Massimo Rosini, è stato nominato dg dai commissari straordinari di Ilva Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba, ma ha rinunciato: “Sono tornato in Ilva un anno fa e continuerò a collaborare come manager per il risanamento e il rilancio della società”.
La nomina ha fatto discutere. Dall’azienda spiegano che è stato preferito un manager interno con esperienza nel settore dell’acciaio, che Pucci ha. Il suo ruolo – aggiungono – è quello di guidare la società nella cessione degli asset, una fase che dovrà terminare entro il 30 giugno prossimo. È quindi possibile che l’affare venga risolta anche prima del 13 maggio, giorno X. “È un caso di ‘giustizia e impunità’”, afferma l’avvocato Sergio Bonetto, che a Torino ha rappresentato gli operai della ThyssenKrupp e ora a Taranto cura gli interessi di alcuni dipendenti dell’Ilva. “Ci si è dimenticati – soprattutto il ministro Guidi – della sua condanna”. Stupito dalla nomina anche il deputato Pd Antonio Boccuzzi, ex operaio della ThyssenKrupp sopravvissuto al rogo del 2007: “Ho già parlato con i parlamentari pugliesi del Pd e ho scritto a Renzi”. Sulla questione interviene anche il comitato tarantino “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” secondo il quale è l’ennesimo regalo del governo Renzi ai lavoratori dell’Ilva”, afferma Massimo Battista.
aggiornato alle 22.48 del 19 gennaio 2016