La commissaria europea al mercato interno, la polacca Elzbieta Bienkowska, ha chiesto alla Volkswagen di compensare anche i clienti europei, e non solo quelli americani, colpiti dallo scandalo dei diesel truccati. Negli Stati Uniti, infatti, il gruppo tedesco ha messo in piedi un oneroso piano di “compensazione” per dimostrare la sua buona volontà: il “goodwill compensation program” prevede un buono di 500 dollari in contanti e uno di 500 dollari da spendere in servizi VW per tutti i possessori di uno dei 2.0 TDI e 3.0 TDI coinvolti nel “dieselgate”. Un totale di circa 560.000 aventi diritto: secondo quanto dichiarato la settimana scorsa durante il Salone di Detroit dal numero uno di Volkswagen of America, Michael Horn, 265.000 clienti hanno aderito al programma e 135.000 hanno già ricevuto le carte di credito prepagate.

Per i clienti europei – che sono molti di più, circa 8,5 milioni – la Volkswagen non ha invece previsto alcun rimborso. Semplicemente, ha elaborato un pacchetto di misure per assicurare il minor disturbo possibile in occasione del richiamo. Il ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas aveva criticato qualche settimana fa la differenza di trattamento, che considera “inaccettabile”. Anche per questo, con una lettera datata 15 gennaio di cui l’agenzia Reuters è venuta a conoscenza, la commissaria Bienkowska si rivolge direttamente all’amministratore delegato Matthias Müller. “Vorrei chiederle di riconsiderare la sua posizione riguardo al risarcimento e di riflettere sui modi per offrire una forma di indennizzo anche ai clienti europei”, scrive la Bienkowska. “La questione va oltre le differenze legali nei due Continenti e gioca un ruolo fondamentale per costruire l’immagine di Volkswagen come azienda responsabile e meritevole di fiducia”.

La commissione presieduta dalla Bienkowska sta anche lavorando per rafforzare il regolamento europeo sui richiami. Alla fine del mese, dovrebbe annunciare una proposta per dare alla commissione il potere di richiamare i veicoli che non rispondono alle normative europee e di punire chi non è in regola. Oggi, sono i singoli Stati membri ad occuparsene. Un altro fronte “caldo” su cui lavora la commissione per il mercato interno è quello dei test di omologazione di consumi ed emissioni. L’attuale ciclo Nedc – che testa le vetture solo in laboratorio, sui rulli – simula condizioni lontane dalla realtà d’uso e lascia troppa discrezionalità alle Case; per questo è allo studio un nuovo standard per la misura delle “Rde”, le emissioni reali di guida. L’associazione dei costruttori europei Acea e la stessa Bienkowska chiedono con urgenza di approvare le nuove procedure, ma lunedì l’Europarlamento ha ribadito che non vuole avvallare l’accordo di ottobre, difficoltosamente raggiunto in Commissione dai 28 Stati membri, perché lo giudica troppo permissivo.

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