Le vie del Signore sono infinite. Tanto che Alessandro Meluzzi, neoeletto vescovo della ‘Chiesa Ortodossa Italiana’, di strada santa se n’è creata autonomamente una da solo. E gli ortodossi ufficiali, quelli della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, la prima minoranza religiosa cristiana d’Italia con diverse centinaia di migliaia di fedeli, riconosciuti dallo stato italiano con il beneficio dell’8permille, non l’hanno presa benissimo. Sono bastate le immagini tv dello psichiatra torinese, ex deputato di Forza Italia, poi nell’Udeur e infine nei Verdi, tutto agghindato con la sua nuova tunica bianca e in mano le sacre icone, che diversi membri ufficiali della giurisdizione ecclesiastica del patriarcato di Costantinopoli hanno sollevato molti dubbi di legittimità sulla congregazione di cui Meluzzi è diventato all’improvviso “primate”.
“L’organizzazione di Meluzzi non è riconosciuta da alcuna delle chiese ortodosse della sinfonia canonica dell’ortodossia mondiale”, spiega al FQMagazine Padre Giovanni Festa, Vicario emerito di Sicilia e Palermo, in congedo canonico per motivi di salute. “Il loro è un organismo privatissimo e ne rispondono essi stessi. Nella nostra teologia tutto ciò che loro fanno – battesimi, ordinazioni, celebrazioni – non ha nessun significato sacramentale. Sicuramente la posizione ufficiale della conferenza panortodossa d’Italia verrà pubblicata appena si riunirà. Capiamoci però: qua nessuno contesta la libertà di aggregarsi su un piano civile e costituzionale; ma sul piano interno, teologico, della fede quella del dottor Meluzzi non è organizzazione riconosciuta dalla teologia mondiale. Questi, si dice in siciliano, fanno ‘teatro’ ”.
“Basta andare sul nostro sito dell’Arcidiocesi www.ortodossia.it e cliccare su “membri del consiglio episcopale”, che è come la Cei cattolica, dove c’è scritto chi sono i vescovi ortodossi in Italia. I vescovi sono tutti lì, chi manca non è vescovo. Tutto qui”, spiega Evangelos Yfantidis, Archimandrita del Trono Ecumenico del Primo Vicariato Arcivescovile del Veneto. “Abbiamo libertà di dire ciò che si vuole in questo paese, ma se io dico che sono medico non significa che effettivamente lo sia”. Dello stesso avviso lo ieromonaco Seraphim (Valeriani) della chiesa ortodossa di Bologna: “Ci ho messo tredici anni per diventar e prima monaco, poi diacono, infine sacerdote. Ho imparato il russo, il moldavo, ho celebrato messa in inglese. Mentre il dottor Meluzzi è diventato vescovo in un anno. Questa vicenda espone la nostra chiesa al ridicolo”.
“Noi non abbiamo niente e che vedere con la diocesi ortodossa di Costantinopoli e l’Arcidiocesi d’Italia. Mai l’abbiamo detto o preteso. Siamo solo una piccola realtà articolata in venti regioni, una piccola chiesa autocefala che ha radici del tutto a-canoniche, con i propri antenati, radici, canoni e regole”, risponde alla accuse lo stesso Meluzzi raggiunto dal FQMagazine tra una visita in studio e la registrazione di Quarto Grado. Ed è proprio sui codici canonici di chi può diventare vescovo nella grande e frammentata famiglia ortodossa che i membri della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta criticano fortemente Meluzzi che, oltretutto, con la sua Chiesa Ortodossa Italiana segue il calendario gregoriano e non quello giuliano come comunemente fanno gli ortodossi. Colui che con il Polo delle Libertà batté Sergio Chiamparino in un collegio piemontese nel ’94 è, infatti, felicemente sposato con la boliviana Maria e ha una figlia.
“Nell’Ortodossia, da sempre, gli uomini sposati possono accedere al sacerdozio, ma un sacerdote già ordinato non può sposarsi. Un sacerdote sposato che rimane vedovo non può risposarsi e, di solito, prende i voti monastici. I vescovi, infine, vengono scelti esclusivamente dal clero monastico dove non ci sono ovviamente uomini sposati”, spiega un fedele della Sacra Arcidiocesi Ortodossa. “Guardate, io cito sempre la lettera di Paolo a Tito – risponde Meluzzi – scegliete dei vescovi che siano sposati una sola volta, che vivono del proprio lavoro, che non siano ubriachi. Nelle chiese antiche c’è questa tradizione. Posso dirvi che nella nostra confraternita questo problema non c’è. Come così finché sarò primate non ci saranno problemi nell’accogliere un massone “in sonno” come me”.
Già perché Meluzzi in quanto massone era stato scomunicato dalla Chiesa Cattolica parecchi anni fa. Poi l’ex deputato berlusconiano si è allontanato dalla massoneria, ma la scomunica è stata confermata nel 2011 a vita, come per tutti i massoni “in sonno”. Ma per la COI questo non sembra essere un problema dirimente, tanto che tra i quattro rappresentanti del ‘Santo Sinodo’ del gruppo ortodosso dove Meluzzi è primate con il nome di Alessandro I siede Filippo Ortenzi, frequentatore di riunioni della massoneria. “Il Vescovo Filippo non è un massone. E’ un buon uomo con un umile impiego di basso livello alle Poste Italiane e con un passato alla luce del sole nel Fronte Monarchico Giovanile”, precisa al FQMagazine il portavoce del ‘primate’ Meluzzi.
“Capisco che il mondo ortodosso in Italia e non solo sia complicato e litigioso. Immagino mille obiezioni, ma noi non obbediamo a nessun patriarcato. Siamo una Onlus con un marchio registrato. Lasciateci in pace a fare il nostro ministero. Se lo faremo bene o male ne risponderemo di fronte solo a Dio”, precisa il vescovo Meluzzi. “Se vogliono mi scomunichino pure, ma queste cose si risolveranno di fronte al padreterno. In Italia la libertà religiosa è un diritto garantito costituzionalmente. Se qualcuno pensa che abbiamo usurpato un marchio preesistente ci porti in tribunale”. “Sulle chiese ortodosse amo citare uno spot pubblicitario – chiosa Meluzzi/Alessandro I – Le stelle sono tante, milioni di milioni. E le chiese ortodosse sono anch’esse tante milioni di milioni, ma per fortuna qui non c’è un salame da pubblicizzare, ma solo la stella della fede”.