Pechino inietta 53 miliardi di dollari nel sistema e la Bce non alza i tassi. Draghi: "Francoforte è pronta ad agire e a mettere in campo tutti gli strumenti a sua disposizione entro il suo mandato per raggiungere l’obiettivo di un tasso d’inflazione vicino, ma sotto al 2 per cento. A marzo revisione della politica monetaria"
Giornata di requie per le piazze finanziarie europee e, in particolare, per la più colpita dalle turbolenze delle ultime settimane, Piazza Affari che ha chiuso in rialzo del 4,2% complice il rimbalzo del settore bancario che ha recuperato parte delle perdite dei giorni scorsi. A partire dal Monte dei Paschi di Siena volato del 43,14% tornando a quota 0,73 euro contro gli 0,5 di mercoledì. In deciso recupero, tra gli altri, anche Carige (+29,84%), la Popolare dell’Emilia Romagna (+11,04%), il Banco Popolare (+10,31%) e Unicredit (+7,93%). Ancora a picco, invece, gli energetici come Saipem (-5,87%) che oltre al calo generalizzato in scia al crollo del prezzo del petrolio paga le ipotesi di un prezzo a forte sconto per il prossimo aumento di capitale.
Decisamente positive anche le altre piazze del Vecchio Continente: Amsterdam ha chiuso a +2,7%, Madrid , Parigi e Francoforte a +1,9%, e Londra a +1,7 per cento. Rimbalzo anche per Wall Street, dopo un avvio incerto, con il recupero del greggio (Wti +4,3%). Se a livello globale un segnale distensivo è arrivato da Pechino con la Banca centrale cinese che ha iniettato nel sistema bancario 352,5 miliardi di yuan (53,58 miliardi di dollari) attraverso prestiti di medio-lunga durata, a sostenere i mercati a livello comunitario ha contribuito l’annuncio della Bce, che ha lasciato il tasso principale di rifinanziamento al minimo storico dello 0,05%, mentre quello sui depositi bancari resta fermo a -0,30% e quello sui prestiti marginali allo 0,30 per cento. Il governatore Mario Draghi ha inoltre sottolineato che Francoforte “è pronta ad agire” e a “mettere in campo tutti gli strumenti a sua disposizione entro il suo mandato” per raggiungere l’obiettivo di un tasso d’inflazione vicino ma sotto al 2 per cento. E, soprattutto, ha annunciato che il consiglio direttivo è stato “unanime” nel decidere una revisione della politica monetaria a marzo. Sul fronte interno continuano intanto le dichiarazioni distensive del premier Matteo Renzi e del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Il primo ribadisce che “le banche italiane sono solide e non tutte sono nel mirino, ma solo alcune. È il mercato, bellezza, e dobbiamo stare alle regole del mercato”. Renzi ha poi detto che “c’è la necessità di cambiamenti significativi. Questa situazione la seguiamo, siamo attenti e pronti a prendere eventualmente provvedimenti ma alcune delle banche italiane sono tra le più solide in Europa. In questo clima l’Italia può essere paradossalmente un porto più tranquillo rispetto ad altri. Non minimizzo ma può diventare l’opportunità per accelerare un percorso che era meglio avessero fatto 20 anni fa”.
Secondo Padoan, invece, “non c’è nessuna manovra speculativa sull’Italia. C’è la percezione inesatta che ci siano problemi nel settore bancario ma anche la Bce ha negato di aver fatto azioni verso le banche italiane nei mercati finanziari c’è sempre un elemento di esuberanza. Quando c’è instabilità c’è un elemento di irrazionalità che spinge verso un comportamento a gregge. Per questo servono regole per i mercati“. Quanto allo scontro con Bruxelles, per il ministro “non c’è nessuna tirchieria contabile da parte dell’Italia; abbiamo chiesto solo all’Ue che sia chiaro che i fondi alla Turchia siano risorse europee e quali i criteri con i quali saranno gestiti”.
Ancora stallo, però, sulla trattativa per la creazione della bad bank all’italiana. Un portavoce di Bruxelles ha fatto sapere che la Commissione Europea “è in contatto con le autorità italiane” per discutere della cosiddetta bad bank, o meglio di un sistema di garanzie pubbliche che consenta di far partire il mercato dei crediti non performing in Italia, sgravando così i bilanci degli istituti di credito del Paese delle sofferenze eredità della crisi. Sulla materia ci saranno incontri tecnici” più tardi nel corso della settimana, probabilmente domani, “ma allo stato non abbiamo conferme sulla tempistica prevista” per la fine delle negoziazioni. Da Roma, però, fanno sapere che l’Italia prevede di raggiungere un accordo con l’Ue per un veicolo di smaltimento dei crediti deteriorati delle banche al più tardi entro la fine della prossima settimana. Lo ha detto a Reuters un funzionario di alto livello italiano, vicino alla trattativa con Bruxelles. I colloqui tra Roma e l’Ue continuano da quasi un anno, ma finora è stato difficile raggiungere un compromesso. Secondo la fonte l’accordo dovrebbe essere raggiunto “entro pochi giorni” e “se non questa settimana, la prossima”. Il funzionario ha spiegato che l’Italia sta negoziando con Bruxelles un prezzo di cessione per i prestiti in un range pari al 20-30 per cento del valore nominale dei crediti. Un incontro tecnico tra le parti è in programma venerdì.