Un attacco chimico contro le fonti idriche. E’ quanto l’Isis sta pianificando in Turchia. Lo sostiene un rapporto “confidenziale” dell’intelligence turca, sottoposto venerdì al vicegovernatore di Istanbul e svelato oggi dai media. Secondo gli 007 lo Stato islamico, che avrebbe già compiuto attacchi con armi chimiche in Siria e Iraq, punta a diffondere diversi batteri, tra cui quelli che causano la tularemia, la cosiddetta ‘febbre dei conigli’, con sintomi difficili da diagnosticare perché simili a quelli di altre influenze.
Il presidente francese, François Hollande, annuncia un’”accelerazione” dei raid aerei contro le postazioni dello Stato islamico in Siria e in Iraq. Mercoledì, nella riunione informale dei principali Paesi della coalizione anti-Isis a Parigi, anche i ministri della Difesa di Francia, Australia, Gran Bretagna, Usa, Olanda, Italia e Germania si sono impegnati ad “accelerare e intensificare le operazioni militari contro questa organizzazione barbara”.
Intanto i miliziani fedeli ad Abu Bakr Al Baghdadi hanno portato a segno un nuovo attacco al terminal petrolifero libico di Ras Lanuf. La notizia, riportata da alcuni media internazionali, è stata confermata da fonti ufficiali della Compagnia petrolifera nazionale libica “Noc” e delle Guardie degli impianti. Il terminal, assieme a quello di Sidra, è chiuso dal dicembre 2014 a causa di combattimenti tra fazioni libiche che avevano già danneggiato alcuni dei loro 32 depositi.
Un funzionario del settore energetico legato al governo dell’est del Paese, Mohamed al-Manfi, ha riferito che a essere attaccato è stato un oleodotto che va dal campo petrolifero di Amal al terminal di Es Sider. Sono inoltre scoppiati scontri fra militanti e le guardie della milizia Petroleum Facilities Guards, ma Manfi riferisce che si sono poi conclusi e i militanti si sono ritirati.
Tra il 4 e il 6 gennaio i due maggiori terminal petroliferi libici erano stati obiettivo di attacchi dell’Isis, portati con autobomba e colpi di mortaio ma respinti dalle Guardie delle installazioni petrolifere perdendo 18 uomini. Sette cisterne erano andate in fiamme. Un oleodotto a sud di Ras Lanuf era stato attaccato il 14. L’Isis, che è insediato su circa 250 chilometri di costa attorno a Sirte, a ovest della cosiddetta “mezzaluna petrolifera” libica, minaccia nuovi attacchi: “Oggi il porto di Es Sider e Ras Lanuf, domani il porto di Brega e dopo i porti di Tobruk, Es Serir, Jallo e al-Kufra”, afferma un combattente indicato come Abu Abdelrahman al-Liby in un video pubblicato sul canale ufficiale del gruppo, Telegram.